La stesura originaria del racconto del podio sui 100
Giustino Gatlin ha pagato, in abbondanza, con 5 anni di squalifica, in totale sarebbero stati 10, in due tempi, ma gli stop per doping vennero dimezzati. La prima volta venne considerata somministrazione inconsapevole, sennò avrebbe dovuto essere radiato.
L’accanimento nei suoi confronti è esagerato, perchè la storia dello sport mondiale è zeppa di dopati, molti dei quali mai indagati, neanche postumi. La premiazione dei 100 è stata anticipata di 70’ per evitargli i fischi, perchè l’atletica non offra una brutta immagine. Siamo a questo assurdo. Ah, avevamo sorvolato sui sospetti legati al messicano Alberto Salazar, allenatore di Mo Farah, che dovrebbe chiudere con i 5mila, con la doppietta, a caccia dell’11° oro fra olimpiadi e mondiali. Il presidente della Iaaf Coe tifava per Bolt: “Non è stato scritto il copione perfetto”.
Ma anche il secondo Christian Coleman, al primo anno di atletica internazionale, ha più meriti del fulmine, che ha battuto due volte. Gatlin è fischiato, sul podio, ma pure plaudito. Anni fa il britannico Chambers, reo confesso, non venne ripudiato dagli inglesi. Justin Gatlin è di nuovo oro, 12 anni dopo Helsinki. 35 anni, come Federer. Valgono i 40 di Tom Brady nel football americano e i 29 di Federica Pellegrini. Bolt avrebbe voluto smettere da tricampeao, dopo Rio, gli sponsor l’hanno convinto, ma adesso “ho voglia di una vita normale”. “Non fossi partito bene avrei avuto vita difficile, ho provato lo stesso. Gatlin è un grande agonista, un lavoratore e ha meritato questo titolo. Sono deluso, ma rinnego nulla: era un anno ‘dovuto’ ai miei tifosi. I 200? non sono nella condizione per affrontare un impegno del genere. Mi ritiro, ci sono troppi giovani che scalpitano”. Si godrà la fidanzata Kasi Bennett.
