Volley, Ravenna. Grazie per la libertà di stampa. Una serata emozionante, fra romagnoli unici: “Romagna mia…”. Il baccano dei sirmaniaci, la religione della pallavolo, le riprese ammesse sono un calcio al calcio di A e B e a certo basket

Ngapeth in azione (tuttosport.com)

Vanni Zagnoli
Qui non raccontiamo i playoff di serie A di volley, che pure hanno promosso le prime semifinaliste, ovvero Modena e Civitanova, mentre Trento sabato è andata alla bella con Verona e Perugia oggi.
Da Ravenna, raccontiamo la magia del volley, la festa, il palaDeandrè, i sirmaniaci, insomma il mondo del sottorete, che si lascia riprendere e raccontare, basta non disturbare troppo, c’è la massima libertà di azione e movimento, a differenza del calcio. Tanti tifosi fanno video, fotografano, parlano, tambureggiano, sì, è questo il volley, ma anche il basket.
Era la scorsa domenica a Bologna, per l’Olimpia Milano, è festa sempre, festa a prescindere, si tifa pro, non contro. Visto da vicino, in riscaldamento, Zaytsev è impressionante. A bordo campo ci sono le wags, miss Russell, miss Berger, una pallavolista austriaca che gioca in Germania e una giornalista bulgara, naturalmente della tv, fidanzate con stranieri della Bunge, l’intrusa nei playoff. Piccolo budget, Beppone Brusi in tribuna, accanto a Marco Bonitta, qua dg, dopo l’oro mondiale femminile del 2002 e il quarto posto del 2014, con capelli brizzolati, accanto al dg di Lega che guarda con l’ipad la partita trasmessa dalla Rai.
Bisognerebbe essere su più campi, a Milano, per Modena, per assistere agli spettacoli, anche solo degli speaker, molti eccentrici. Qui si va come in discoteca, al luna park, l’ebbrezza è tale che neanche si guarda la partita.
Tutto questo, in piccolo, si vive persino in A2, in mattinata il passaggio al PalaBigi, per la rifinitura di Ortona, con la fisioterapista Antonella a massaggiare lo straniero: “Mi invidiano le amiche, ma sono sposata”.
Nella pallavolo si può scherzare, scherzano meno i sirmaniaci, impressionanti nel loro attaccamento. Lollo Bernardi e tutti cercano concentrazione, partendo dall’albergo, il Cube, siamo stati anche lì e non ci hanno cacciato.
Ci sarebbe un Porto Robur voglioso di semifinale, un quarto di secolo dopo i miracoli de Il messaggero, sì proprio il marchio di questo giornale, sul tetto del mondo per tre volte, con Kiraly e Timmons e Beppone Brusi, appunto. Qui c’era l’Olimpia Teodora, 11 scudetti di fila, con Manu Benelli, in sovrappeso ma mani di fata, in alzata.
Si alzano gli umbri davanti a noi, 20-25, passeggiatina, via, salutare. “Murato”, sillabano le bandiere rossonere. Mamma mia che emozione, verrebbe voglia di girare l’Europa, con i sirmaniaci, con Gino Sirci, per sport. Nipote e zia fanno stretching in curva, si abbracciano, insomma qua è tutto idilliaco, non ci sono grandi tensioni, ne riparliamo in finale.
Il volley regge il paragone con il basket, anche nel femminile, soprattutto nel femminile, con i quarti, gara-1.
Al Deandrè è un rullare di tamburi infinito, degli umbri, con megafoni, il Porto ne ha solo uno, fatica a reggere il confronto con il frastuono, servono i tappi nelle orecchie per contenere il battito cardiaco. I blu pareggiano sul 25-23, passano anche nel terzo set, a lungo sotto, una ricezione sbagliata, una schiacciata fuori di Berger, sorpresa. E’ la vittoria del modenese Fabio Soli su Bernardi, ripreso anche nel quarto set, nonostante 4 punti di margine, sul 23 pari il muro di Buchegger davanti alla fidanzata bionda è il punto esclamativo sulla vulnerabilità della creatura di Gino Sirci. Mura anche Raffaelli e fa il Luca Toni, vuole sentire i romagnoli. Qua si tifa contro Cesena o Rimini e o Forlì, nel calcio, ma la pallavolo unisce. Anche sul matchpoint.
Adesso Ravenna e Verona sperano di estromettere due delle solite 4, la novità farebbe bene e in fondo possono arrivare anche in finale nelle coppe.

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