Il ritratto di Annalisa Rabitti, a 3 mesi dall’elezione in consiglio comunale

rabitti annalisaAvevo preparato questo pezzo per un sito internet reggiano, poi non è uscito. Lo aggiorno appena
Anna ha fatto boom e non ce l’aspettavamo. I quasi 900 voti sorprendono tutti, anche chi la conosce bene. Io sono cresciuto con lei, 5 anni dal liceo scientifico Lazzaro Spallanzani, sezione F, dall’85 al ’90. E’ la scuola più blasonata della città, di lì sono usciti l’ex premier Romano Prodi e molti giornalisti: Barbara Curti (Telereggio), Giuseppe Galli (Gazzetta di Reggio), Matteo Iori (Reggiana) e Alessandro Iori (Mediaset Premium e Trc Modena).
Annalisa era per tutti Anna. E ha ricevuto i complimenti di Graziano Del Rio, del suo portavoce Maurizio Battini e negli ultimi mesi ha conosciuto bene Michele, uno dei figli dell’ex sindaco di Reggio.
Rabitti dirige un’associazione creativa, Kalimera, in via Soncini, a Cavazzoli. Abita da sempre in centro, in zona porta Castello. “Ma d’estate – racconta – ho l’abitudine di passarla nella nostra seconda casa, a Bosco di Scandiano”.
E’ sposata con Mauro, 36 anni, e ha due figli: Martino, 10 anni, e Milla, 5.

Si occupa di k-lab, ovvero progetti e design per bimbi autistici e diversamente abili.

Annalisa ora dovrà cambiare vita. “Non sono preparata, dedico molto tempo al lavoro e alla famiglia”. “Mio figlio mi assorbe molto”, confidava anni fa, nell’ultimo contatto.
Al liceo era una ragazza vivace, precoce in tutto. Brillava per fisicità, impressionante. Slanciata, fibre muscolari tonicissime, come fosse una ragazza di colore. Fin dai 14 anni era sempre molto concupita dai compagni.

A 15 era già titolare in serie A2 di volley, come schiacciatrice. Questione di geni, visto che il padre Marino insegnava educazione fisica e tennis, idem la madre Daniela Pulcini, pluricampionessa d’Italia di volley, negli anni ’70. La coppia ha un figlio, Simone, 38 anni, rimasto paralizzato a seguito di un incidente stradale.
Annalisa aveva frequentato le scuole medie all’istituto musicale Achille Peri. “Ci aveva sorpreso anche solo la sua candidatura – sottolineano Ludovico Berruti, Gabriele Montanari e Daniela Davoli, suoi compagni di classe dagli 11 ai 19 anni -, idem questo exploit. Nel tempo però ha sviluppato grande attenzione per i temi sociali, invogliata dalla storia del suo bambino”.
“E’ incredibile venire a sapere che Annalisa abbia chiuso l’ultimo comizio della campagna elettorale di Matteo Renzi, al PalaMalaguti di Casalecchio di Reno”, aggiungono Marco Bezzi e Andrea Farioli, i più vicini a lei anche nel dopo liceo.
Già, ma ci pensate? Una donna poco in vista anche a Reggio che all’improvviso diventa fiduciaria per la regione del nuovo premier.
“Sono renziana della prima ora – racconta Annalisa -. In città avevo offerto la mia disponibilità a impegnarmi per lui, mi hanno coinvolta. E’ stato Beppe Pagani a chiedermi di chiudere l’ultimo comizio del premier, neanche ho avuto tempo di prepararmi un intervento ad hoc. Quella tribuna non mi ha spaventata, adesso invece l’idea di diventare un personaggio pubblico, in provincia, mi mette ansia”.
Ora ha la responsabilità di allargare gli orizzonti dei propri interessi.
“Vorrei rendere Reggio città simbolo, a misura dei diversamente abili. Questa sarà la mia battaglia”.
Aveva festeggiato assieme al nuovo sindaco Luca Vecchi, mentre il collega Matteo Terzi, capogruppo dei renziani in città, non stava ottenendo i risultati sperati. Annalisa a un certo punto aveva suggerito a tutti di spegnere i computer.
“Siamo andati a mangiarci una pizza al Pegaso. A un certo punto arriva il messaggio di mio marito: “Ma che hai fatto?”.Pensavo di avere dimentato aperto il gas o qualcosa sul fuoco. Invece, ero la seconda più votata di sempre, in città, dietro a Franco Ferretti”.

Davanti a Emanuela Caselli, ex moglie di un compagno di classe, sempre in quella 5^ F dello Spallanzani.

Annalisa poteva raccogliere probabilmente la sua eredità. Ha la statura fisica e morale per sopportare l’impegno. E, vi garantisco, farà breccia nel cuore dei reggiani con solarità e idee. “A scuola in latino non ero brava, però sono sempre stata promossa”, sorride al ricordo di quegli anni in via Filippo Re.

Ora per un quinquennio si dividerà fra sala del Tricolore, Cavazzoli, porta Castello e Fogliano. Mantenendo il figlio Martino al centro della sua vita.

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