
di Silvia Gilioli
La morte di Ernesto Truddaiu, sardo, pedalatore d’altri tempi. Piaceva a Lauro Toneatto, re del controgioco falloso.
“L’avevo trovato su facebook – racconta Vanni Zagnoli, editore online -, era un amico, con un po’ di fatica mi diede il numero, lo persi, glielo richiesi. Mi resta il rammarico di non avere raccontato la sua vita”.
Era un bel calcio, primi anni ’80.
“Andavo in curva, immagino con papà Vasco. In curva per spendere meno. Era un calcio bello, povero di schemi, di tatticismi esasperati, ma ricco di gente che faceva il proprio gioco. Scivolata, magari fallosa, perdonata dal metro arbitrale dell’epoca. I rigori erano pochi, le espulsioni ancora meno e allora Ernesto Truddaiu era un medianaccio, il Beppe Furino delle sue squadre, anche della Reggiana, appunto, di Lauro Toneatto”.
L’allenatore puntava tutto su Costante Tivelli, leggenda della Pro Cavese, la squadra prediletta da Antonio Giordano, oggi in pensione, firma de La Gazzetta dello Sport, da Napoli, dopo una vita a Il Corriere dello Sport-Stadio, dopo la parentesi a L’fInformazione, di Mario Pendinelli direttore, durata poco.
Truddaiu aveva i baffoni.
“Era grintoso ma leale, poche ammonizioni, all’epoca, molte meno delle necessarie. Ancor meno espulsioni e allora lui e molti altri ne profittavano. Ernesto, come Foglia, futuro presidente della Reggiana, poi fallita. Truddaiu onesto, “The importance of being Ernest”, viene in mente”.
Ernesto onesto, davvero.
Mancherà. Avremmo voglia di andare a Olbia, per i funerali, nella provincia dell’Ogliastra e Medio Campidano.
“Era un calcio vero, di gente vera e perbene, di monellacci, di campi del sud impossibili, da espugnare. Di un gol e tutti dietro, di trapattonisti e castoristi, di mazzoniani e di cholisti, ante litteram. In campo instancabili, gente che mirava magari dritto ai garretti, ma anche no, sono convinto che Truddaiu fosse leale, non credo abbia mai ucciso nessuno, nel senso di gravemente infortunato qualcuno”.
Ernesto Truddaiu, ci mancherà.
“Parlavamo di lui, di quella Regia, in serie C, girone A, con Guglielmo Bacci, il libero. C’era anche Rizzo stopper, non si passava”, spiega Zagnoli.
L’ex portiere padovano Nico Facciolo, 62 anni, poi allenatore fra i pali: “Mi chiamavano Rambo”, è la sua biografia. Siamo stati alla presentazione, alla rocca di Montecchio Emilia, al confine con la provincia di Parma.
Intervengono anche Maurizio Neri e Sergio d’Agostino, Mauro Rabitti e Saverio Albi. La vedova di Loris Dominissini, morto di covid.