Prima Pagina Modena. L’ex Valentina Buttini racconta: “Io, donna nel calcio, adesso ds. E gli 11 anni nel volley Modena”.

Valentina Buttini quando giocava a calcio
Valentina Buttini quando giocava a calcio
Valentina Buttini segue spesso il Sassuolo
Valentina Buttini segue spesso il Sassuolo

Con un grazie a Francesco Tomei e a Matteo Pierotti per avere approvato l’idea.

di Silvia Gilioli e Vanni Zagnoli

Valentini Buttini è modenese di adozione, a lungo ha lavorato per il volley Modena e ora si vede spesso a seguire le partite casalinghe del Sassuolo, a Reggio.
Toscana, è una delle tante donne del calcio italiano.
Che mestiere fa, ora?
“Sono direttore sportivo in erba diciamo perchè a dicembre ho preso l’abilitazione, sono diventata direttore sportivo a indirizzo tecnico, sono già allenatore Uefa B. Sono un ex calciatrice, di calcio femminile però non si viveva, perciò ho studiato marketing sportivo: per 11 anni sono stata responsabile marketing dell’ex Panini, volley maschile Modena, da questa estate sono passata al calcio. Nuove esperienze, insomma, provando a entrare, anche se è un mondo difficile”.
Il volley Modena viene dalla finale scudetto persa contro Trento.
“Speravo tornasse sul tetto d’Italia dopo 13 anni. Ho lasciato tanti dirgenti e giocatori che conosco, sarei molto contenta. Sono rimasta in contatto, tifo per loro, anche per la prossima stagione”.
Lei di dov’è originaria, esattamente?
“A Villafranca, in Lunigiana, provincia di Massa e Carrara. Il paese è piccolo, ne sono orgogliosa, ma abito a Modena. E giro tanto: vado a Coverciano per aggiornamenti, a vedere le partite di serie B e Lega Pro. Stiamo sul pezzo, come dicono i colleghi della comunicazione…”.
Per tre volte è stata ospite a Sportitalia. In pochi emiliani hanno questa opportunità: molto è legato al fatto che è donna?
“Magari c’è la curiosità, come a Trc a Modena o sulle radio toscane, ma sono apprezzata perchè dicono che capisco di calcio. Io dò sempre il massimo, ci provo, anche in tv. Poi vediamo i risultati”.
A chi si ispira? Magari a Katia Serra, la bolognese miglior commentatrice del calcio femminile, in Rai?
“Ho fatto il corso da ds insieme a lei, inoltre avevamo giocato a Modena assieme. Come direttore sportivo mi piace Giuntoli, l’ex Carpi, passato meritatamente al Napoli: scopre nuovi
talenti o rivaluta quelli che sono stati accantonati. Apprezzo il romanista Walter Sabatini, mi ha fatto un’ottima impressione, l’ho conosciuto proprio a Coverciano. Inoltre Giovanni Rossi e Nereo Bonato del Sassuolo, ho visto personalmente come lavorano”.
Qual era il suo ruolo, da calciatrice?
“Attaccante”.
Come Carolina Morace, che ricorda vagamente per la carnagione olivastra e i capelli mossi…
“Avevo giocato con lei alcuni mesi, mi piaceva fare gol perchè secondo me è l’essenza del calcio”.
E’ mai stata in nazionale?
“No, anche perchè ho iniziato tardi, a 17 anni. Praticavo altri sport: pallavolo, tennis e nuoto. Li seguo tutti”.
Con quali calciatori si è fidanzata?
“Ho sempre avuto morosi fuori dal calcio e dall’ambito lavorativo, così si parla di altri argomenti. Ci si trova meglio, altrimenti si ripetono sempre le stesse cose, c’è più interazione”.
Perchè è passata dal calcio al volley e ora è tornata alla base?
“Sono le mie due passioni, fin da piccola. Le ho sempre mantenute, ho ricevuto recentemente altre offerte dal mondo della pallavolo. Sono due sport che amo e seguirò sempre, adesso però ho questa strada aperta, nel mondo del calcio”.
Perchè ds e non procuratore?
“E’ cambiata la normativa da poco, dunque l’idea è di affiancare qualche ds importante, avvio collaborazioni: vediamo come evolve la situazione, bisogna lavorare ma avere fortuna; nessuno regala niente, sono abituata alla gavetta”.
Quante donne ds ci sono, in Italia?
“A indirizzo tecnico, solo io e Katia Serra, a indirizzo amministrativo forse 4”.
Alla Reggiana c’è Monica Torreggiani, segretaria da 31 stagioni, in realtà è come fosse dg…
“Ho conosciuto tante donne nel calcio, questo mondo è maschilista, lo dicono pure i maschi. In tante lavorano e si impegnano, il mondo del calcio è anche donna”.
Il fascino delle procuratrici quanto incide sui ds?
“Sono luoghi comuni. Devi essere determinata, competente e preparata. Io quando mi approccio al lavoro non guardo questi particolari, l’immagine”.
Il lesbismo è diffuso, nel calcio femminile?
“Ho conosciuto calciatrici eterosessuali e omosessuali ma è un fenomeno che deriva dalla vita quotidiana. Io peraltro guardo se la persona rispetta le regole, non faccio distinzione di razza, religione o sesso”.
Che squadra tifa?
“L’Inter da sempre, poi simpatizzo per le squadre dove ho giocato, come lo Spezia. O dove ci sono allenatori in gamba: mi ero appassionata al Parma di Nevio Scala, 20 anni fa, ora al Sassuolo di Eusebio, all’Empoli di Sarri. Apprezzo Allegri per come ha
impostato i cambiamenti, nella Juve. Senza dimenticare per esempio Giampaolo, passato della Cremonese al ritorno in A, con l’Empoli”.
L’unica donna allenatrice è Milena Bertolini, campionessa d’Italia a Brescia, un anno fa?
“La stimo, ho giocato con lei, ma ce ne sono altre. E potrebbero guidare tranquillamente club maschili”.

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