Stasera Marco Ansaldo non mi conforterà, a Sassuolo-Juve

Va beh, Marco era neopensionato, non sarebbe venuto a Sassuolo-Juve, non sarei andato a cercarlo, come faccio con tutti inviati e anche collaboratori, per salutare, per avere consolazione, per dialogare, per raccontare la precarietà a vita, la mancanza del contratto.

Non mi avrebbe guardato con aria consolatoria mista a compassione, perchè in fondo dal 2002, forse, o anche prima, gli racconto la stessa storia.

Marco Ansaldo era un grande. E come tutti i grandi aveva a cuore i casi umani, come il mio. Non solo il mio. Ci conoscemmo nel ’93, con l’approdo della Reggiana in serie A. Arrivai a scrivere, più tardi, anche per la Stampa. Marco Ansaldo, fuoriclasse, uomo perbene. Ai potenti non faceva sconti, a me sì. Mi ascoltava. E io ascoltavo il suo antiberlusconismo. O anti berluscuonesimo. Non mi era piaciuto, era risentito, con il cavaliere.

Due anni fa, quando morì Pino Colombi, assieme a Roberto Beccantini fosti il primo, il più celere a rispondere alla mia richiesta di necrologio, per Stadiotardini.it. Fuori tempo massimo arrivò Gianni Mura, mentre un collega di quel livello non arrivò mai.

Una volta gli chiesi uno scherzo, al telefono. “Marco, sono i cantieri Ansaldo, le andrebbe di fare l’ufficio stampa?”. Un po’ di tiritela e poi mi chiese di inviargli la cosa su carta intestata. Forse però non lo feci a lui ma all’Ansaldo di Repubblica.

Una volta chiamai Repubblica e dissi: “Chiamo dalla tangenziale, cerco Alberto Arbasino”.

Pun, gioco di parole. Una piccola burla. Mah, baffo Ansaldo.

Mah. Marco ha raggiunto tanti amici che mi hanno dato tanto e gratis. Giorgio Borri di Tuttosport, Lionello Bianchi de Il Giorno, Lino Giaquinto di Avvenire, ma tanti che dimentico. Marco Ansaldo era il più grande con il quale avessi una confidenza superiore. Marco, grazie, scusa, non ero nessuno per permettirmi di discettare con te di giornalismo. In fondo, io sono un appassionato di sport e comunicazione, non un giornalista. Grazie, Marco, a te e a tanti.

Mi commuovo adesso, non so se resisterò sui bianchi del Mapei stadium, se ci sarà un momento su di lui. “Ciccio”, mi diceva, ogni tanto. Mah, Marco, grazie. A te e a tanti. L’amicizia, stima, passione con cui mi incoraggiate è forza di vita. Grazie, Marco e tutti.

 

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