L’intervista a Gianni Mura, del 2013

Con Gianni Mura

Vanni Zagnoli

Il Chievo aveva un fan d’eccezione, Gianni Mura, 67 anni, il più noto dei giornalisti sportivi italiani: è l’erede di Gianni Brera, dal ’76 è firma de La Repubblica.

Mura, non era sostenitore del Cagliari?

“Per le origini di papà Antonino, sardo. Lui però teneva l’Inter, andavamo a San Siro e diventai fan di Antonio Valentin Angelillo, tecnico del Palermo nell’85-‘86: c’ero quando battè il record di 33 gol in una sola stagione, in serie A, contro la Lazio. Quando arrivai alla Gazzetta dello Sport, mi consigliarono di nascondere le simpatie, oggi la figura del giornalista tifoso è una sciagura, anche se rende in popolarità. Peraltro diventa noioso scrivere senza minimo di partecipazione”.

E allora ammira le piccole squadre.

“Non particolarmente ricche ma coraggiose: il Foggia di Zeman, il Pescara di Galeone, la stessa Atalanta di Mondonico. Vidi esordire il Chievo in A, a Torino, al 10’ era in vantaggio 2-0, vinse la Juve 3-2, eppure con mister Gigi Delneri mi fece una bella impressione. Andai a Verona per raccontare i gialloblù, le cose funzionavano come quando cominciai la professione: entravo in spogliatoio e parlavo con chi volevo; l’ex centravanti Marco Pacione, addetto stampa, semplificava il mio compito. E i giocatori erano normali, non divi”.

Oggi al Bentegodi tifa gialloblù?

“Non più. Da quando avevo letto di Stefano Bettarini uomo immagine, costato 80mila euro di multa per le scommesse”.

Eugenio Corini viaggia a ritmo di Europa League, con 25 punti in 18 gare.

“Lo incontrai a pranzo, a Mondello, al Bye bye blues, al Palermo viveva l’onorata vecchiaia del regista. Non mi aspettavo partisse così bene, ha coraggio nell’escludere Pellissier: deve decidere se difendere a 5 o 4, intanto ringrazia il multiuso Thereau e Luca Rigoni”. 

Luca Campedelli è il suo presidente preferito?

“Perchè non parla anche per mesi, pur essendo molto preparato sulla storia del calcio, soprattutto inglese. Cita spesso papà Luigi: “Meglio star zitti e far pensare che sei un po’ stupido che parlare offrendone la certezza”. Il ds Giovanni Sartori, da 27 anni al Chievo, ha detto no a molte società più quotate. Peccato solo che la rosa abbia l’età media più alta del campionato”.

Come immagina la sfida con il Palermo?

“Molto tattica, fisica. Vince chi segna per primo e penso la squadra di Malesani, giocherei l’X2. Con Gasperini si è aggiudicata appena 3 partite, eppure non è male, neanche individualmente. Rappresenta la maggiore delusione: incidono questioni psicologiche, non sono abituati a stare in fondo. Dybala è interessante, Miccoli segna in tanti modi, se sta bene. Forse è debole la difesa, Sorrentino sarà sommerso dai fischi, comunque non uscirà senza punti dal Bentegodi”.

E’ a 4 punti dalla salvezza, in 14 giornate ce la può fare?

“Da ogni partita è obbligato a tirare fuori il massimo. Sarà più difficile con il Genoa, poi a Torino e contro il Siena, in queste 4 sfide si gioca molto. Alberto Malesani si beccherà anche più improperi di Sorrentino, i clivensi non gli hanno perdonato l’esultanza per quel derby vinto con il Verona su autogol”.

Da critico gastronomici, qual è il suo piatto siciliano del cuore?

“Il caciocavallo all’Argintera, dal nome del quartiere. E’ una portata povera, una semplice fetta di formaggio sulla brace con un po’ di aceto. Veniva cucinato la domenica, sembra quasi carne. E a Mondello amo gli spaghetti con i ricci”.

Mura, quante volte è sceso al Barbera?

“Almeno due per la nazionale e alcune per le grandi partite del Palermo. Ricordo il buon mangiare per strada, attorno allo stadio, le bancarelle dai panini con la milza”.

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