Enordest.it. Quel calcio di ieri raccontato tra sorrisi e fiaschi di vino

Beppe Maseri da Instagram (enordest.it)

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Vanni Zagnoli

Calcio e basket, nel nostro zizzagare settimanale.

E’ la settimana in cui sono morti due giornalisti noti.

Franco Zuccalà era una firma de La Domenica Sportiva, pezzi di colore che hanno fatto la storia della trasmissione cult della domenica, appunto. 

In questi video raccontavamo la sua traiettoria umana e professionale. “Quando Gene Gnocchi mi prendeva in giro assieme al moviolista Carlo Longhi, ci dava dei gay, al Processo del lunedì, finchè all’ultima puntata feci il gesto delle corna e si ammutolì”.

A parte che questa gag che ci era rimasta impressa e che oggi il grande comico e scrittore di Fidenza probabilmente non rifarebbe, Zuccalà percorreva con noi la sua grande carriera, da La Sicilia alla tv svizzera, all’agenzia di stampa Italpress, di Palermo, lui che era di Catania.

Qui invece lo interpellammo per ricordare Alfredo Pigna, il napoletano che condusse La Domenica sportiva e poi il racconto ritornò su Zuccalà.

Se n’è andato anche Beppe Maseri, milanese, 78 anni, per tanti anni cronista di calcio a Il Giorno.

Grande tifoso interista ma sempre obiettivo nelle sue cronache, Maseri era diventato anche un volto noto dei teleschermi per le sue frequenti partecipazioni ai dibattiti calcistici di Telelombardia. Aveva iniziato al settimanale l’Informatore di Sesto San Giovanni (Milano). Poi era passato alle pagine sportive dell’Unità, e quindi al Giorno. Nel quotidiano milanese era diventato una delle storiche firme del calcio, fino alla pensione. Lo notammo la prima volta giusto 30 anni fa, al raduno della Reggiana, di Pippo Marchioro, che Maseri conobbe al Milan. Con il tecnico aveva un feeling personale molto forte. “Sono il Beppe”, rispondeva al telefono quando io chiamavo la redazione, la domenica.

“Incassava e restituiva “buchi” alla concorrenza con questo sorriso”, scrive Franco Ordine, de Il Giornale.

“Pepòte, che combini?”, lo ricorda così su Il Giorno Claudio Negri, altra firma storica. 

“Un lontano giorno ad Appiano Gentile capimmo, in colpevole ritardo, quanto gli volevano bene anche le siepi e la boscaglia della Pinetina. C’erano Sandro Mazzola e Mariolino Corso di là dal fiume e tra gli alberi. Lo avevano riconosciuto da lontano e lo canzonavano amabilmente, come vecchi amici.

Che pasta d’uomo, Beppe Maseri, detto Pepòte: è andato in congedo illimitato provvisorio, come ci tocca quando la tocca, ma sarebbe stato il primo a sorriderne, con bonarietà un po’ stupita: “Mi fai leggere poi quello che scrivi su di me? Non vorrei che esagerassi con l’incenso e la mirra”. L’arengo televisivo, frequentato negli ultimi anni con una certa assiduità, era solo il terzo tempo “sine cura“ della grande partita professionale giocata con onestà di parte interista, raccontando per parole scritte il divenire del calcio, da epoca paleocristiana a giorni ancora nostri.

Per un’era geologica il Beppe è stato grande firma de Il Giorno, mai autocompiacendosi in uno svolazzo di stile fine a se stesso. La spezia prediletta da Maseri restava la bonomia, la leggerezza, un traforo di ironia serena e mai increspata nel sarcasmo.

Certo, al Pepòte piaceva leggere il sommo collega Gianni Brera, ma non era tra quelli che si sforzavano di imitarlo a pié di cavallo.

