Enordest.it. Mondiali, la rivincita delle Cenerentole

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Vanni Zagnoli

E’ finita la prima settimana del mondiale, non il secondo turno della fase a gironi. E’ il mondiale delle sorprese, ma anche delle conferme.

L’impresa più bella è stata dell’Arabia Saudita, la rimonta nel secondo tempo con l’Argentina, da 1-0 a 1-2, contro una delle nazionali più attese e anche di talento. Assieme all’Iran, i verdi sono la miglior rappresentante del calcio arabo, dal mondiale del ’94, in cui passarono l’unico turno, ma all’epoca si qualificavano anche le migliori terze. Nella storia dell’Arabia Saudita tanti grandi personaggi come ct: Mario Zagallo, Carlos Alberto Parreira, Leo Beenhakker, Frank Rijikaard. Adesso questo bellissimo francese, Hervè Renard, vincitore di due coppe d’Africa inconsuete, con Zambia e Costa d’Avorio, ma allenò persino in Vietnam. E’ la più grande imprese sportiva nella storia del Paese, non a caso l’indomani il re Salaman ha concesso il “giorno libero” per tutti i dipendenti e gli studenti, per celebrare l’impresa avvenuta al Lusail Stadium.

Stasera, domenica, la Germania affronterà la Spagna e deve riscattare  l’analoga rimonta concessa al Giappone. Che era sotto 1-0, è stato salvato dal palo sul tiro di Gundogan e poi ha preso due gol nella ripresa, dopo che Rudiger quasi irrideva un avversario, correndo a gambe alte nella protezione di un pallone che usciva. 

Un’altra asiatica, la Corea del Sud, estromise i tedeschi da Russia 2018. Quattro anni fa, persero la prima e la terza partita, adesso devono di nuovo inseguire. La velocità di Musiala, classe 2003, non basta ai tedeschi. Che fanno debuttare anche Moukoko, 18 anni, il più giovane del mondiale. 

L’altra impresa è stata dell’Iran sul Galles, nei minuti di recupero, con due gol. I media ufficiali iraniani, molto critici con la nazionale dopo il 2-6 all’esordio con l’Inghilterra e la scelta polemica dei giocatori di non cantare l’inno, per solidarietà contro le donne, salgono sul carro del vincitore del ct Carlos Queiroz dopo l’acuto sui gallesi, peraltro dominati, a lungo. I titoli: 

«I dragoni sono caduti in ginocchio davanti ai ghepardi iraniani» e 

«I ghepardi sono tornati ai Mondiali dando la caccia ai dragoni». “Siamo riusciti a restituire il nostro orgoglio e il nostro prestigio e riconquistare la nostra dignitа».

Il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha diffuso un messaggio di «ringraziamento» ai membri «laboriosi e zelanti» della nazionale, che «hanno portato al popolo la dolcezza della vittoria. Le buone preghiere della nazione vi guideranno nel proseguimento di questo cammino». Team Melli si chiama la squadra verde, criticata ddall’ala ultraconservatrice in patria, tanto che il giornale Kayhan li aveva definiti “traditori”. Con il Galles l’hanno cantato a mezza voce, tra i sospetti fondati che siano stati oggetto di pressioni e minacce.

Maziar Bahari, fondatore del sito Iran Wire: “E’ la versione piu’ timida mai vista dell’inno della Repubblica islamica. I giocatori sono stati minacciati a dover cantare”. 

Allo stadio, donne con la hijab e altre senza.

Ora gli occhi sono puntati sulla partita con gli Stati Uniti di martedì: la sfida contro il ‘Grande Satana’ era giа attesissima per la sua valenza simbolica ma ora può aprire la porta a una storica qualificazione agli ottavi. Ai mondiali debuttò nel ’78, in Argentina, in Spagna si ritirò, dal ’94 è stata presente in 5 edizioni su 7.

Con il 2-0 subito dall’Ecuador e il 3-1 dal Senegal, il Qatar è già fuori dal mondiale. E’ 52° nel ranking Fifa, persino più competitivo di quanto dica la realtà. E’ la nazionale più modesta della storia fra i Paesi organizzatori, anche più della Corea del Sud che raggiunse la semifinale grazie ai favori arbitrali, nel 2002, eppure vinceva partite. Nella storia delle nazionali di casa nei mondiali, Stati Uniti e Sudafrica sono le altre nazionali di tradizione inferiore, ospitarono rispettivamente le edizioni del ’94 e del 2010, poi peraltro gli Stati Uniti sono cresciuto parecchio. Come dimostra l’1-1 con il Galles, contro il quale sino a tre quarti di gara sono stati superiori, e anche lo 0-0 con l’Inghilterra e gli americani leggermente migliori sul piano del gioco.

