Vettel alla Ferrari, Piero Ferrari lo anticipava nell’intervista di due anni fa, al premio sport e civiltà, di Parma. Questa è la versione per Avvenire

Piero+Ferrari+F1+Testing+Bahrain+Day+1+Rp4ikJcR9T2xArriverà alla Ferrari Sebastian Vettel, campione invisibile, nel senso che non è mediatico, è molto applicato e non alimenta il suo personaggio. Questa è la versione integrale dell’ora passata due anni fa con Piero Ferrari, il figlio del drake. Tra palco e realtà, cioè tra parte pubblica e incontro con pochi giornalisti, con mie domande.

 

Vanni Zagnoli
Parma
Metti una sera Piero Ferrari a teatro. Al Regio il figlio del drake si racconta al 36° premio Sport civiltà: l’unione veterani incorona atleta dell’anno la tiratrice a volo Jessica Rossi, riconoscimenti anche al presidente della federcalcio Giancarlo Abete, ad Arrigo Sacchi, all’astrofisica Margherita Hack, 90enne ex saltatrice, alla canoista Josefa Idem e al Barilla team (Macchi-Podestà-Zanardi). Struggente però il racconto familiare del vicepresidente della Rossa.
“Sono stato al fianco di papà Enzo, in azienda, per un terzo di secolo – ricorda l’ingegner Piero Ferrari, 67 anni -, sino alla morte. Con lui si lavorava di giorno e pure la sera, a casa, il sabato e la domenica. L’unica giornata in cui riposava davvero era Ferragosto, un giorno che non amava, come un segno del destino: i funerali vennero officiati proprio il 15 agosto dell’88”.
E a maggio, sempre di 24 anni fa, Papa Giovanni Paolo II visitò gli stabilimenti di Maranello. Negli anni ’60 la Chiesa prese posizione contro le corse e i costruttori che esponevano i piloti a rischi eccessivi, con drammi ricorrenti.
“La frattura si era già ricomposta da alcuni anni, la visita chiudeva il cerchio. La malattia era iniziata, perciò quel giorno mio padre non era presente, tuttavia fu toccante perchè Karol Wojtyla aveva un carisma avvertibile anche quando restava in silenzio. Ebbi la fortuna di guidare una Ferrari con lui accanto, il ricordo è indelebile: feci da autista al Santo Padre”.
Che dall’ufficio telefonò al drake, a casa.
“Restammo tutti a distanza, non conosco il contenuto di quel dialogo”.
Enzo Ferrari perdipiù si definiva agnostico…
“Non andava a messa, però aveva amici sacerdoti e un confessore, il generale dei Benedettini, che celebrò il mio matrimonio. Ad alcune persone riconosceva qualcosa di diverso e speciale”.
E mamma Lina Lardi, scomparsa nel 2006, a 95 anni?
“Era molto riservata, rilasciò un’unica intervista, rivelando la gestazione della prima auto. Papà le chiese: “Come chiameresti la macchina che sto fabbricando?”, “Ferrari. Ettore Bugatti ha fatto lo stesso, dando il proprio nome alle sue vetture”. Non so quanto abbia inciso quel suggerimento, il nostro marchio però è riconosciuto, ha successo in tutto il mondo”.
Lei è nonno di due nipoti, Enzo e Piero. Cosa segue?
“Poco la parte sportiva, mi occupo più del versante industriale. Ho la passione di mio padre per i nuovi prodotti, pensava sempre alla vettura successiva. “La macchina migliore sarà la prossima”, ripeteva spesso”.
Lavorare per la Ferrari entusiasma?
“L’impegno profuso da tutti va oltre la retribuzione, dà motivazioni perchè si contribuisce a un prodotto popolare nel mondo. La passione aiuta. Le corse sono molto stressanti, però siamo fortunati a praticare questo mestiere. Spero proprio che lavoro e successo proseguano, al vertice si arriva ma restarci è ancora più complicato”.
A Maranello intanto inanellate bilanci positivi, nonostante la crisi.
“Ogni anno continuiamo a svilupparci e a produrre nuovi esemplari. Nel 2012 batteremo il record di vetture assemblate e del venduto negli Stati Uniti”.
Domenica finisce il campionato di Formula Uno, a Interlagos…
“C’è ancora una possibilità e in Brasile si sono già verificati due finali imprevisti, sorprese a nostro sfavore, stavolta speriamo di rovesciare l’esito”.
Sei anni fa vinse Fernando Alonso, ma su Mclaren…
“Era l’ultima gara in Ferrari di Michael Schumacher, in partenza gli si afflosciò uno pneumatico, in un contatto, e lo spagnolo si aggiudicò il titolo”.
Nel 2008 Felipe Massa tagliò il traguardo da iridato ma…
“Subito dopo scoprì che il titolo era di Lewis Hamilton”.
Alonso ha vinto due mondiali, nel 2010 fu secondo, 5 anni fa terzo: è davvero il miglior pilota in attività?
“E’ la certezza della squadra, ha sempre dato il meglio in ogni gara, le sue rimonte non sono casuali. In corsa ha grande lucidità, da campione vero”.
Per il presidente Luca Cordero di Montezemolo è il migliore nella storia della Ferrari…
“Dovrei tornare indietro di quasi 40 anni, ai tempi dell’austriaco Niki Lauda, ma non sono raffrontabili perchè le epoche sono troppo lontane”.
Anche Massa è già stato confermato per il 2013, nel futuro ci può essere un nuovo pilota? Magari proprio il tedesco Sebastian Vettel, vicino al tris iridato?
“Grandi cambiamenti ci saranno nel 2014, con nuovi motori e macchine, magari anche guide diverse. Per l’anno prossimo la squadra è questa, Vettel può rappresentare un’opzione per il campionato successivo. Abbiamo preso già due campioni del mondo, Schumacher e Alonso, magari arriverà pure il terzo”.
Felipe Massa è stato a lungo in bilico, prepara l’8^ stagione di fila, record moderno in Ferrari, escluse le 11 anni di Schumacher. Approva la conferma?
“Il team funziona bene. Alonso è il riferimento, il brasiliano è uomo squadra, l’ha dimostrato anche negli Stati Uniti. Va bene così”.
Che stagione di F.1 è stata?
“Di grande competitività, con gare emozionanti. Il nostro inizio era stato difficoltoso, siamo migliorati, sul finire la Red Bull ha recuperato. Come spettacolo, eccellente”.
E’ pronosticabile un doppio secondo posto, fra i costruttori e tra i piloti. Negli ultimi 8 anni solo Raikkonen, nel 2007, diventò campione sulla Rossa: vi potete accontentare?
“Corriamo sempre per il primato. La seconda posizione è un buon piazzamento, la macchina è risultata molto affidabile, purtroppo in due gare non abbiamo preso punti, altrimenti saremmo potuti arrivare davanti, ma lunedì spero ancora di svegliarmi campione…”.
A 43 anni, Schumi si ritira veramente, tornerà come dirigente?
“Non è in ipotesi, solo lui conosce i propri progetti. Quando si fermò la prima volta, era ancora era il più veloce in pista. Al rientro è stato sfortunato, non ha avuto una buona macchina, altrimenti sarebbe stato più competitivo”.

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