Enordest.it. Notte d’argento a Budapest

(Enordest.it – La Presse)

https://www.enordest.it/2023/08/27/notte-dargento-a-budapest/

Vanni Zagnoli

Risplendono i colori azzurri ai mondiali di Budapest. Sulle rive del Danubio la staffetta maschile 4×100 (Rigali, Jacobs, Patta, Tortu) ha conquistato l’argento battuta d’un soffio dagli americani e davanti ai gimaicani. Straordinaria l’ultima frazione di Tortu. E’ tornata la staffetta delle Olimpiadi di Tokyo. Eccezionale anche la prova del quartetto femminile 4×100 (Dosso, Kaddari, Bongiorni, Pavesi) che cedono soltanti agli Stati Uniti, alla Giamaica e alla Gran Bretagna. Facendo, comunque, segnare il miglior risultato delle azzure ai mondiali di atletica.

Copertina, ovviamente, per l’oro di Gianmarco Tamberi. Gimbo con la sua guasconeria va persino oltre Bolt.

L’infortunio alla caviglia sinistra alla vigilia delle olimpiadi di Rio può essere stata paradossalmente la sua svolta in positivo. Il primato del mondo di Javier Sotomayor, cubano, di 2,45, difficilmente sarà battibile, Tamberi è ancora distante 6 centimetri, con il suo 2,39 e in Ungheria ha vinto con il 2,36 al primo tentativo.

È il secondo italiano dopo Alberto Cova ad aver completato il triplete (olimpiadi, Mondiale, Europeo). Sara Simeoni non ce la fece solo perchè i mondiali erano appena stati inventati e a Helsinki arrivò 20^, nell’83, prima dell’ultimo sussulto, l’argento a Los Angeles 84

Gimbo ha fatto bene a lasciare il padre allenatore, Marco, con il quale – ha spiegato -, aveva un pessimo rapporto. Sara, invece, venne sempre allenata dal marito, Erminio Azzaro.

Con il ritiro di Federica Pellegrini, di Valentino Rossi e di Gianluigi Buffon, Tamberi è ora l’icona dello sport italiano e sarà probabilmente in ballottaggio con Gregorio Paltrinieri per essere portabandiera.

Qui mostriamo il nostro incontro con Gimbo al golden gala di 4 anni fa, quando ancora era a Roma.

Il bronzo di Antonella Palmisano nella marcia. Sino a due mesi fa era in stampelle. Dopo l’oro olimpico non ha praticamente più gareggiato. L’incidenza degli infortuni sui nostri campioni (Jacobs) e anche dei grandi traumi, quello a Tamberi prima di Rio. 

Anche su Marco Fassinotti, in finale mondiale, attesissimo già 6 anni fa. 

Questo è un brano del nostro colloquio con il mental coach Claudio Petrucci, che segue pure il torinese, fidanzato con l’oro olimpico Eleanor Patterson, australiana.

Sull’argento di Leonardo Fabbri nel getto del peso, proponiamo il nostro incontro di Padova, due anni fa, quando fece il suo personale, 21,99, prima di batterlo in Ungheria. Questa è la fidanzata, in un altro video si vede anche la mamma.

Fabbri era in finale da 12° fra i dodici ammessi, con 20,74. Al terzo turno, il getto che attendeva anche il suo allenatore, lo scledense Paolo Dal Soglio: “Certi dati erano molto eloquenti ma ho preferito tenerli per me”. 

Leonardo Fabbri, 26 anni, nato lo stesso giorno, il 19 aprile del Genio suo conterraneo, spara i sette chili e un quarto, le sedici libbre inglesi, dove non era mai arrivato – scrive Giorgio Cimbrico, su Il Secolo xix, il quotidiano della Liguria -; 22,34, 35 cm di progresso, prima volta oltre il promontorio che aveva intravvisto e dal quale era stato respinto, secondo azzurro di sempre dopo Alessandro Andrei, ex-primatista mondiale con 22,91, fiorentino di Scandicci, Leonardo è di Bagno a Ripoli. Andrei, secondo ai mondiali di Roma 1987. E ora, Fabbri, stessa medaglia, battuto soltanto da Ryan Crouser che all’ultimo lancio va a pizzicare il record del mondo: 23,51 contro il 23,56 di maggio, ovviamente in mano al gigante dell’Oregon, doppio campione olimpico, doppio campione mondiale.

