Il Messaggero, mondiali di volley. Italia-Serbia 0-3, netta sconfitta per gli azzurri

Marko Podrascanin centrale della Sir Safety Perugia e nazionale serbo (gettyimages.com)

Torino

Accade quel che si teme, che l’Italia non è da podio, molto più di un gradino sotto le migliori. Il set iniziale lasciato all’Argentina e alla Slovenia, i due centrali più il tiebreak concessi alla Russia avevano smascherato i limiti azzurri. Non li avevamo sottolineati di proposito, per non guastare l’idillio, l’estasi dell’evento per il nostro Paese, il mondiale italiano. Il -10 del primo set con la Serbia, forte ma non la più forte, è uno schiaffo alle speranze, alle ambizioni, a molto. Con la Russia, speravamo che l’Italia, consapevole della qualificazione, si fosse risparmiata, come con l’Olanda, invece. Invece ha limiti enormi, esplosi sul 4-5 del secondo parziale, quando Colaci e Lanza si ostacolano a vicenda. E’ dura quando dall’altra parte della rete hai rossi super, come quando nel 2011 abbatterono le ambizioni di Mauro Berruto, ct debuttante con argento europeo.

E’ la sera di Chicco Blengini, torinese cresciuto vicino al PalaAlpitour, con la moglie Dorotea, ex schiacciatrice. Allenava il Parella, poi è stato vice di Berruto, 4 anni di Velasco, ha preso il meglio dai migliori ma non può regalare continuità a un sestetto precario, con Juantorena che gioca talvolta da fermo. Per carità, si va sul 6 pari, Zaytsev scarica e carica, però. Però restiamo sempre lì, Podrascanin e soci hanno molto di più, al punto che il capitano Petric sta in panchina. I centrali galleggiano a vuoto, Giannelli li coinvolge poco. Osmany con la maglia della salute fa un po’ sorridere, il meglio l’ha dato, a Trento, da cubano, da miglior giocatore al mondo, anche in Champions. Adesso controlla, centellina, riposa, faticherà a raggiungere Tokyo 2020.

Il pensiero va lì, a un argento da migliorare, e a un oro da cogliere domenica, a Torino, ma l’Italia è un po’ come la Juve, vince solo in Italia. Pubblico, stranieri, la prossima serie A sarà super, la nazionale non lo è, perchè non basta l’entusiasmo. Hombre Osmany sbaglia una ricezione, il 7-9 indirizza il secondo. I serbi cannoneggiano, le azioni si allungano, c’è pazienza, ma chiude Lisinac. 

Domani sera c’è la Polonia, non sarà più comoda, dato il 3-0 dei polacchi sulla Serbia, peraltro qualificata in anticipo. Quando la ricezione traballa, Giannelli deve spostarci, il muro slavo si piazza, la bordata diventa controllabile, rigiocabile, magari i serbi non chiudono subito ma sulle rigiocate sono puntuali. Il muro a tre sembra quello russo, quando Kovacevic spara, come a Trento, è la conferma che non può essere serata. Il girone iniziale era facile, il secondo è finito con il successo sui finnici, adesso ogni battuta ospite fa alzare la ricezione, spegnendo il pubblico. Non c’è discoteca che tenga, c’è giusto un muro di Mazzone a far divertire la gente, con il gesto monsterblock. Entra Maruotti, sbaglia una battuta, i segnali sono pessimi anche sul 13-16. La faccenda non cambia con il muro di Anzani, occhi fuori dalle orbite come quando era a Verona e debuttava, con Berruto. Anzi, annullato, punto Serbia e notte. Il muro di Zaytsev illude, perchè Osmany non riceve e la difesa non va. Va, invece, Uros Kovacevic, bel mancino. I serbi (8) sembrano la Croazia del calcio e sul 12-16 del terzo sono già praticamente in semifinale. La nazionale è da 4,5. 

Italia-Serbia 0-3: 15-25, 20-25, 18-25. 

Vanni Zagnoli

Italia: Giannelli, Zaytsev 9, Juantorena 4, Lanza 5, Anzani 4, Mazzone 11; Colaci (l); Maruotti 1, Baranowicz, Candellaro. 

Serbia: Jokovic 1, Atanasijevic 18, Kovacevic 11, Ivovic 10, Lisinac 10, Podrascanin 5; Majstorovic (l). 

Vanni Zagnoli

Da “Il Messaggero”

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