Cari castoristi, vincete per Fabrizio. Quell’irascibile, burbero allenatore. Con un cuore grande così. Che vorrei come papà

Castori, prima stagione in serie A
Castori, prima stagione in serie A

Cari cholisti, cari adepti di Fabrizio Castori,

vi scrivo prima di dormire, sperando che i miracoli esistano. Che il Carpi vinca a Udine e che si salvi. E’ dura, durissima. Soprattutto che il Palermo non batta il Verona.

Volevo lasciare un whatsapp a Castori, anzi lasciarlo all’amico Vanni Puzzolo ma poi esterno come al solito.

Caro Fabrizio Castori, è stato un onore, un piacere, un orgoglio frequentarti, incontrarti, chiederti, conoscere tua moglie, tuo figlio, fotografarli.

Per me sei un fratello maggiore, anzi sei il papà che non ho più.

In fondo io la penso come te: “Ricordati, Vanni, che nel calcio la cosa più facile è giocare bene e perdere”.

Ecco, io ho sempre giocato male, nel giornalismo, e spesso ho vinto.

Oggi, perdo ma gioco bene. Anzi, perdo e gioco male.

Però, però. Manca giusto il miracolo del Verona, di Delneri, altra persona perbene.

Voi, allenatori della vecchia guardia, gente seria che vorrei come padri.

Papà Vasco non c’è pi dal 2002, io in voi rivedo lui. Burberi e gentiluomini. Castoristi e cholisti.

In bocca al lupo, biancorossi. Anche da mia moglie Silvia. Non potete retrocedere.

Mi, ci ricordate il Piacenza. Il caro, vecchio. Piace.

 

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