Al Pepòte non si poteva non voler bene. Quando per ribaltoni d’organico e di riassetto lui finì ingiustamente esiliato in cronache locali, tememmo di perderlo: era smarrito. Anni dopo, reintegrato nel ruolo, il Pepòte ricominciò le care cronache sportive. Come quell’altra volta che, nell’abisso degli anni Settanta, fu spedito a Trieste per un’intervista a cuore aperto con Nereo Rocco. Il Paron stappò una bottiglia. E cominciò a parlare a ruota libera. Poi stappò un’altra bottiglia. E il Beppe non si tirò indietro. Alla fine dell’intervista il Nostro era del tutto brillo. Il Paron, ancora lucidisssimo, chiamò un taxi: “’Compagna ‘sto mona de giornalista. Ma non solo in albergo: portalo fino in camera”. Adieu, Pepòte: grazie per averci voluto bene”.

Il videoraccontone al cimitero la Certosa, a Bologna. La complicata ricerca delle tombe dei grandi personaggi, Giacomo Bulgarelli, Gino Pascutti.

Non ho trovato, nonostante la piantina, Mariele Ventre, l’ex direttrice del coro dell’Antoniano, allo zecchino d’oro. 

E poi il discorso che riguarda la deontologia giornalistica, è lecito riprendere le tombe dei grandi personaggi? 

Il camposanto è smisurato, fa freddo e alle 17 chiude. Uno degli operatori mi invita a fare domanda in direzione, per le immagini, salgo e spiego che ho già ripreso. “Per il decoro del cimitero”. “Quando lei ha ottenuto il permesso di riprendere è a posto”. Magari è un parente potrebbe non essere d’accordo.

Non ho trovato Ducati, c’erano altri grandi personaggi, pure. Peccato che chi lavora lì non accompagni: “Non possiamo lasciare l’ingresso”. In realtà sono in due, non avrebbero problemi.

Qui il grande Lucio Dalla e il pittore Giorgio Morandi.

Il Parma raggiunto in vetta dal Venezia, nello scorso weekend di serie B. Le accuse di Paolo Bianco, allenatore del Modena, a Fabio Pecchia, tecnico del Parma: “In panchina hanno fatto casino per 100 minuti”. 

Soprattutto, la nostra domanda, alla fine, sulla differenza fra essere nello staff di Allegri, alla Juve, e guidare una squadra da playoff in serie B.

Essere Candreva, a 36 anni propizia il gol del pareggio della Salernitana e poi mette la punizione da distanza siderale che batte la Lazio per 2-1. E’ uno dei più grandi sottovalutati nella storia del calcio italiano. Esattamente come Bonaventura, ma molto di più meriterebbe di andare agli Europei e magari giocare minuti nel finale. E’ professionista dal 2005, ha cambiato tanti ruoli, nel tempo.

Intanto, in serie C, debutta in panchina l’ex sindaco di Amatrice, provincia di Rieti, località  terremotata nel 2016. Sergio Pirozzi guida l’Alessandria. E’ stato portato da Ninni Corda, già allenatore del Como, ora manager dei grigi. Qui una parte della nostra chiacchierata con Corda, nuorese

Basket. L’Italia di basket dovrà cercare di conquistare in Portorico il pass per partecipare alle prossime Olimpiadi di Parigi 2024. Il sorteggio avvenuto a Mies, in Svizzera, ha inserito gli azzurri nel torneo che si disputerà a San Juan, dal 2 al 7 luglio del prossimo anno. Il primo girone è con Portorico e Bahrein, quasi certamente passeranno i centramericani e gli azzurri. Nell’altro raggruppamento, Lituania favorita, su Messico e Costa d’Avorio. Se arriverà prima, l’Italia in semifinale avrà la seconda dell’altro gruppo, poi in finale dovrebbe vedersela con i lituani, sesti agli ultimi mondiali, sarà eventualmente una sfida molto equilibrata.

A Valencia, la Spagna di Sergio Scariolo è favorita su Angola e Libano, nell’altro gruppo sarà lotta tra Polonia e Finlandia, mentre Bahamas non ha chances.

Ad Atene, Slovenia favorita sulla Croazia, poi la Nuova Zelanda. Nell’altro raggruppamento Grecia, Dominicana ed Egitto. Slovenia, Grecia e Croazia, dunque, in lizza per un solo posto. E a Riga, Lettonia con Georgia e Filippine, poi Brasile, Montenegro e Camerun. Con Luca Banchi, la Lettonia è favorita. Per le Parigi si sono qualificate Francia, Germania, Serbia, Canada, Usa, Australia, Sud Sudan e Giappone.

“La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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