Mia moglie Silvia mi dà la notizia. “E’ morto Gianni Pastarini“. Ieri non l’ho vista.
Gianni era un amico, un gentiluomo d’altri tempi, mai si sarebbe sognato di interrompermi, di non farmi parlare, di obiettare, di fare storie, di invitarmi a maggiore sobrietà. Gianni era anfitrione di un basket vero, di gente vera, meno soldi e più sentimenti.
Gianni aveva fondato la Pallacanestro Reggiana, nel 1974, meritava di vivere i festeggiamenti per il mezzo secolo. Gianni era stato il ds e pure il team manager, sicuramente il consigliere personale di tanti ragazzi, dalle giovanili alla prima squadra, un maestro di vita, più che di basket.
Aveva tenuto battesimo buoni allenatori come Raimondo Vecchi, Fossa, poi ironman, oltre che opinionista su Teletricolore mai leggero, e Gianni Zappi, scomparso tragicamente. Cesare Pancotto e Massimo Grisanti. E poi il mito Dado Lombardi, ma pure Joe Isaac, giocatori totem, Joe Bryant e Mike Mitchell. Un marea di campioni ma anche di meteore, come Guido Cenderelli.
Escludo che Gianni Pastarini abbia mai litigato con qualcuno, sicuramente ha fatto da paciere, anche tra Daniele Barilli, Carlino Reggio e poi Gazzetta dello Sport, da collaboratore, e Maurizio Bezzecchi, Gazzetta di Reggio e poi Lega, A2 e A1. Era Barilli che non parlava con Bezzecchi, nè con Marco Lamperti e poi aveva un fatto personale, per esempio, con Paolo Boesso.
Barilli, di cui racconteremo in lungo, è andato in pensione da poco, era il Gianni Brera del basket, a Reggio, arcicritico.
Gianni era una buona pasta d’uomo, una persona seria e al tempo stesso allegra, un uomo spogliatoio, uno che di sicuro si accontentava, che mai avrà trattato il proprio stipendio. Iniziò in un basket amatoriale, quasi, 50 anni fa, dilettantistico, e rapidamente si adeguò nella scalata, lui peraltro è stato molto professionale, aggregante, sicuramente anche con gli sponsor.
Quei capelli bianchi, da sempre, l’altezza importante, gli occhiali, la divisa biancorossa, gli davano autorevolezza.
Siamo stati a casa sua a raccontarlo in video, Gianni, come alcuni, amici o meno, resterà nel ricordo collettivo pubblico grazie al nostro videoraccontone. “Fatti sentire, mi raccomando”. Un anno fa, direi, lo chiamai per gli auguri, gli fece piacere.
Sapete che io sono noto per le note vocali lunghe, penso di parlare con amici, di calcio e basket, volley e sport olimpici, giornalisti e atleti, allenatori e dirigenti. Alcuni mi bloccano rapidamente, per principio, perchè magari ho lasciato un messaggio lungo e di notte, come fosse vietato. Balle.
Gianni era diverso, umano e vero, come tanti reggiani, non tutti.
Il massaggiatore Beppe Bellelli, il dg Mario Ghiacci, il presidente Enrico Prandi e poi Mario Monducci, poi Chiarino Cimurri, il magazziniere Bertacchi, se ricordo bene.
Era una Reggiana di amici, arrivata in serie A2 in 7 anni, in A1 in 8, subito ai playoff.
Gianni ebbe grandi giornalisti, in sede, Alberto Guarneri, poi firma de Il Messaggero, televisione, ora Corriere della Sera, e Alessandro Crovetti, il mite Stefano Martini. Da Reggio partirono Lorenzo Sani e Angelo Costa, da Il Resto del Carlino, restarono lì Ezio Fanticini e Daniele Barilli, appunto, Gigi Manfredi e Andrea Ligabue.
Sicuramente Gianni era amico dell’altro Gianni, Gian Matteo Sidoli, il santone, ex arbitro, di Ercole Spallanzani, giornalista, padre di Gaia, e di William Giberti, di Ivan Paterlini, Gazzetta di Reggio e poi del vicepresidente, di Stefano Landi. Si era defilato, nel tempo, con la proprietà Landi, dunque con Maria Licia Ferrarini.
Aveva condiviso tanto con Leandro, Leo Ergelini, vice di Dado e a lungo collaboratore di Reggiana basket, sulle statistiche, con Leandro Casoli, ex dipendente di Conad, scomparso da anni, sicuramente aveva aiutato il basket femminile, Armando Ferraroni, il magister, che io conobbi facendo l’addetto stampa, stagione ’92-’93, e con Roberto Vecchi.
Gianni aiutava come poteva le altre società della provincia, la MeCart Cavriago, di Ascenzio Iezzi, con il quale collaborai pure, per radio Reggio, con dirette, e Novellara, Castelnovo Sotto (Coopsette) e Gustalla, Rubiera e La Torre, il Jolly e Sant’Ilario, il torneo Gnaker e il Csi.
Gianni era il basket. Purtroppo la serie A si ferma, va ricordato con un minuto di raccoglimento, su ogni campo.
Questo era il nostro videoracconto, raccolto tre anni via, nel quartiere Rosta Nuova, con la figlia Cristina presente.
Da “All-around.net”