Il calcio del procuratore Vanni Puzzolo: il centrocampista Matteo Brighi torna a Bologna, storia di un antidivo. “Disse no alla Juve e ad Alessandro Moggi per restare con me, il Rimini guadagnò il triplo”.

Matteo brighi con la maglia del Sassuolo
Matteo Brighi con la maglia del Sassuolo, qui contrasta l’avanzata di De Rossi (Roma)

di Vanni Puzzolo

Sono diventato il procuratore di Matteo Brighi quando non aveva ancora 19 anni ma era già una speranza del calcio italiano e si stava imponendo nel Rimini che giocava in serie C2.

A metà stagione, subito un problema da risolvere: io avevo un accordo con il padre per seguire il ragazzo, ma non vi era stata alcuna firma, il presidente del Rimini di allora, il compianto Bellavista, aveva buoni rapporti  con Moggi, anche di lavoro, e ben presto la Juventus mise le attenzioni su questo giovane emergente.

Il padre venne convocato alla Cocif,  quartiere generale del Rimini Calcio, e si trovò di fronte a delle decisioni prese da altri: “Le comunico che abbiamo ceduto suo figlio alla Juventus e lì giocherà per il prossimo anno: le do il nominativo del procuratore che si occuperà di tutta la trattativa”. Si chiamava, ovviamente,  Alessandro Moggi.

Il padre non capiva molto di calcio, ma è una persona all’antica,  uno di quelli per i quali ancora le parole date hanno un valore e disse: “Parlerò con Matteo e sentirò cosa vuol fare, ma credo voglia finire la scuola a Rimini, il prossimo anno deve diplomarsi ragioniere. Quanto al procuratore,  io ho già dato la parola a Vanni Puzzolo e intendo mantenerla”.

Incontrare persone per bene a volte è veramente una fortuna.

Un mese dopo fui convocato, assieme a Matteo, alla Cocif dove ci aspettavano  Moggi, i suoi collaboratori e il presidente Bellavista. Subito ci spinsero ad accettare il trasferimento alla Juve poichè sarebbe stato un affare per tutti,  onestamente pure io pensavo che si sarebbe  dovuto accettare.

Matteo era timidissimo, a 34 anni lo è ancora: impaurito, bianco in faccia, non parlava, ma si vedeva che era in grande imbarazzo, chiesi una pausa per parlare da solo con il ragazzo e cercai di spiegargli che era l’occasione della vita,  che andare alla Juventus era un sogno e che non ci si poteva permettere di rifiutare: lui mi guardò arrossendo e con voce impaurita mi disse: “Vanni io il prossimo anno voglio  giocare nel Rimini,  fare l’ultimo anno di ragioneria e diplomarmi,  non mi sento pronto per andare a Torino. Se, come dicono, sono così bravo il prossimo anno lo sarò pure di più,  costerò di più,  e sarete tutti contenti”.

Rimasi spiazzato da una decisione tanto netta e tanto lucida,  non so se era quella giusta, anzi credevo fosse sbagliata,  i treni di solito si usa dire che quando passano vanno presi, ma capii che la sua decisione era inequivocabile e,  noi agenti, dobbiamo sempre consigliare, suggerire,  ma accettare  sempre le decisioni del nostro assistito.

A quel punto feci uscire Matteo da una porta secondaria , lo mandai a casa,  tornai nello stanzone presidenziale  e comunicai la nostra decisione definitiva.

Ovviamente presi insulti da Bellavista che mi rimproverò  di non saper fare il mio mestiere e di “rovinare” il Rimini per la mancata vendita, presi anche l’ironia di Luciano Moggi che mi trattò come fossi un pivellino e me ne andai.

Il resto della storia è nota.

Matteo la stagione seguente disputò 35 gare da titolare nel Rimini,  segnando 9 reti,  la Juventus si invaghì ancora di più di quel calciatore prodigio, dovette vincere la concorrenza di diverse altre squadre che lo volevano, Bellavista ne approfittò  e pretese tre volte il prezzo che lo avrebbero pagato l’anno prima e comunque Matteo finì  alla Juventus con un anno di ritardo e fu davvero un buon affare per tutti.

Ieri Matteo ha stipulato,  forse,  a 34 anni compiuti,  il suo ultimo contratto in serie A, con il Bologna, dove ritorna dopo ben 14 anni. Là disputò una delle sue migliori stagioni, con Guidolin: era il 2002, arrivò settimo, Champion e Uefa svanirono il 5 maggio con la sconfitta a Brescia per 3-0 e quella data fu letale non solo per l’Inter.

Al termine di quella stagione si consacrò come miglior giovane della serie A,  arrivò a esordire in Nazionale con Trapattoni. Lo chiamarono a ritirare il premio in Sardegna, a Porto Cervo, a quei tempi la località dei vip: una location meravigliosa, presentata da Simona Ventura in diretta Rai. Eppure lui mi disse: “Vanni, vai tu a ritirarlo, lo sai che io non sono per quelle cose”.

Questa è la storia di Matteo Brighi, l’antipersonaggio per eccellenza.

 

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