Caro Luca Di Bella, grazie dell’amicizia, prima di tutto. Un’altra volta ripescherò uno dei pezzi cui sono più affezionato, ovvero un racconto di Franco Bragagna, il mio mito, pubblicato sul Riformista, 6 anni fa, apprezzato anche dall’allora direttore Eugenio De Paoli.
Vedo che sei di Latina, ti seguo da anni in conduzione, amo la provincia, sono di Reggio, Franco lavora a Bolzano, ma com’è la sua eredità, il confronto? Daegu c’eri tu, a memoria, beh, la differenza c’era. Io avverto tanto ansia, tensione, ipertensione, paura, tutto. Ogni novità, ogni cosa diversa e bella la cerco ma mi spaventa. Ricordo Carlo Nesti che ammetteva l’uso di ansiolitici. A te dico bravo. Come a Mecarozzi, a tanti. Non solo Sky, viva la Rai e tutti i grandi colleghi, sportivi o meno. Saluti da Reggio Emilia, Vanni Zagnoli.
Ciao Vanni, grazie per gli apprezzamenti. Parlare di “eredità” è improprio: diciamo che in una disciplina importante e difficile come l’atletica leggera è importante individuare un sostituto che possa coprire alcune gare nel momento in cui il primo telecronista non sia disponibile, per impegni concomitanti (ad esempio l’accavallarsi dello sci nordico con la stagione dell’atletica indoor) oppure per improvvisi impedimenti fisici (come accaduto ai Mondiali di Daegu, quando dovettti sostituire Franco Bragagna all’ultimo secondo). Fatta questa premessa, il problema di dover sostituire all’occorrenza un telecronista come Franco Bragagna è per me duplice. In primo luogo, subentrare in corsa a una voce storica della disciplina, riconosciuta e apprezzata da tutti, ti espone inevitabilmente a un confronto impari: Franco ha esperienza ultraventennale come telecronista, personalmente lo colloco tra i più grandi, con Enrico Ameri, Rino Tommasi, Gianni Clerici, Flavio Tranquillo e pochi altri. In secondo luogo, l’atletica è probabilmente lo sport più difficile in assoluto da commentare, per numero di discipline e atleti coinvolti, contemporaneità di eventi in corso, e durata delle telecronache. Con centinaia di attori che si alternano sul palco ciascuno per pochi minuti, o addirittura secondi, diventa fondamentale saperli immediatamente ricondurre a un episodio, un aneddoto o un risultato. Questo bagaglio di conoscenze si acquisisce con lo studio, ma soprattutto con il seguire costantemente le gare nel corso delle stagioni, ed è questo aspetto che per me costituisce la difficoltà maggiore, dal momento che occupandomi di atletica in maniera sporadica e non costante, mi trovo a dover ricominciare ogni volta quasi da capo. Ma lo stress, la fatica, la tensione, sono sempre ampiamente compensate dal divertimento di fare un lavoro bellissimo.