Si attende proprio un acuto degli americani, adesso sono 11esimi nel ranking Fifa, la miglior posizione fu il 4° posto nel 2006 e all’epoca furono protagonisti nella Confederations sup. Il miglior risultato fu nel 2002, con i quarti di finale, avrebbero meritato di eliminare la Germania, poi finalista. Gli Usa sono al top da sempre nel basket e nel baseball, nell’hockey su ghiaccio e da decennio anche nel volley, e poi in tanti sport, nel soccer hanno sempre avuto il punto debole.  Se martedì supereranno l’Iran saranno qualificati.

In teoria, lo stesso Galles è al top della storia, con la semifinale di Euro 2016 e l’ottavo dell’ultimo Europeo, comunque è già in parabola discendente. Come Gareth Bale, che potrebbe chiudere qui, con la nazionale. I gallesi sono tornati al mondiale dopo 66 anni, mancavano dal 1958, dall’unica partecipazione, martedì devono battere gli inglesi per sperare, è una sfida epocale. A parità di punti, contano la differenza reti e poi il numero di gol segnati, per terzo criterio il confronto diretto. Lo 0-0 con gli Usa ridimensiona l’Inghilterra, che si era illusa di aggiudicarsi il mondiale, dopo la finale europea persa in casa con l’Italia, ai rigori.

Tornando alle goleade, il 7-0 della Spagna sulla Costarica. I centramericani rappresentarono di fatto il capolinea di Prandelli, molto più della sconfitta con l’Uruguay, al mondiale del 2014.  

Le goleade ai mondiali, partendo dal 7-0 della Spagna sulla Costa Rica. Le maggiori sono i 9 gol di scarto che si sono verificati per tre volte. Nel 1954, l’Ungheria, poi sconfitta in finale dalla Germania Ovest, battè la Corea del Sud, alla prima partecipazione ai mondiali, per 9-0. Vent’anni dopo, un’altra debuttante battuta, lo Zaire, 9-0 dalla Jugoslavia. Nell’82, in Spagna, a Elche, il 10-1 dell’Ungheria su El Salvador. Tutte e 3 dimostrano la qualità tecnica storica delle nazionali danubiane, magari fine a se stessa. A proposito di goleade, il pensiero prevalente nel calcio resta di non infierire sugli avversari, il buon senso consiglierebbe di fermarsi. In Roma-Catania 7-0, 16 anni fa, Spalletti aspettò i giocatori siciliani all’uscita, per chiedere scusa a ciascuno. Daniele Adani è fra quanti sostengono che il vero rispetto degli avversari sia giocare sino all’ultimo, per cercare i gol, questo avviene per esempio nel basket, con scarti anche molto abbondanti.

Del Senegal, va segnalato che gli africani hanno tutti e 26 i giocatori all’estero: 11 in Inghilterra, 6 in Francia, gli altri divisi fra Italia, Belgio e Grecia. Con il Qatar segna Boulaye Dia, attaccante della Salernitana, 26 anni, che faceva lavoretti da elettricista per vivere, poi la serie D francese nel Reims, e il passaggio alla serie B. A primavera segna un gol in semifinale di Champions league con il Villarreal, contro il Liverpool.

Nello 0-0 fra Danimarca-Tunisia, gli occhi erano per il 3° mondiale per Christian Eriksen, il primo fu quando aveva 18 anni e mezzo. Vanta anche due Europei, l’anno scorso gli si fermò il cuore. Ha continuato a giocare, a differenza per esempio di Sonny Colbrelli, il ciclista che ha smesso, alla stessa età, dopo il problema cardiaco.

In Messico-Polonia 0-0, Lewandowski sbaglia il rigore e ancora non ha segnato ai mondiali, pur essendo il più grande centravanti del mondo da una quindicina d’anni, assieme a Cristiano Ronaldo. Ha la stessa sfortuna di Ibrahimovic, con la Svezia, i polacchi non hanno il potenziale per aggiudicarsi una grande manifestazione. Lui è al secondo mondiale e nei 3 Europei ha passato il primo turno solo nel 2016, raggiungendo i quarti, persi ai rigori con il Portogallo, nonostante il suo gol.

