La Gazzetta di Parma. Frey: “La grande soddisfazione di essere il terzo straniero più presente in serie A. In Turchia non volevano più forestieri. E di Prandelli vi dico che…”

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Vanni Zagnoli

Seba usciva incontro e stava in piedi sino all’ultimo, magari opponeva le mani aperte. E anche fra i pali era molto forte, con quel suo istinto. Sebastian Frey è stato tutto questo, ma ora smette ufficialmente.

Frey, che ricordo ha di Parma?

“Di due amici stretti, a cui voglio un bene dall’anima. Per loro sono stato due volte in città anche in estate. Sono Giovanni Maselli, imprenditore, e la moglie Vera. E poi la città bellissima, dove si vive più che bene, vi ho trascorso 4 anni piacevoli e tuttora ho tantissimi bei ricordi”.

Abita a Nizza, al confine tra Francia e Liguria, si stabilirà da noi?

“Non è escluso. Perchè apprezzo veramente tanto Parma, ci torno spesso, anche per gli amici”.

E il Parma di oggi?

“Ho conosciuto Alessandro Lucarelli solo da avversario, gli ho parlato 2-3 volte. Per quanto ha fatto per la società e la squadra, è da apprezzare, nel mondo del calcio”.

Nello scorso biennio era stato in Turchia, che idea si è fatto del precapitare del Parma?

“Non si vedeva niente, là. So che la ripartenza è stata buona, che i media lo seguono ancora molto. Insomma, tutti hanno capito che il Parma deve tornare in serie A perchè ha fatto la storia del calcio”.

Chi conosce, fra i crociati?

“Apolloni. Nel mio primo anno in gialloblù, era tornato ad allenarsi con noi, stava vicino alla squadra. Da giocatore, si preparava al futuro da allenatore e dava una mano ai dirigenti, chiedeva consigli per la nuova carriera. E Minotti era il team manager”.

Adesso si divide fra Skysport e dt. E il presidente Nevio Scala?

“E’ una gran persona, da allenatore ha fatto la storia del Parma. Con lui la società è in buone mani”.

Sul piano sportivo, invece, qual è il suo ricordo migliore?

“La coppa Italia alzata nel 2002, l’unico trofeo della mia carriera, non da sottovalutare. E poi la salvezza di 10 anni fa contro il Bologna, nello spareggio, grazie alla superaprestazione di tutta la squadra. Fu come avere vinto lo scudetto”.

E quella semifinale di coppa Uefa?

Il Parma uscì contro il Cska Mosca, la finale non era proprio alla portata?

“Avevamo faticato tantissimo, già l’approdo in semifinale fu una sofferenza. La rosa era buona ma non super, era limitata come esperienza. Volevamo salvare il Parma, più che arrivare in finale, con Gedeone Carmignani”.

Qual è la sua parata più bella, nel quadriennio crociato?

“Ho ancora tutti i video, ne rammento tanto, le guardo sempre volentieri. Scelgo il volo sul colpo di testa di Tare, appunto al Dall’Ara con il Bologna”.

Prandelli cosa le ha insegnato?

“E’ stato mio tecnico nella stagione di Verona, per due a Parma e 4 Firenze. Da allenatore lo rispetto molto, tatticamente è preparato”.

A quale compagno è più affezionato?

“A Taffarel, anche se sentiamo poco. E poi con Adrian Mutu, con me anche a Firenze, il rapporto è splendido. Senza dimenticare Gilardino e, soprattutto, Marchionni. Marchino. E

Fabio Cannavaro: abbiamo un grande rapporto, ci vediamo ogni tanto con piacere”.

Buffon di recente ha festeggiato i 20 anni di serie A, dal debutto al Tardini con il Milan. A 37 anni, punta al mondiale del 2018. Lei perchè lascia a 35?

“Già, è inconsueto. Avrei potuto duellare con lui per longevità. Quando sono rientrato dal Bursaspor, le richieste non mancavano, sono però stanco psicologicamente. La motivazione diminuisce, non voglio sporcare la mia storia calcistica, mancare di rispetto agli appassionati. Per Gigi è facile ogni anno entusiasmarsi, è nella squadra più forte, che lotta sempre per vincere qualcosa”.

Perchè Cuper le preferì Toldo, all’Inter?

“Non andò proprio così. Volevo cambiare, a Milano non era andata bene, l’anno era stato complicato, da Lippi a Tardini. Non mi sentivo di reggere le pressione, da Firenze Toldo si era già accordato con il Parma. Io però volevo cambiare e allora non depositò il contratto e venni lì al posto suo, mentre lui passò all’Inter con reciproca soddisfazione”.

Parma è stata la città più bella della sua carriera?

“Una delle esperienze migliori, assieme ai 6 anni a Firenze, altrettanto abbicinante. Lì trovai persone che mi aiutarono tantissimo. Ma in fondo ho sempre giocato in belle città: Verona, Milano, Firenze, infine Genoa. Parma è la città perfetta per un giovane, per crescere in tranquillità”.

Dimenticavamo, il suo podio: 446 partite in A, fra gli stranieri è dietro unicamente a Javier Zanetti (Inter) e a Josè Altafini (Milan, Napoli e Juventus)…

“Una grande soddisfazione”.

 

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