Dispiace per Sarri, perchè quella frase omofoba a Mancini rischia di costargli tantissimo. La sua difesa: “Sono cose di campo”

L'allenatore del Napoli Maurizio Sarri è un fumatore accanito
L’allenatore del Napoli Maurizio Sarri

di Vanni Zagnoli

Dispiace per Sarri, sinceramente. Perchè questo galantuomo della panchina, che fa giocare benissimo, evidentemente non è abituato a gestire certe situazioni da grande calcio. E allora gli sono sfuggite quelle due brutte espressioni omofobe, contro Mancini.

Roberto Mancini si presenta ai microfoni di Rai Sport dopo il quarto di finale tra la sua Inter e il Napoli. E allora racconta, semplicemente, la verità: “Battibecco? Domandate a Sarri, che è un razzista. Uomini come lui non possono stare nel mondo del calcio. Ha usato parole razziste: quando il quarto uomo ha segnalato 9 minuti di recupero mi sono alzato per chiedergli spiegazioni e Sarri ha iniziato a inveire contro di me, dandomi del ‘frocio’ e ‘finocchio’. Ha 60 anni, si deve vergognare, questo episodio cancella tutto. È una vergogna, uno che si comporta così in Inghilterra non vedrebbe più il campo. Negli spogliatoi sono andato a cercarlo, lui mi ha detto ‘ti chiedo scusa’, io ho risposto ‘ti devi vergognare, se tu sei un uomo sono orgoglioso di essere frocio e finocchio”.

Sarri si presenta di fronte alle telecamere, è visibilmente in imbarazzo.

“Mi ero innervosito – racconta -, sono cose da campo, dovrebbero finire in campo, dopo ci si dà la mano, lì finisce tutto. Sono le classiche litigate da campo. Non mi sono accorto di avere detto quelle cose, Mancini era contrariato, penso che accetterà le scuse, da uomini di sport si dovrebbe accettare”.
Incalzato dal conduttore Marco Mazzocchi, Sarri ammette parzialmente: “Non me lo ricordo neanche, cosa ho detto. Può darsi l’abbia offeso, ma deve finire lì. Non ho 60 anni, già sono pesanti gli anni che ho. E’ stata una litigata, 10” dopo dovrebbe finire.  Parlare di omofobia mi sembra un’esagerazione, non c’è nessun secondo fine. Non ce l’ho con Mancini, mi è scappata una parola di troppo, dall’espulsione di Mertens ho perso lucidità. Le mani addosso a lui c’erano, mi è sembrata un po’ troppo l’espulsione. E poi quel recupero corto”.

E poi, di fronte all’insistenza di Giampiero Timossi: “Ha dato o no dell’omosessuale? “Può darsi l’abbia detto, magari ho detto democristiano, ma è roba di campo.  Può darsi che abbia pronunciato quelle cose. C’è una tensione, sul campo, diversa rispetto alla vita: può scappare una parola, a tutti, ma tutti poi accettano le scuse. E’ una vita che funziona così, tutto deve finire con il fischio dell’arbitro. Doveva finire in pochissimi secondi. E’ uscita dal campo, io non l’avrei fatto”.

Lì, allora, sollecitate da Bruno Gentili, arrivano le scuse in tv. “Le scuse sono pubbliche – ammette Sarri -, non posso far altro che chiedere scusa. Sono toni da non usare, nella maniera più assoluta, ma ho sentito e visto di peggio. Spero che a mente fredda Mancini cambi idea. E’ palese che non ci sono discriminazioni, da parte mia, nei confronti degli omosessuali: non ho remore da questo lato”.

Ora la storia fa il giro del mondo, dispiace per Sarri. Rischia di andare in crisi anche il suo rapporto con il Napoli.

In effetti in genere le parole che si dicono in campo non escono fuori. Stavolta è successo. Un 20% di ragione l’ha anche Sarri.

 

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