Ilmessaggero.it, basket. Festa Reyer, un anno dopo. E’ in laguna la Fiba Europe cup, la prima coppa europea per Venezia, ma niente tuffi. Avellino ha super Rich e Fesenko. L’estasi del popolo orogranata, non è solo la 4^ coppa

 

E’ festa a Venezia (it.eurosport.com)

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di ​Vanni Zagnoli

E’ la festa di Venezia, al primo alloro internazionale della storia, viene in mente quando Drazen Dalipagic perse ai supplementari la coppa delle Coppe, con Carraro in campo e il paron Tonino Zorzi in panchina. Un quarto di secolo fa, o giù di lì.

Al Taliercio l’emozione è forte, per tanti, anche per i cento arrivati dall’Irpinia. Incitano con vigore Fesenko e compagni, perchè vogliono il primo scudetto della storia della Campania. Laddove il Napoli non riuscirà, nel calcio, difficilmente ce la farà la Sidigas, più brillante un anno fa, in semifinale.

E’ la sera di Venezia, dei tuffi in laguna. Falso, anzi. Si fecero la sera dello scudetto e anche tre giorni più tardi, per la festa.

Dunque, gli orogranata alzano la Fiba Europe cup, coppetta da niente, per alcuni, Mitropa del basket, ma poco importa. I venexiani alla fine esplodono, la gioia è grande, adonizzante e disperata, perchè in realtà qui meritavano l’Eurolega, avendo vinto lo scudetto, altro che Milano, fra i grandi d’ufficio.

Festeggiano anche in ufficio, il custode mentre guarda gli schermi della sicurezza, fuori dal palazzo c’è la diretta radio e tv, un cronista urlatore. Dentro è la fiera di Andrea De Nicolao, con una bellissima che non si vuole far riprendere, al pari di molte bellissime.

La partita c’è e non c’è, nel senso che il -8 del PalaDelmauro obbliga i biancoverdi a miracol mostrare, non hanno chances reali, la partita è sempre stabilissimamente nelle mani di Walter De Raffaele, come 30 anni fa, quando aveva la palla dello scudetto di Livorno in mano, frustrata dall’instant replay. “Quel canestro di Forti era buono”, scherza il coach dai rayban blu. “Problemi alla vista con certe luci, nessun vezzo. A volte ho i capogiri”.

Finisce 81-79, con 16 punti di Peric, idolo croato, e di Haynes, e 15 di Daye. “Austin, ma non come la macchina. La macchina è Aston”.

Già, è l’emozione, Daye junior. Sembra di vedere Darren, 6 stagioni in Nba e gli scudetti a Pesaro, con Darwin Cook. Battevano Milano e anche presto Daye vuole imitare il papà. “Siamo avanti di due punti – sussurra Stefano Tonut, figlio di Alberto, campione d’Europa assieme a Meo Sacchetti, un quarto di secolo fa – e il confronto diretto finale sarà qui, al Taliercio”.

Insomma Venezia è leader, viva Venezia, vuole il secondo scudetto e dare scatto matto a Milano, a Pianigiani, al superbudget, a tutto. Al penultimo posto dell’Olimpia in Eurolega, punteggiato dall’uscita di Venezia dalla Champions league, ma con altro che consolazione. La coppa, campioni, comunque. Ultima 4 anni fa, Reggio Emilia, ma era la 3^ per importanza, un decennio fa la Virtus Bologna con il filosofeggiare di Boniciolli.

Anche Sidigas è poesia sul parquet, con i 32 punti di Rich, mvp del campionato, come Nunnally due anni fa, e i 21 di Fesenko, gigante ucraino. Raccontano la frustrazione per una finale a portata. Ariel Filloy è il miglior playmaker italiano, con De Nicolao, davanti a Cinciarini, ma il Cincia con Milano vuole vincere. E poi c’è Bruno Cerella, con la bellissima moglie francese, narra dell’Argentina, di Messi e di Velasco. Passa Lollo D’Ercole, fra i biancoverdi, ricorda la finale scudetto con Datome, adesso campione d’Europa in Eurolega. “Altri tempi, ora vinciamo ad Avellino”.

Che si aggiudicò una coppa Italia storica, un decennio fa, con il solito Boniciolli. E torniamo lì.

Festeggia il sindaco veneto, Luigi Brugnaro, con compagna e figli e il presidente Federico Casarin. Quest’anno siamo uno a uno: supercoppa Milano, coppa Italia a Torino, Fiba Europe cup a Venezia, mentre Reggio è arrivata in semifinale della Eurocup e di fatto è stata la migliore italiana in Europa. Ai playoff non va, ci sarà molta Lombardia e solo Avellino, per il sud. Filloy se ne va: è difficile pensare a uno scudetto simil Caserta, 27 anni dopo. Il presidente federale Gianni Petrucci premia, si è preso i fischi, chissà perchè.

da “Ilmessaggero.it”

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