Gazzetta del Sud. Luigi Corino da grande marcatore degli anni 80, sulla fascia destra, a vice ct per le Universiadi: “Le giovanili dell’Italia, i ricordi in Calabria e a Messina, il bello della marcatura, le selezioni degli universitari, il rapporto con mister Arrigoni, da Palermo”

Vanni Zagnoli

C’è un ex bandiera del calcio calabrese e siciliano spesso in ritiro. E’ Gigi Corino, vice del ct Daniele Arrigoni per le universiadi, in programma da mercoledì 3 a domenica 14 luglio, a Napoli, e tecnico dell’under 16 e 17.

Non l’avevamo riconosciuto a Novarello, nel ritiro dei calciatori studenti, ma poi sentito il nome la memoria è andata a quel terzino biondo con i riccioli, grande marcatore negli anni ’80. 

Gigi, giocava a destra o in marcatura, era rocciosissimo…

“Era un altro calcio. Debuttai a Benevento, la squadra della mia città, a 16 anni, ci giocai un paio di campionati, al rientro fra prestiti, mentre la prima stagione significativa lontana da casa fu a Catanzaro”.

Ci restò dall’87 al ’90.

“In serie B trovai Massimo Palanca, sfiorammo la promozione, ci venne levata per situazioni anomale. A Bologna i rossoblù segnarono con il nostro massaggiatore in campo, probabilmente la squadra giallorossa non era importante quanto quella di Maifredi e allora l’episodio passò in secondo piano. Furono tre anni meravigliosi, restano ricordi indelebili”.

Segue ancora i giallorossi?

“E’ proprio il primo risultato che vado a vedere nel weekend. Hanno un grandissimo allenatore, Auteri è il top, per la categoria, salì in B con Nocerina e Benevento e in precedenza vinse la serie D con l’Igea Virtus. La Juve Stabia ha sbagliato pochissimo, quest’anno, se la giocheranno per salire tramite i playoff. Il presidente Floriano Noto ha una società solida, in rosa ci sono il figlio Signorini, l’ex Perugia Bianchimano e Giannone, è una squadra importante. L’anno scorso avevo convocato Strumbo, classe 2000 che mi aveva colpito, e poi Cannistrà, salito alla Spal primavera”.

Dopo Triestina e 3 anni alla Lazio, la sua stagione a Cosenza, nel ’94-’95.

“Venivo da problemi caratteriali, con l’allenatore romeno Lucescu, a Brescia, mi venne proposta questa sistemazione da Gianni De Marzio, ds che mi allenò a Catanzaro. Per tanti catanzaresi fu un tradimento, ma era l’ultimo giorno di mercato e non avevo alternative: c’era Zaccheroni allenatore, poi ct in Asia. Il campionato era buono, la società venne penalizzata di 11 punti per questioni amministrative, ci salvammo comunque con facilità, ottenendo grandissimi risultati”.

Ora si aspettava una salvezza così tranquilla, con speranze persino di playoff, per i rossoblù?

“Sì, perchè Piero Braglia è un tecnico capace, esperto, con una buona squadra. Ha raggiunto in anticipo l’obiettivo anche grazie al ds Trinchera, capace di individuare i giocatori giusti. Ho sempre ammirato Tutino per la duttilità, da attaccante esterno crea la superiorità numerica. Giocatori con le sue capacità portano indubbi vantaggi”.

Chiuse la carriera nel quadriennio al Messina.

“Passammo dalla serie C2 alla B. Perdemmo la finale a Lecce con il Benevento, sennò avremmo impiegato un anno in meno per il doppio salto, arrivato con Stefano Cuoghi e poi con Florimbi. Il presidente Aliotta era come un padre, come ds aveva Nicola Salerno, un maestro, aiutato da Ciccio La Rosa e da Ciccio Currò, massaggiatore già ai tempi di Scoglio: ci facevano capire il valore della maglia giallorossa”.

Ora come valuta la stagione in D?

“E’ un peccato che il Messina non sia più fra i professionisti, sono rimasto affezionatissimo. Domenica si gioca la salvezza, fa male al cuore, diversamente andrà ai playout. Aveva iniziato Oberdan Biagioni, adesso c’è Infantino. Il Città di Messina neanche c’era, ai miei tempi. Ho amici che mi aggiornano sulla situazione giallorossa, non chiarissima. Catanzaro e Messina sono piazze importanti, mi auguro possano salire”.

Dal 2015 è il vice ct della nazionale di lega pro.

“Ero secondo di Daniele Arrigoni già a Palermo, figuravo come collaboratore tecnico perchè ancora non avevo il patentino. Nostro obiettivo è mettere in evidenza ragazzi poco considerati dal grande calcio, alcuni passati già nelle squadre primavera di Inter e Spal, Torino, Sassuolo e soprattutto Fiorentina”.

Per l’universiade, nel secondo stage c’erano due giocatori della Reggina, il centrocampista Cesare Pogliano e l’attaccante Giuseppe Ungaro, più Riccardo Collodel, centrocampista della Vibonese.

“Possono tornarci utili, stiamo valutando tanti ragazzi, sono i primi raduni e il tempo è poco. Collodel ha già disputato la precedente universiade, è un vantaggio, Ungaro ci può consentire il salto di qualità e Pogliano è da rivedere. Peraltro la lista dei 20 si completerà in extremis, dipenderà anche dalla destinazione di alcuni giovani”.

Nel girone in Campania, l’Italia è nel gruppo B, con Messico e Ucraina.

“Nell’A ci sono Corea del Sud, Uruguay e Irlanda, la Francia ha Sudafrica e  Brasile, l’Argentina la Russia e il Giappone. Sono tante nazioni importanti. Obiettivo è cercare di vincere, l’Italia ha bisogno di considerazione a livello internazionale, Mancini con la nazionale A dà una bella immagine con tanti giovani, ci auguriamo di portarla all’oro”.

Da “Gazzetta del Sud”

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