Una storia di crisi e umanità: Antonella ha scritto al Papa per chiedere aiuto, dopo 17 mesi il compagno trova lavoro

Vanni Zagnoli
Antonella spera che il Papa un bel giorno le telefoni, almeno per incoraggiarla.
Antonella ha 57 anni, è reggiana, lavora qualche ora il sabato, fa le pulizie a domicilio. Ha un compagno di 51 anni, Antonio, da oltre uno disoccupato, ma proprio ieri ha trovato addirittura l’assunzione. Una settimana di prova, a Mirandola, e poi dovrebbe andare a lavorare a Genova. Insomma, è come se fosse avvenuto il miracolo, per questa famiglia.
Lui è calabrese, per una vita ha fatto il muratore, è appassionatissimo di calcio, qualche anno fa scommetteva per tentare di migliorare la condizione economica della propria famiglia.
“Non immaginavo di restare senza soldi – racconta da casa propria, in una frazione della periferia-. E’ una brutta sensazione, non averli neanche per le sigarette o per un caffè”.
Antonella e Antonio hanno un figlio di 12 anni, hanno chiesto aiuto agli assistenti sociali, perchè i parenti non li aiutano. Da anni sono ospiti di una signora reggiana, malata di Alzheimer. Vivono nell’appartamento di sotto, ogni tanto la vanno a trovare, qualche volta lei scende, in particolare per prendere la medicina quotidiana.
Antonella e Antonio faticano ad andare avanti, avevano chiesto di salire di un piano, assieme alla signora, ma lei, a 77 anni, è ancora sufficientemente lucida e preferisce restare da sola.
“Avremmo abbassato le spese per le utenze – racconta Antonio -, pazienza. Da giovane ho sempre aiutato i fratelli, pagai io il funerale di mio padre, ora che a 51 anni mi ritrovo in difficoltà anche gli amici che avevo aiutato non sono in condizione di ricambiare”.
Antonio cercava un lavoro che gli restituisse uno stipendio per andare avanti, per mantenere il figlio.
“E poi è una questione di dignità, senza lavoro mi deprimo. Ero andato a collaborare con un contadino vicino casa, ma il compenso era di 0,80 euro all’ora. Ora spero che tutto vada a posto”.
Antonella ama dialogare e scrivere, un mese e mezzo fa ha rivolto una missiva al Papa in cui ha chiesto aiuto. Francesco I si fa vivo con tante persone, dal Vaticano telefona con numero privato. Antonella non ha computer, nè mail, spera in quella telefonata almeno per un sorriso.
“Un giorno – racconta – sono stata alla Caritas a prendere la spesa, insieme a tanti. E’ venuto anche mio figlio, un compagno di classe l’ha visto e il giorno l’ha irriso”.
“Ah, allora sei povero, se vai alla Caritas”.
Già, a 12 anni si dovrebbe giocare, anzichè mettersi in fila per un pasto o per la spesa, ma il bimbo è molto affezionato alla mamma e allora la accompagna volentieri. Quelle parole del compagno però l’hanno ferito.
“Mamma, non voglio crescere povero. Mi fa schifo”. Ha detto alla genitrice.
Questa è una tipica storia italiana, del 2014. Antonella e Antonio sono insieme da 20 e passa anni, è gente semplice, con una parola per tutti. Ascoltano, solidarizzano. Antonio e Antonella cercano, meritano una chance. Antonio smaltisce il nervosismo per questa situazione calciando una pianta nel giardino di casa della signora, ieri mattina è andato a Gavassa e poi ha raggiunto il cantiere a Mirandola, nel Modenese.
Antonio ha un rammarico: “Ho un fratello con problemi di tossicodipendenza, da 4 anni il comune di Reggio lo aiuta. Lo ringrazio, però io ho sempre lavorato, non ho mai avuto vizi, se non guardare molti programmi sportivi e partite in tv. Onestamente mi spiace che vengano prima gli aiuti a chi ha dipendenze da droga o alcool piuttosto che a me”.
Antonio avrebbe persino accettato di fare lo spazzino. “Ma dai servizi sociali mi hanno spiegato che utilizzano più che altro indiani”.
Antonio voleva collaborare con forni o bar per consegne, per esempio, ma anche quel settore è in crisi. Antonio si adatta a tutto. “Anche a fare il badante”. Fortunatamente non ne avrà bisogno, ritornerà a fare il muratore.
Antonio, Antonella e il figlio di 12 anni. Vivono in campagna, a Reggio, non vogliono emigrare anche perchè non hanno neanche i soldi per andare all’estero.
“Ma un giorno – conclude Antonella -, vorrei andare a Roma, a vedere il Papa in piazza San Pietro, con mio figlio. Oppure in pellegrinaggio a Medjugorje, in Bosnia. Per quello mia madre mi sovvenzionerebbe”.
In questa storia lascia perplesso un solo particolare, fratelli, sorelle e madri che non aiutano in alcun modo Antonella e Antonio.
“Uno dei nostri parenti entro qualche settimana regalerà un computer nuovo a nostro figlio”.
Antonio ha sempre lavorato in proprio, come muratore, e anche questo incide nelle graduatorie comunali. A 51 anni si avvia all’assunzione, respira di sollievo. E con lui Antonella e il dodicenne di famiglia.

 

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