Il Messaggero. Volley, mondiali femminili: Italia di bronzo, battuti gli Stati Uniti per 3-0

(lastampa.it)

E’ il bronzo delle lacrime, per l’Italia. Il 3-0 agli Stati Uniti campioni olimpici è facile per due set, 25-20 e 25-15, molto meno nel 27-25 che evita il rischio della terza sconfitta ai mondiali.
A fine partita inquieta lo sfogo di Paola Egonu, la più forte giocatrice italiana, top scorer di questo mondiale, si avvicina a bordo campo e parla con il procuratore, Marco Raguzzoni, che gestisce anche il ct Davide Mazzanti.
“Non puoi capire, non puoi capire. È la mia ultima in Nazionale – ripete -. Mi hanno chiesto perché fossi italiana… Sono stanca”. 
Il video fa il giro del web, l’opposto guadagnerà un milione di euro e andrà a giocare nel Vakifbank Istanbul, in Turchia, nel club che ha levato alla sua Conegliano il mondiale (per club, appunto) e la Champions.
Egonu reagisce così alle provocazioni online, di pseudotifosi che non digeriscono errori gratuiti, quando perde la misura della schiacciata, lunga o fuori, è successo in semifinale con il Brasile ma anche nelle altre sconfitte chiave della sua Italia, agli Europei del 2017 e del ’19 e alle olimpiadi di un anno fa. Sui social arriva di tutto, in genere con pseudonimo, Paola a 23 anni dapprima si abbraccia con Monica De Gennaro, sul taraflex, e già piange, replica umanamente ad accuse razzistiche, tipiche di certi giovani. Le azzurre ritirano il bronzo e lei ritrova la calma: “Sono molto stanca adesso, potrei prendermi una pausa dalla nazionale, non dico però di lasciarla”.
Ipotizza di saltare gli Europei 2023, che l’Italia organizzerà con Belgio, Estonia e Germania, ma di sicuro tornerebbe per la sua terza olimpiade, con quell’atletismo potrebbe reggere sino al 2036 e battere i record di longevità, disputarne 6, magari in parallelo all’altro fenomeno, Simone Giannelli.
Egonu è esasperata dagli attacchi personali, era già accaduto tre anni fa, dopo la semifinale persa agli Europei, mentre l’oro europeo in Serbia arrivò anche come riscossa di fronte alla valanga di critiche piovute sui social, dopo l’uscita ai quarti alle olimpiadi, con la stessa Serbia. Proprio nella lunga attesa di Tokyo, in tempo di covid, era favorita come portabandiera, il vessillo andò poi a Jessica Rossi, del tiro a volo, con Elia Viviani, ciclismo. Simbolo di integrazione, Paola nasce a Cittadella, Padova, da nigeriani. Il padre Ambrose faceva il camionista a Lagos, mamma Eunice era infermiera a Benin City. Ha due fratelli, Angela e Andrea, e pallavolista è anche la cugina Terry Enweonwu. Il procuratore Raguzzoni minimizza: “Si è sentita molto attaccata dalle critiche dopo una partita non positiva, non sono arrivate alla finale, è stato uno sfogo di nervi. E’ in difficoltà, non sta bene. Quando gioca male, è messa sotto l’occhio del ciclone, non ce l’ha con la federazione nè con le compagne. E’ umana, non un robot, stanca di essere criticata come avesse ucciso qualcuno”. E’ provata anche dalla decisione di essere ritornata single, dopo la storia con il pallavolista Michal Filip, polacco che gioca in Turchia: è durata pochissimo, da fine luglio.
In serata è lei a precisare, su Sky: “Ogni volta che perdiamo vengo presa di mira, vorrei avere un’estate libera per staccare e apprezzare ancora di più quello che faccio. Mi hanno chiesto come mai sono italiana, mi chiedo perchè rappresento persone del genere. Fa male essere attaccata, ci metto sempre il cuore e non ho mai mancato di rispetto. Spero di essere un punto di riferimento per la nazionale. Quella presa di mira sono sempre io, si va sempre a vedere come ho sbagliato, come potevo fare meglio. Mi prendo sempre il peso e da quando sono in azzurro abbiamo sempre fatto risultato e per questo ringrazio le compagne”.
Da Apeldoorn, Olanda, resta un dubbio diverso, che sia stata l’ultima partita per Mazzanti, ha il contratto sino all’olimpiade di Parigi 2024: “Questo bronzo è un misto di amarezza e soddisfazione”. Il presidente Giuseppe Manfredi lo riconferma: “Adesso festeggiamo il terzo posto”, taglia corto il ct, commosso quanto le ragazze. Le alternative sono Stefano Lavarini, che ha portato Novara, la Corea del Sud e la Polonia ben oltre i loro limiti, Giovanni Guidetti da 20 anni il più continuo e ha fallito solo qui, con la Turchia, e Daniele Santarelli, ex vice di Mazzanti a Conegliano, dove ha vinto tutto, e ora finalista con la Serbia.
Vanni Zagnoli

Da “Il Messaggero”

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