Nell’altro 0-0, fra Marocco e Croazia, c’è stata la bella impresa dei nordafricani, contro i vicecampioni mondiali. E’ mancato giusto un oro, per questa grande generazione di talenti d’oltre Adriatico, è una delle tante nella storia del calcio slavo. Modric a 37 anni e probabilmente anche l’ex interista Perisic (33) al passo d’addio, almeno per i mondiali.

Nel 2-0 del Brasile sulla Serbia, la doppietta di Richarlison è stata guastata dall’infortunio alla caviglia a Neymar, per il quale il mondiale rischia di essere già finito. Lui aveva sfornato l’assist per il vantaggio. Mastica amaro il ct serbo Dragan Stojkovic, grande talento che giocò anche nel Verona, nel ’91-’92, con infortuni e poi la retrocessione. Era nella rosa che vinse la Champions league con il Marsiglia, in finale contro il Milan. Fu poi presidente federale e anche della Stella Rossa di Belgrado. Ha allenato 5 anni in Giappone, poi 5 in Cina, con i serbi ha vinto il girone. E’ un buon allenatore, uno dei rari esempi – come Zidane e Crujif – di fantasista competitivo anche da tecnico.

L’immeritato 1-0 del Belgio ha evidenziato le qualità del Canada. I nordamericani mancavano dal mondiale di Argentina 1986, la stella è Alphonso Davies, 22 anni, genitori liberiani, è nato in Ghana, da Vancouver è passato al Bayern Monaco nel 2020. Allora mamma Victoria raccontava: “In Liberia c’era la guerra civile, per trovare da mangiare dovevamo girare in mezzo ai cadaveri”. Il capitano canadese è Hutchinson, il giocatore più anziano della competizione, 39 anni e 9 mesi.

Lo 0-0 dell’Uruguay con la Corea del Sud mostrava ai massimi livelli l primo Uruguay senza Oscar Washington Tabarez, dal 2006. Considerato anche il biennio 88-90, preludio della sua avventura al Cagliari, era il più longevo dei ct, ha lasciato dopo 4 sconfitte di fila nelle qualificazioni mondiali, gli è subentrato Diego Alonso. Dal 2016 andava in panchina nonostante la neuropatia cronica, adesso ha 75 anni.

E’ il mondiale dei maxi recuperi, quasi 10′ in Usa-Galles, in tutte le gare del primo turno dei gironi è stato elevato, da venerdì, con l’inizio della seconda tornata il tempo di recupero è diminuito un po’. 

Come sarebbe il calcio con il tempo effettivo, due tempi da 30’ fermando sempre il cronometro sarebbero perfetti. O anche soltanto fermandolo nel secondo tempo, per esempio, il più a rischio di perdite di tempo. In Serie A, secondo uno studio del Cies dell’aprile 2021, il 17,6% del tempo il pallone non è in gioco. Servirebbe per evitare che chi è in vantaggio o sta portando a casa il punto voluto cerchi solo di far passare il tempo. Poi, per carità, si può farlo anche palleggiando nella propria metà campo, quando il pressing avversario diminuisce.

C’è un fenomeno curioso, che si vede in certi servizi di Umberto Martini su Rai e di cui abbiamo letto su Repubblica, con l’inviato Matteo Pinci. Si vedono arabi che tifano Giappone, probabilmente imbeccati dall’organizzazione, per avere quanto più entusiasmo anche nella piazza della Fifa. Probabilmente pagati per tifare nazionali di paesi lontani, al punto che tanti neanche conoscono i giocatori più rappresentativi della nazionale per la quale sostengono di tifare.

Infine un pensiero sulle assenti, oltre all’Italia. Le altre nazionali di tradizione o comunque con giocatori di prestigio non qualificate per i Mondiali. La Svezia che arrivò ai quarti 4 anni fa, l’Austria, assente dal ’98 ma presente a 3 degli ultimi 5 Europei. 

E poi la Turchia e la Rep. Ceca, la Slovacchia e la Norvegia, anche la Slovenia. In Africa, la Costa d’Avorio e l’Algeria, la Nigeria e l’Egitto, per il Sudamerica la Colombia e il Cile. Insomma, siamo in discreta compagnia. E la maggioranza di queste nazioni dovrebbe farcela per il mondiale del 2026, in Usa, Canada e Messico, con 48 formazioni. A differenza di quanto succede nel basket e nel volley, il livello non dovrebbe scendere di tanto, dal momento che c’è equilibrio fra queste formazioni e quante invece sono presenti. L’hanno dimostrato le qualificazioni e i playoff. Ma adesso godiamoci le altre settimane dei mondiali.

Da “Enordest.it”

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