La Tribù del Calcio di mercoledì, con 10′ finali su Filippo Boniperti, realizzati a Mantova. E Altafini: “Quando mi nascosi nudo nell’armadietto di Rocco e Liedholm”.

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Josè Altafini

 

“Lo scudetto vinto con la Fiorentina nel 1969? Merito di Pesaola. Anzi no: merito di Peppino Gagliardi”. A parlare così, ai microfoni della “Tribù del Calcio” in onda stasera su Premium Calcio (alle 19:30 e poi alle 23:00), è Giancarlo De Sisti, il grande centrocampista che dal 60 al 69 giocò 19 stagioni in serie A, con la Roma e la Fiorentina, totalizzando la bellezza di 626 presenze, coppe comprese, più 29 messe assieme in maglia azzurra. “Il 68-69 in maglia viola fu una grande stagione, nel finale vincemmo 2-0 in casa della Juventus ma per Pesaola il segreto della nostra cavalcata inarrestabile era uno solo: le canzoni di Peppino Gagliardi che ci faceva ascoltare prima di ogni partita. Diceva portassero fortuna. Addirittura, prima dell’ultima di campionato Pesaola, per stare sul sicuro, fece arrivare il cantante in carne ed ossa in mezzo a noi e lo fece cantare dal vivo: era un grande, il Petisso, inimitabile”. A dispetto del grande amore della sua vita, la Roma per la quale tifava da bambino e che lo lanciò 17enne in serie A, fu con la Fiorentina che De Sisti toccò i livelli più alti in termini di risultati e di classifica. Da giocatore, con lo scudetto vinto nel 69, e da allenatore, con lo scudetto sfiorato nell’82. “Come andarono veramente le cose? Andò che all’ultima giornata, a Cagliari, ci annullarono un gol che Graziani aveva segnato dopo che la palla, che spioveva da calcio d’angolo, non era stata presa da nessuno; mentre la Juve vinse a Catanzaro grazie a un rigore di Brady. Niente da dire, per quel rigore, ma nella stessa partita ci fu Brio che in area zompò sul centravanti del Catanzaro, Borghi, gettandolo letteralmente fuori dal campo. Come se nulla fosse, naturalmente. Quando rividi Brio, anni dopo, e gli ricordai l’accaduto, lui si mise a ridere: ridi, ridi, gli dissi, peccato che non possa nemmeno menarti, perché sei troppo grosso per me! La verità me la disse Tardelli qualche tempo dopo: c’erano i mondiali di Spagna e mancava il tempo materiale per finire con una coda imprevista, lo spareggio-scudetto. Mi sa che se l’avessimo giocato vi avremmo schiantato, dissi a Tardelli. Lo penso ancora oggi”.

Intervista da non perdere, quella di Picchio De Sisti, che Oronzo Canà (alias Lino Banfi) consegnò ancor di più alla leggenda nel film “L’allenatore nel pallone” con la famosa gag dell’intervista del mitico proclama: “Picchio De Sisti!”, nel senso letterale del termine, per l’appunto. Ma la Tribù di questa settimana è ricchissima; nel menù, la seconda parte dell’intervista a Josè Altafini che sfoglia l’album dei ricordi “italiani” al Milan, al Napoli e alla Juventus dando libero sfogo agli aneddoti. Come quello sugli scherzi fatti a Rocco e Liedholm. “Rocco – racconta Josè – era una persona straordinaria, uno psicologo senza sapere di esserlo. A volte al martedì quando riprendevamo gli allenamenti faceva con noi i giri di campo chiacchierando del più e del meno; e se capiva che ne avevamo poca voglia ci diceva: “Ho capito, andiamo a fare un giro nei boschi”. Lui viveva tanto lo spogliatoio e aveva il suo armadietto accanto ai nostri. Così un giorno decisi di fargli uno scherzo ed entrai nudo nel suo armadietto, Quando lo aprì e mi vide, divenne tutto rosso, si gonfiò tutto e mi urlò: “Brutto mona!” seguito da una sfilza di insulti in triestino. L’anno dopo l’allenatore diventa Liedholm e provo a fargli lo stesso scherzo. Lui arriva nello spogliatoio,  saluta, apre l’armadietto, mi guarda e senza fare una piega, impassibile, dice: “Guarda che questo non è il tuo armadio. Il tuo armadio è quello”, e me lo indica. Capito? Nereo e Nils, due personalità completamente diverse”.

Ancora: la Tribù propone un ritratto-intervista a Filippo Boniperti, attaccante del Mantova e nipote d’arte di nonno Giampiero, bandiera della Juventus prima in campo e poi – a lungo – sulla poltrona di presidente; e per la rubrica “I love Parma” riviviamo, con Crespo e Malesani, l’irripetibile impresa del 9 gennaio 2000 quando il Parma, in 9 contro 11 e sotto di un gol contro la Juve stellare di Zidane e Del Piero, strappò all’ultimo minuto il più incredibile dei pareggi con un monumentale gol realizzato in corsa da Hernan Crespo.

Il tutto senza dimenticare i cartoon del pallone, vera esclusiva della Tribù, con il calvario di Pippo Inzaghi che si consuma tra veleni e sfottò dei vecchi allenatori del Milan riuniti in rimpatriata da Allegri e Seedorf, ancora col dente avvelenato nei confronti di Superpippo.

La Tribù del Calcio, su Premium (canale 370) mercoledì alle 19:30 e poi alle 23.00 e a mezzanotte e mezzo, giovedì alle 10 e alle 13 e sabato alle 13; e in chiaro su Italia 2 (canale 35) sabato alle 14:30.

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