Automobilismo. Domenica sono 30 anni dalla morte del romano Elio De Angelis. Gli furono fatali i test a Le Castellet. Ricordando anche Riccardo Paletti, a cui è dedicato l’autodromo di Varano de’ Melegari, nel Parmense

Vanni Zagnoli

Domenica saranno 30 anni dalla morte di Elio De Angelis, il pilota romano della Lotus. Gli furono fatali i test a Le Castellet, con la Brabham. Si capottò più volte e prese fuoco, in quattro provarono a estrarlo dalle fiamme: l’australiano Alan Jones, Nigel Mansell, Keke Rosberg e Alain Prost. Gli furono fatali i fumi respirati in quei minuti, ce ne vollero 10 per estarlo dall’abitacolo e oltre 30 per l’elisoccorso. Oggi anche per le provce ci sono l’elicottero e i commissari.

De Angelis era romano, il padre Giulio era costruttore e campione di motonautica, fu uno dei primi rapiti in Italia.

Elio era campione italiano di F3, arrivò in F1 con con la Shadow, divenne popolare con la Lotus, di Colin Chapman: 108 gp e 2 vittorie, in Austria nell’82 e a Imola 3 anni più tardi. Aveva Riccardo Patrese e poi Senna come compagni di squadra, preferì passare alla Brabham di Bernie Ecclestone, dove ritrovò Patrese.

La sua morte rientra fra le dimenticate, dell’automobilismo. Come la scomparsa di Riccardo Paletti, nel 1982, alla partenza del gran premio di Montreal, in Canada.

 

Riccardo Paletti

Riccardo Paletti

 

A cura di Giangabriele Perre

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