Il Gazzettino, pallanuoto: l’Italia affronta la Spagna nella semifinale degli Europei 26 anni dopo l’oro olimpico

Ratko Rudic (liguria24.it)

(v.zag.) Ventisei anni dopo, nella stessa piscina dell’oro olimpico, l’Italia affronta la Spagna nella semifinale degli Europei, dalle 22, con diretta su Raisport.

All’epoca c’era il croato Ratko Rudic, in panchina, e gli azzurri vinsero al 6° supplementare, fu la partita leggendaria della pallanuoto azzurra, con Sandro Campagna leader in acqua. Alla Picornell di Barcellona c’è anche l’ex ct, rientrato in Italia per guidare la Pro Recco, ferma a un successo negli ultimi 6 anni, in Eurolega.

«Sono ore di ricordo – racconta Rudic -, abbiamo giocato nel ’92, è sempre una grande emozione. Il settebello è leggermente magari ma gli spagnoli giocano in casa e il pronostico è molto incerto».

Oggi gli eroi sono il portiere Del Lungo, Figlioli, Di Fulvio e Gallo, ma anche Renzuto e Bodegas. L’azione decisiva di Barcellona ’92 venne avviata da Ferretti, che prese fallo, Campagna vide Gandolfi che infilò il portiere per il 9-8. “Non faccio paragoni, i ruoli e la pallanuoto sono diversi, adesso il gioco è più fisico e dinamico. C’è meno classe, quella che aveva Campagna in acqua, ma più forza».

Del Lungo non fa rimpiangere Tempesti. «E’ una sorpresa che abbia parato tanto, chiudendo lo specchio con un bel piazzamento. I soli 10 gol subiti sono la forza del ct, difesa e organizzazione: se funziona la fase di contenimento, il gioco viene poi da sè».

Come gli scarti da primato: 10 reti alla Russia, 8 all’Ungheria. «Risultati strani, contro squadre non di secondo livello ma molto forti, il trend è interessante. Si mantiene alta la concentrazione, anche a partita risolta».

Rudic rifiuta di identificare un tallone d’Achille del settebello. «Ogni squadra ne ha, il segreto è nasconderli, mettere in evidenza la propria forza».

Il croato ritorna in serie A, come Julio Velasco, a Modena. «Per me è un ritorno al passato, in Italia ho trascorso anni bellissimi, resto molto legato, ho amici è come fosse una seconda casa. Partecipo a un progetto molto importante, che mi diverte, sono molto motivato. Lui è un ’52, io del ’48, abbiamo passione per la sport e poi la panchina dà dipendenza».

Da “Il Gazzettino”

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