Il Giornale, il presidente dell’Aic Damiano Tommasi: “Rivoluzioniamo il nostro calcio con le seconde squadre delle grandi, nella categoria inferiore”.

L’integralità dell’intervista a Damiano Tommasi per il Giornale. Con il grazie a Benny Casadei Lucchi.
Vanni Zagnoli
Ma poi come le chiameremmo? Roma2, Lazialità, Napul è mille colori? Oppure, semplicemente, abbrevieremmo: Juve. E basta.
A Il Giornale, Damiano Tommasi rilancia un’idea avanzata con convinzione anche da Pietro Leonardi, per 6 anni ad del Parma e adesso indagato per concorso in bancorotta fraudolenta. Tre stagioni fa il dirigente romano venne accontentato sulla panchina infinita, passata da 7 uomini compreso il portiere a 12. “Per non mortificare professionisti finiti spesso in tribuna”. Contestualmente propose l’idea delle seconde squadre, da inserire in campionati professionistici nazionali, per far maturare i giovani. Sono idee che naturalmente piacciono al presidente dell’assocalciatori, dislocata a Vicenza dal presidente onorario Sergio Campana, avvocato bassanese di 81 anni.
Tommasi, com’è questo progetto?
“Servono seconde squadre delle formazioni di serie A, da collocare in Lega Pro o in serie D, ove sistemare i giovani accanto a giocatori più esperti, perchè combattano per la salvezza o per la promozione”.
Non bastano i campionati primavera e Berretti?
“Non sono la stessa cosa. Il professionismo e l’esigenza di fare risultato portano esperienze e pressioni differenti. Molti ragazzi non vanno al di là qualche presenza in serie A o nelle coppe: per trovare spazio devono aspettare il termine della stagione o almeno la finestra di mercato di gennaio”.
Però innescerebbe un meccanismo complicato.
“Basterebbe seguire l’esperienza spagnola. Là partecipano a un campionato sempre inferiore a quello della prima squadra, dunque completano tutta la trafila e si fermano alla categoria appena inferiore. Per esempio, 4 anni fa il Villarreal retrocedette in B, la 2^ formazione era finita in terza serie e la 3^ in quarta”.
Nella Liga ci sono club che hanno altre due squadre, addirittura. Ma come imposterebbe la altre rose?
“Con un limite di età, di 23 anni. Nel nostro calcio manca proprio lo step successivo al campionato primavera. Quando un giovane non può più trovare spazio nel campionato giovanile, magari finisce con il perdersi, viene liquidato in fretta. La seconda squadra, invece, alzerebbe persino il livello della Lega Pro”.
Per la verità quest’anno venivano promosse in B appena 4 squadre su 60, le vincitrici dei 3 gironi più la prima dei playoff, dunque i posti buoni erano pochi…
“Però in quel campionato ci sono incentivi a impiegare giovani e allora esistono società che li schierano a prescindere: per ottenere contributi dalla Lega e non perchè sono bravi. La finalità non è lanciare per forza giovani, ma dare spazio a chi lo merita”.
Quando passerà il progetto dell’Aic, avallato anche dal consigliere federale Simone Perrotta?
“Abbiamo perso l’occasione in questa estate. C’erano 6 posti liberi in Lega Pro, per fallimenti o mancate iscrizioni, si doveva evitare di scendere a 54 club, offrendo la possibilità a squadre di serie A di allestire la 2^ formazione”.
Ma con quale criterio?
“Precedenza a chi ha la licenza Uefa, è impegnato su più fronti e risulta più strutturato, così da pescare in qualsiasi momento giocatori della squadra B, con un perfetto interscambio. Quando l’ex vicepresidente federale Demetrio Albertini aveva proposto di limitare le rose a 25, eravamo d’accordo, purchè fossero accompagnate dal progetto sportivo della Liga. In Spagna la numerazione è dall’1 al 25 non a caso… Le seconde squadre vanno dall’1 al 22, le terze hanno 19 elementi mentre le under 18 sono quantativamente libere”.
Ma il prestito a una squadra di serie D o Lega Pro non è la stessa cosa?
“No. E non si colgono le potenzialità della nostra proposta, perchè si alimenterebbe un mercato nuovo. Oggi il miglior giovane della Lega Pro mai viene acquistato dalla Juve, se invece fosse già nella sua seconda o terza squadra sarebbe il primo acquisto. Se il Real Madrid non avesse il Castilla, come 2^ squadra, mai avrebbe puntato su Antonio Rozzi, ex primavera della Lazio, due anni fa”.
Tommasi, chi approva la sua istanza?
“Le grandi, impegnate in Champions o in Europa league. Ma anche vari allenatori con cui ho parlato nei ritiri. E naturalmente il patron dell’Udinese Pozzo, che in questo decennio si è preso Granada in Spagna e il Watford in Inghilterra”.
Dal 31 agosto, ogni squadra di serie A deve limitarsi a 25 giocatori sopra i 21 anni. Non c’è limite, invece, ai giovani.
“E’ una norma illegittima, che abbiamo contrastato arrivando sino al Coni, perchè esistono contratti pluriennali che finiscono in discussione, magari dopo l’uscita dall’Europa o al primo turno di coppa Italia. Così un dipendente viene emarginato… La novità era per contenere i costi, invece si va a caccia nei campionati esteri di under 21 liberi ma esperti, penalizzando chi si è formato in Italia, dunque mancherà l’auspicato beneficio per la nazionale”.
E’ stata anche l’estate degli incidenti nelle amichevoli…
“A margine di Bologna-Spezia e poi la sospensione di Galatasaray-Udinese in Austria, per i fumogeni lanciati dai turchi. A me preoccupa ancora di più lo stop a Cagliari-Bastia per le discussioni avvenute in campo: bisognerebbe evitare, sempre; anche i calciatori devono fare la loro parte, nel sistema”.
E poi le scritte ad Anzio, sotto casa dei genitori di Romagnoli. “Come Zanardi” e “Laziale, presto il tuo funerale”.
“Sintenizzano il pensiero di una parte di ultras. Non accettano che un 20enne di talento prosegua altrove la professione”.

Related Posts

Leave a reply