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Davis Cup Finals 2023 Spagna Malaga 26/11/2023 Finale Australia-Italia Festeggiamenti vittoria Italia Foto Giampiero Sposito

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Vanni Zagnoli

Jannik Sinner ha abbastanza in comune con Francesco Bagnaia, sono campioni gentiluomini, italiani e al tempo stesso così poco italiani, per provenienza e per carattere.

L’Italia, dunque, ha vinto la coppa Davis dopo 47 anni, a Malaga, in Spagna, e molto deve a questo che a 13 anni era vicecampione italiano di sci, nello slalom gigante.

A 14 Sinner si trasferì all’accademia di Riccardo Piatti in Liguria, a Bordighera, si rivelò alla Next gen e ha compiuto il percorso da predestinato. 

Quasi due anni fa cambia allenatore, passa con Simone Vagnozzi, al massimo numero 74 al mondo ma già tecnico di Marco Cecchinato, semifinalista al Roland Garros, nel 2018. 

Da un anno e mezzo si è aggiunto anche Darryl Cahill, australiano, che fu semifinalista agli Us Open ed è è stato tecnico di Andre Agassi, Ana Ivanovic e Simona Halep.

E’ legatissimo al fratello Mark, adottivo, di 3 anni più grande. Viene soprannominato fox, volpe, da qualcuno anche pel di carota e per questo a Torino, alla finals, aveva sostenitori che si erano travestiti da carota.

Scrive Lia Capizzi, sul settimanale Oggi. “Lo segue il padre Hanspeter, cuoco per 40 anni, ora è in pensione e fa proprio lo chef al gruppo che segue il figlio. Che ha un patrimonio da 40 milioni l’anno: lo sponsor Nike è legato a lui sino al 2032 e da solo vale 15 milioni l’anno. Quasi 5 milioni arrivano da altri 13 marchi”.

Martedì sera, Sinner era a seguire il Milan in Champions league, con una partecipazione a tratti superiore alla concentrazione assoluta con cui gioca. E poi il fairplay, il suo primo gesto è stato congratularsi con l’Australia, che aveva assommato un set in due gare.

Qui potete riascoltare la diretta su Rai2, con qualche nostro commento, dall’ultimo punto allo studio. Marco Fiocchetti è la voce, che aveva curiosamente ringraziato il direttore di Raisport Jacopo Volpi per averlo inviato a Malaga. Paolo Canè è la voce tecnica, Omar Camporese, Adriano Panatta e Rita Grande sono gli opinionisti accanto a Tommaso Mecarozzi, conduttore dello studio

La gioia per l’inno.

La vittoria tribolata di Matteo Arnaldi, decisiva, per evitare di dover recuperare e di finire al terzo set.

Le interviste sono da Skysport, di Stefano Meloccaro e Angelo Mangiante. In studio, in Spagna, Eleonora Cottarelli e Stefano Pescosolido. Parlano anche Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti, il veterano Simone Bolelli, mentre Matteo Berrettini era solo per fare gruppo, da infortunato. Alla fine, il presidente della federtennis e padel Angelo Binaghi accusa Malagò di non essersi mai complimentato per l’organizzazione degli eventi e palpabile è l’imbarazzo del giornalista Mangiante. Sarebbero comunque arrivate anche le congratulazioni del presidente del Coni.

Una bella rivisitazione, di quelle che piacciono a noi, la prendiamo da Il Corriere della Sera, di Marco Imarisio, firma che iniziò a La Notte, in redazione, mentre chi scrive collaborava, sullo sport e negli anni è diventato inviato, ma di cronaca.

Racconta tutte le volte in cui l’Italia si è illusa di vincere la Grande Insalatiera, dal 1976, dal successo in Cile, a oggi. Racconta Praga 1980 e il Forum di Assago nel 1998, la retrocessioni in serie B e C.

“Nei ricordi di bambino, i ghigni cattivi di Tomas Smid e Ivan Lendl che rendevano vano l’ultimo ballo della Squadra, Adriano, Paolo, Corrado e Tonino, erano l’immagine del Male che vince. Praga, 1980. Quante lacrime, quella sera, per un furto quasi legalizzato, con papà che scuoteva la testa, arrabbiato nero con quei giudici di linea che sembravano burocrati del furto. …

L’abbiamo percorsa con dignità, tifando per Francesco Cancellotti, per Omar Camporese, per Cristiano Caratti, per chiunque potesse riportare il nome del nostro Paese agli onori dello sport che tanto amiamo. Abbiamo avuto momenti di sconforto, chi si ricorda dei crampi che aggredirono Stefano Pescosolido nell’ostile Maceio, che fu la nostra Corea, correva l’anno 1992?

