Ilmessaggero.it, Ilmattino.it. Atletica, Golden Gala: Duplantis record mondiale asta con 6,15. Battuto il primato di Bubka del ‘94

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di Vanni Zagnoli

E’ la sera del record del mondo, per Armand Duplantis, valica il 6,15, levando a Sergej Bubka il primato all’aperto. L’ucraino si issò a 6,14,  al Sestriere, favorito dall’altura, era il 1994 e aveva 31 anni, lo svedese di papà americano ne ha 20 e all’Olimpico fa sovvenire il duello Bubka-Vigneron, dell’84. Stavolta Duplantis resta da solo, dai 6 metri, al Golden gala. Chiamato Mondo, azzecca il miglior salto di sempre nella stagione in cui aveva già conquistato il primato al coperto, 6,18. Lo allena mamma, di recente lei aveva portato in giro per l’Europa le aste, in macchina, per le gare. «E’ stata una competizione strana – racconta Armand -, non mi abituo mai ai record del mondo. Ho trovato il ritmo negli ultimi due salti, ora devo solo onorare l’ultima gara della stagione, a Doha. Neanche sapevamo quante ne avremmo disputate, quest’anno, trovare il primato è inebriante».

Migliore prestazione mondiale dell’anno, nei 3mila, per l’ugandese Jacob Kiplimo(7’26”64) e sui 100 per la giamaicana Elaine Thompson (10”85). Si allena in Friuli e viene da tre stagioni constellate da infortuni. Settima Anna Bongiorni, 11”38. Il record arriva anche per un italiano, Yeman Crippa, 7’38″27 sui 3mila, appunto, distanza che per gli uomini non è mai stata olimpica, mentre le donne la disputarono da Los Angeles ’84 e Barcellona ’92. L’etiope di famiglia lombarda, ora in Trentino, detronizza Gennaro Di Napoli per un secondo, il 7’39″54 era del 1996. Yeman diventa dunque il primatista nazionale dell’intero fondo su pista, dai 3 ai 10mila, e aveva già ricevuto i complimenti del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. L’allievo di Massimo Pegoretti mantiene la distanza dai più forti, non strappa, ricuce sul podio a tre giri dal termine e poi non forza.

«All’ultimo giro ho pensato di non farcela – spiega Crippa -, invece poi ho ritrovato le forze». Ottavo Osama Zoghlami, quindi Riva e Razine; Jakob Ingebrigtsen avvicina il primato europeo, è secondo.

Manca giusto il pubblico, per il Gala numero 40, dedicato a Pietro Mennea e a Primo Nebiolo, già presidente dell’atletica mondiale. Oggi il massimo dirigente è Sebastian Coe, accolto dal presidente Fidal uscente, Alfio Giomi. L’unico successo azzurro è di un ventenne, Edoardo Scotti, è il primo in Diamond league per l’Italia sui 400, 45”21 e primato italiano under 23, levato a Licciardello. Fra gli azzurri è dietro solo a Davide Re, a Galvan e a Barberi, si scatena nel rettilineo, da campione europeo under 20; settimo Vladimir Aceti. L’ultima vittoria italiana a Roma fu di Antonietta Di Martino, nel 2009, nell’alto, mentre due anni più tardi Howe si aggiudicò i 200, che erano fuori dalla Diamond. «Sono partito lento – dice Scotti -, all’ultima curva ho dato il tutto per tutto».

Secondo Gianmarco Tamberi nell’alto, con 2,27 (dietro solo all’ucraino Protsenko, 2,30), terzo Stefano Sottile, ma lontano 9 centimetri. «Gara complicata – sottolinea Gimbo -. I primi salti sono stati osceni, sembrava dovessi uscire a 2,15, poi ho estratto qualcosa e sono arrivato a 27, alla decenza, al terzo tentativo. Cercavo obiettivamente altre misure, quest’anno».

Argento di serata anche per Luminosa Bogliolo sui 100 ostacoli, 12”83, un centesimo in più rispetto a Bellinzona, dunque a 7 dal primato italiano. Paga la cattiva partenza, è dietro alla solita olandese, Visser. Record italiano under 23 per Elisa Di Lazzaro, sesta in 13”05. “L’anno prossimo proverò a scendere sotto i 13”.

Appaganti i 100, con il buon 9,65 del sudafricano Simbine, battuto da Filippo Tortu in Svizzera. Il nostro è terzo, a 10”09, chiude di nuovo davanti a Jacobs, per due centesimi. «A Padova non avevo potuto gareggiare in finale – dice -, la prossima stagione speriamo di alternarci, nella leadership italiana».  In questa, Marcell Jacobs era stato davanti spesso, escluso in questa settimana.

Non è stato il pomeriggio di Leonardo Fabbri, bronzo nel peso con 20,69. «Sapevo di non valere i 22 metri – spiega -, i lanci non erano male, due erano da 21, peccato non avere trovato la pedana, per 5 volte. Pago la stanchezza e l’assenza del pubblico, non cerco peraltro alibi». Settimo Zane Weir, davanti a Del Gatto e a D’Agostino.

Negli ostacoli, sui 100 primo il britannico-comasco Andrew Pozzi, 13”15, sesto Perini (13”61), nono di Dal Molin. Sui 400, 47”07 per Karsten Warholm, il 46”78 di Kevin Young resiste dal ’92. Sesto Lambrughi, comunque sotto i 50”. Al femminile, l’olandese Femke Bol, 20 anni, fa 53”90, la parmense Ayomide Folorunso colpisce la penultima berriera e perde l’assetto, è ottava. Anche senza ostacoli, vincono i Paesi Bassi, Lieke Klaver in 50”98, ottava la siciliana Mangione, mentre la veneta Borga va a 4 centesimi dal personale, in 52”88. 

Sugli 800, il duello scozzese premia Jemma Reekie, terza la favorita Laura Muir, la preferita di Gabriella Dorio, oro olimpico del 1984 e ora accompagnatrice under 20. Ottava Elena Bellò, decima Eleonora Vandi.

L’alto vide l’ultimo primato del mondo a Roma, della bulgara Stepka Kostadinova, 2,09 dei mondiali 1987. Vince Yuliya Levchenko con 1,98, appena uno e 80 per Elena Vallortigara: «Volevo andare oltre l’1,88 di Padova. Speriamo bene per l’Olimpiade». Inseguita anche da Desirèe Rossit, che non ha gareggiato, mentre Alessia Trost aveva rinunciato anche agli assoluti. Erano state finaliste a Rio, ora soprattutto Desirèe è lontanissima. Per tanti di questi azzurri ci sono speranze di Tokyo 2020, almeno grazie al target number, poi l’obiettivo sarà passare almeno un turno.

Da “Ilmessaggero.it”, “Ilmattino.it”

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