Da Corriere.it, Beppe Severgnini. Email, sei cose da evitare prima di cliccare il tasto invia, a 20 anni dall’introduzione

Beppe_Severgnini

Beppe Severgnini è cremonese, di Crema, e ha 58 anni.

(v.zagn.) Una bella dissertazione di Severgnini a proposito di abusi di posta elettronica.

Da corriere.it di Beppe Severgnini

http://www.corriere.it/tecnologia/15_settembre_20/sommersi-email-0e946fac-5f5f-11e5-9125-903a7d481807.shtml

I molestatori digitali dispongono, ormai, di un arsenale. In qualche caso, bisogna essere pazienti: prima o poi impareranno a usarlo. Facebook è un amplificatore: i cafoni sono diventati cialtroni, i perdigiorno buttano via gli anni. Twitter è la macchina della verità: la sintesi rivela la bontà delle idee o l’assenza delle medesime. Dotare un esibizionista di un account Instagram è come fornire un microfono a Maurizio Landini o una telecamera a Giorgia Meloni: una tentazione irresistibile. Alcuni strumenti, però, hanno ormai una certa età: dovremmo aver imparato ad utilizzarli. Non è così, purtroppo. Come sapete, c’è ancora qualcuno che chiama al cellulare e inizia a parlare senza prima domandare: «Disturbo?». E ci sono molti che saturano le caselle altrui con email non richieste, senza provare il minimo senso di colpa.

La posta elettronica è invasa da forze di occupazione

È incredibile dover parlare di queste cose nel 2015, vent’anni dopo il debutto sociale della posta elettronica. Ma è necessario: la velocità di connessione e l’ubiquità degli smartphone hanno moltiplicato gli abusi. Ricordate gli anni felici in cui, vedendo il numero rosso che segnalava l’arrivo di una mail, eravamo quasi felici? L’animale sociale che è in noi emetteva un impercettibile mugolìo di soddisfazione. La stessa, piacevole sensazione che, dieci anni prima, ci regalava il lampeggio della segretaria telefonica, rientrando a casa: ehi, qualcuno ci ha cercato!
Tutto questo è finito. La posta elettronica – rapida, gratuita, semplice – è invasa da forze di occupazione. Filtri e firewall riescono a bloccare parte della spam automatica; ma nulla possono contro la stagista di un ufficio stampa, convinta che inondare l’umanità di comunicati sia un diritto costituzionalmente garantito. Alcune applicazioni segnalano, attraverso i colori, le mail probabilmente irrilevanti. Ma devono arrendersi davanti al signor Santo Pignoli, che passa le serate offrendo al mondo le sue opinioni. E pretende risposte.

Una persecuzione che rasenta lo stalking.

Ripeto: è imbarazzante dover ripetere certe cose. Ma è necessario: perché qualcuno non le ha ancora capite. Nessuno – a parte le compagnie telefoniche, Vodafone in testa – si sogna di chiamare la gente a casa solo perché esiste il telefono. Moltissimi credono, invece, che l’esistenza della posta elettronica, e la conoscenza di un indirizzo, autorizzi a praticare una persecuzione che, in qualche caso, rasenta lo stalking.
È un peccato: avanti così, e uno strumento utile e gratuito come l’email verrà abbandonato, in favore di nuovi strumenti (WhatsApp, Slack, è stato appena lanciato Symphony per il mondo finanziario). In un ultimo, disperato tentativo di spiegare l’ovvio, ecco un promemoria.

Sei cose da ricordare prima di cliccare il tasto «Invia»:

1) Una casella di posta elettronica non è un luogo intimo, ma è privata. Prima di entrare, chiedetevi: mi hanno invitato? O almeno: sarò gradito?
2) Entrereste in casa d’altri scaricando un baule nell’atrio? Ecco: evitate allegati, se non sono strettamente necessari.
3) L’«oggetto» non è un optional. È un biglietto da visita e un segnalibro: servirà a trovare la pagina.
4) Non è obbligatorio rispondere a ogni mail. Ed è vivamente sconsigliato rispondere d’impulso, se qualcosa vi ha turbato. Quasi certamente, ve ne pentirete.
5) Una risposta si può chiedere o sperare; non pretendere, né sollecitare.
6) Scrivete se avete qualcosa da dire, e ricordate una cosa fondamentale: potete anche non dirlo. Per esempio, volete davvero scrivermi per commentare questo commento? È l’ultima domenica d’estate: staccate le dita dalla tastiera e alzate gli occhi al cielo.

Io l’ho appena fatto, dopo aver visto il numero di mail arrivate tra ieri e oggi.

A cura di Giovanni Nicotera

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