Il Messaggero, Ilmessaggero.it, Judo, salvati dal Tas gli atleti iraniani che non lottano con gli israeliani

(ilmessaggero.it)

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Massì, alla fine che male fanno, devono avere pensato al Tas. Il tribunale di arbitrato per lo sport è sovrano, non solo per Alex Schwazer, e allora l’iraniano che rifiutò di affrontare l’israeliano è stato riabilitato, viene annullata la sospensione a tempo indeterminato imposta all’Iran dall’international judo federation. Era l’ottobre del 2019, ne parlò il mondo, il confronto era tra atleti di primo piano, saltato per obiezione di coscienza politica. Il Tas ritiene che la federazione iraniana abbia effettivamente commesso gravi violazioni e debba essere sanzionata, ma a tempo determinato, poichè il provvedimento non ha base giuridica. Serve una giusta pena, insomma, come in tutte le cose. Ha rinviato il caso al comitato disciplinare della federazione internazionale, che dovrà emettere un nuovo giudizio, ma intanto l’Iran può preparare Tokyo.
Un anno e mezzo fa, il caso macchiò i mondiali, proprio in Giappone. Nella categoria 81 chili, l’iridato uscente Saeid Mollaei perse in semifinale e anche la finale per il bronzo, venne messo sotto pressione dal governo per rifiutare il confronto con Sagi Muki, medaglia d’oro. Tre giorni dopo, l’autorità mondiale del judo vietò ai persiani tutte le competizioni, sino alla garanzia del rispetto per gli statuti.
E’ molto semplice, l’Iran non riconosce Israele, che chiama grande Satana, al pari degli Stati Uniti. Anzichè sulla materassina, i persiani preferiscono perdere a tavolino, essere squalificati o fornire certificati medici che dimostrano di non essere idonei a competere. Chi affronta Israele viene punito, in patria. La pressione dei dirigenti viola lo spirito olimpico, la neutralità politica, l’universalità dello sport e manipola il risultato. Già, magari si scommette pure, sul judo. Restano casi unici, è come se l’Argentina al mondiale dell’86 avesse rifiutato di battere l’Inghilterra per l’invasione delle Falkland, Diego Maradona non sarebbe entrato nella leggenda.
Domenico Falcone è stato confermato alla presidenza federale di lotta e judo, è al terzo mandato, con il 63% su Felice Mariani, bronzo a Montreal. “Lo sport va oltre le barriere politiche – spiega il dirigente reggino, 63 anni -, soprattutto il judo deve andare oltre. Non accada più in nessuna disciplina di rifiutare un combattimento per credo politico, di stato o di singolo. Queste situazioni vanno sanzionate e prevenute”. E insomma vengono in mente i tre boicottaggi olimpici, degli africani a Montreal ’76, degli americani a Mosca ’80, dei russi a Los Angeles ’84. Spirito analogo, conseguenze differenti.
Vanni Zagnoli

Da “Il Messaggero”, “Ilmessaggero.it”

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