Enordest.it. Toni Kukoc per chiudere in bellezza

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Vanni Zagnoli

Chiudiamo la galleria di emozioni dal festival dello sport, organizzato a Trento dalla Gazzetta, con il personaggio che più accende, in Veneto, almeno gli appassionati di basket. E’ Toni Kukoc, l’airone di Spalato, il più grande giocatore che abbia vestito la maglia della Benetton Treviso.

Grazie a Davide Chinellato, adesso corrispondente dalla Gran Bretagna, per la Gazzetta dello Sport, la mia intervista a Kukoc, con grande emozione. Anche per il croato, quando gli chiedo di Drazen Petrovic, il mito del basket slavo, scomparso in un incidente stradale. E poi l’Nba, Treviso, il suo ruolo di oggi e la vita negli Usa.

Qui sul palco con anche Andrea Tosi, la firma più longeva della redazione basket della Gazzetta. Il montaggio è dell’ufficio stampa

E poi due momenti nelle mie riprese, da Trento, in base a quanto è consentito riprendere, giusto 3 minuti, gli altri quando ormai era finito. Ci sono comprimari di quella Benetton, i lunghi Alberto Vianini, detto Ciccio, rivelatosi giovanissimo, assieme a Nino Pellacani, detto Black Nino, popolare alla Fortitudo Bologna quando indossò la maglietta -32, molto freddo, ovvero il ritardo della Virtus Bologna in un derby. E poi Maurizio Ragazzi e Massimo Iacopini, oggi fra li agenti di primo piano, tutti e quattro sono stati scudettati nella Marca, con Toni Kukoc.

Fra gli ospiti c’era anche Marco Crespi, commentatore di Sky, che racconta quando vide Kukoc per la prima volta. 

Io avrei voluto chiedere a Toni Kukoc di kukkozia e di sparakkazia, le frasi di Aldo Giordani che mi sono rimaste più impresse, da quando mi innamorai di basket e giornalismo, leggendo Superbasket. Era difficile tradurlo in inglese, almeno per me, ma il mio pensiero andava a quello. Kukkozia significava bersagliare da 3 da tutte le parti, come sanno fare i plavi, altra parola chiave del re del basket di ogni tempo. Mentre sparakkazia voleva dire tirare ad minchiam, come avrebbe detto Franco Scoglio, che è stato allenatore anche del Venezia, tirare in particolare da fuori a casaccio.

Sul palco di Trento, Kukoc ha parlato della Hall of Fame. “Michael Jordan ha fatto rinviare il matrimonio della figlia per potermi essere accanto, per presentarmi tra gli immortali del basket assieme a Jerry Reinsdorf, lo storico patron dei Bulls”. 

Di Chicago, racconta gli inizi: “Arrivai nel momento in cui Jordan si era ritirato per giocare a baseball, ebbi minuti da subito, fondamentali per comprendere il mondo Nba. Il primo assaggio lo ebbi nel 1992, quando con la Croazia vinsi l’argento e perdemmo solo in finale dagli Usa affrontati due volte. Ma sono convinto che la sfida tra il Dream Team e la Jugoslavia unita sarebbe stata la partita più bella di tutti i tempi”. 

I ricordi sono lucidi anche quando torna a Bormio 1987, il campionato del mondo giovanile che lo mise sulla mappa dei talenti e fece da prologo alle tre coppe dei campioni conquistate con la Jugoplastika. “E pensare che papà mi voleva calciatore nell’Hajduk Spalato, come lui. Scoprii la pallacanestro quasi per caso”.

Non fu un caso, invece, il suo passaggio alla Benetton: “Sono stati due degli anni più belli della mia carriera. Il rimpianto è la finale di coppa Campioni persa, ho gli incubi ancora adesso. Fino all’ultimo sono stato in dubbio se andare o meno in Nba, ma erano i Chicago Bulls. Fosse stata un’altra squadra…”.

Quella coppa dei Campioni venne vinta dal Limoges (Francia) per 59-55, al Pireo, in Grecia, e fu l’inizio di una maledizione europea che porterà i biancoverdi ad altre tre Final Four senza mai andare oltre la medaglia d’argento. L’allenatore quella volta era Pero Skansi, scomparso a inizio anno.

Il tabellino della finale del ’93.

Treviso: Mian 5, Kukoc 14, Teagle 19, Vianini 2, Rusconi 13, Iacopini 2, Pellacani, Scarone. Ne: Ragazzi, Esposito. 

Limoges: Zdovc 9, Verove 3, Young 18, Bilba 15, Redden 6, Forte 4, Dacoury 3, Butter 1. Ne: M’ bahia, Dupraz.

Sono nomi noti, anche dei francesi.

La Benetton aveva il primo dei tre Mian del basket italiano, Marco, il centro Stefano Rusconi, che poi sarebbe andato in Nba, e German Scarone, portato all’olimpiade di Sydney 2000, dal ct Boscia Tanjevic. Il gm era Maurizio Gherardini, campione Nba con i Toronto Raptors, nell’unico titolo andato a una franchigia non americana, canadese.

Oggi Kukoc ha 54 anni, vive a Chicago e visiona talenti per i Bulls.

Da “Enordest.it”

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