Eravamo sugli spalti del Forum di Assago nel dicembre del 1998, quando Andrea Gaudenzi sacrificò la sua carriera dilaniandosi il tendine della spalla al culmine di una improbabile e sfortunata rimonta contro la Svezia di Magnus Norman . Ma anche quella finale non fu una rinascita, quanto piuttosto un miracolo, raggiunto da un’altra Squadra, meno talentuosa e più sfortunata, che aveva dato l’anima per arrivare fino all’ultimo atto. Non siamo mai andati via. Abbiamo sofferto la serie B e la serie C della coppa Davis, abbiamo vissuto con ammirazione l’era di Pete Sampras, poi l’epoca incerta che sembrava appartenesse a chiunque, argentini, australiani, tutti tranne uno dei nostri. Ci siamo divisi e ancora lo facciamo su chi fosse il più grande dell’età dell’oro, Federer, Nadal o Djokovic, il dibattito rimarrà aperto per sempre”.

Ci sono stati ottimi giocatori, come Andreas Seppi e Fabio Fognini, ma Sinner è di un’altra categoria, numero 4 al mondo, anche finalista delle Atp a Torino, battuto in due set da Djokovic e destinato a battersi per il primato assieme allo spagnolo Alcaraz, ora numero 2, dopo il top raggiunto in estate a Wimbledon.

Oggi Andrea Gaudenzi è presidente dell’Atp, nel 1998 era l’uomo più atteso della finale a Milano, e si fece male alla spalla sul 6-5 del 5° set. Diego Nargiso era lo specialista del doppio e Sanguinetti l’altro singolarista. 

Gli eroi del 1976, in Cile, sono raccontati da “Una squadra”, la docuserie sulla Davis in onda su Rai2, giovedì scorso, e adesso disponibile su Raiplay. Nelle immagini pensate dal regista Domenico Procacci c’è spazio anche per Tonino Zugarelli, la riserva del singolare, siciliano finalista a Roma 1977, sconfitto da Vitas Gerulaitis, l’americano dai riccioli biondi. E’ l’unico italiano ad avere raggiunto la finale agli Internazionali d’Italia, assieme a Panatta, vincitore l’anno precedente. Nel ’77 Zugarelli fu 24° al mondo.

Nelle immagini televisive arrivate da Malaga riconosciamo anche i tifosi di Civitanova volley, con i tamburi. Come a Casalecchio, in Davis, peccato non fossero a Torino. Non credo vadano gratis, sono convinto che la federazione riconosca loro non soltanto le spese di viaggio ma anche un rimborso spese, magari tramite sponsor. A Casalecchio, una signora marchigiana passava da tutti a dire di non rispondere alle mie domande, poi mi dirà, a fatica, che li avevo presi in giro. Avevo solo fatto satira sul fatto che all’uscita, un anno fa, qualcuno non volesse essere inquadrato.

Un’altra, più tardi, a settembre, ero in macchina: “Vai via o ti meno”.

Dentro l’impianto le riprese non sono consentite, fuori chi ha qualcosa di sensibile da tutelare impedisce di raccontare.

Ma pensate se tutte le federazioni si portassero i rullatori di tamburi, i cori ad hoc. Penso a Europei e mondiali di judo con in campo al mondo con varie decine di tifosi italiani a tifare per i nostri, può diventare un mestiere, non scherzo. Possono comunque dare molto, a chi in genere ha solo parenti e amici e tecnici. I tamburi sono molto di moda, fra i tifosi, che racconto ogni volta che riesco. Incendiano la festa successiva.

E il ct opinionista diventa un must. Filippo Volandri è ct della coppa Davis, ha raccontato di avere perso diversi chili per la tensione. Abituale commentatore di Sky è Alessandro Campagna nella pallanuoto, ma di sicuro le occasioni sono inferiori e lo sport della pallanuoto ha purtroppo poco pubblico. Naturalmente simpatici i duetti tra Volandri e Meloccaro, di Sky. 

E il prossimo obiettivo per Volandri sarà l’olimpiade, a Parigi. Nella sua storia l’Italia ha conquistato sola la medaglia di bronzo, giusto un secolo fa, sempre nella capitale francese. Con questo Sinner, la semifinale di singolare è alla portata.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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