Metà gara: comanda Ryan Crouser che avrà anche qualche problema di circolazione ma apre con 22,63 e sale a 22,98, record dei campionati. Fabbri, 2 metri, gran tifoso viola, esulta, corre ad abbracciare Zane Weir che dopo il 21,82 in qualificazione (seconda misura) precipita in una parentesi buia: 19,99, quasi due metri in meno.

Joe Kovacs, che assomiglia a un grosso mortaio e che si sente di casa per le sue radici magiare, allunga a 22,12, il neozelandese Tom Walsh, agonista di razza, sale a 22,05. Leonardo inventa una parabola che mette qualche brivido anche a Crouser: un nullo a occhio da 22,80. La risposta dell’americano è una botta divina.

Aggiungiamo noi che Andrei fu campione olimpico a Los Angeles ’84, favorito dal boicottaggio dell’Est e che Fabbri ha perso 15 chili, negli ultimi mesi, può reggere persino sino all’olimpiade di Brisbane, in Australia, del 2032. 

La donna più veloce al mondo è americana, Sha’Carri Richardson, oro sui 100 e bronzo sui 200. Ha tolto per la finale le unghie lunghe acriliche, ha gambe e braccia piene di scritte, il suo modello è la compianta Flo-Jo Griffith, la prima sfilare in corsia. E sui 200 la vincitrice Sharika Jackson, giamaicana, è arrivata a soli 8 centesimi dal record mondiale del mito americano, dal suo 21”34 con sospetti di doping.

La 23enne Sha’Carri Richardson invece, aveva pensato al suicidio: «Vedevo tutto buio». Accusò sui social la sua ex girlfriend, l’ostacolista giamaicana Taneek Brown, di aver abusato di lei, anche finanziariamente. A gennaio – come scrive Emanuela Audisio, su Repubblica – è stata fatta sbarcare da un volo American Airlines perché non voleva spegnare il cellulare.

A 19 anni corse in 10”75, entrò fra le dieci donne più veloci del mondo, le interessava sostenere la comunità Lgbtq+.

Era la favorita per i Giochi di Tokyo, ma non ci arriva perché si fa una canna un mese prima, quando in conferenza stampa un giornalista le chiede: che mi dici della morte di tua madre? Lei non lo sapeva, deve calmarsi. Lo fa con marijuana. In Oregon è legale, ma per l’antidoping no, la squalificano. La madre biologica sparì dopo averla lasciata alla nonna. Nelle risposte pubbliche è aggressiva, in privato si lascia andare e pensieri torvi.

Il doppio quarto posto ai mondiali del canadese Dunfee, nella marcia, nella 20 e nella 35 km. In una disciplina così massacrante, arriva ai piedi del podio in entrambe le distanze.

Il parmigiano Tobia Bocchi è abbonato ai piazzamenti beffardi, nel salto triplo: “Due quarti posti – racconta -, agli Europei indoor a Torun, Polonia, 2021, e a Euro 22, a Monaco di Baviera. Poi il 13° posto a Tokyo, olimpiade, e adesso. Ero qualificato per la finale sino agli ultimi due salti del concorrenti”.

Una panoramica sui piazzamenti degli azzurri, in finale.

Intanto Zaynab Dosso eguaglia il record italiano sui 100 di Manuela Levorato, veronese, in 11”14, pur mancando la finale.

Larissa Iapichino è soltanto 5^ nel salto in lungo, valeva almeno il podio. Ihemeje è 8° nel salto triplo, dopo il 5° posto di un anno fa, e la veronese Elisa Molinarolo è 9^ nel salto con l’asta, con il personale di 4,65 saltato in qualificazione: mai un’italiana era arrivata in finale olimpica o mondiale.

Il campione olimpico e iridato della marcia Massimo Stano è 7° nella 35 km, comunque un piazzamento di prestigio. Ancora di più per Ayomide Folorunso, sesta sui 400 ostacoli, con il record italiano di 53”89 in semifinale. Sesta anche Sara Fantini nel peso, ma era stata quarta in Oregon. Ottava nel lungo Daria Derkach, origine ucraina, alla prima finale della carriera, fra olimpiadi e mondiali; decima la vicentina Ottavia Cestonaro.

Stecchi va in finale nell’asta, con 5,75 alla terza prova. Finale anche per Nadia Battocletti sui 5mila.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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