Il Gazzettino, Padova. La storia dell’ex ct dell’atletica Francesco Uguagliati: “Il Cus ha cresciuto 4 campioni, due presidenti di federazione e anche Ponchio, altro ex dt. La maratona di Venezia, i record nazionali delle staffette femminili, il miglior Europeo di cross. Poi c’è stato un regresso continuo”

L’integralità dell’intervista all’ex ct dell’atletica Francesco Uguagliati, uscita martedì sulla pagina di Padova de Il Gazzettino. In copertina è a sinistra, accanto all’ex presidente federale Franco Arese.

Vanni Zagnoli
Quattro anni fa, Francesco Uguagliati era il ct dell’Italia dell’atletica, alle olimpiadi di Londra. Arrivò solo il bronzo di Fabrizio Donato, nel triplo, e allora il tecnico padovano venne sostituito dal ferrarese Massimo Magnani, eppure i risultati non sono migliorati.

Uguagliati, il tutto com’è iniziato?
“L’atletica ha sempre permeato la mia vita, da quando avevo 13 anni. Gli studi partono dal liceo scientifico e approdano successivamente all’Isef. Contemporaneamente inizio a insegnare a scuola e ad allenare, in primis a Camposampiero, dove esiste in embrione la società che crebbe Chiara Rosa: il suo allenatore Enzo Agostini, di Borgoricco, è stato mio atleta, praticava il lungo”.

Fece il militare nel gruppo sportivo dell’aeronautica, iniziò ad allenare al Cus Padova.
“Entrai nel consiglio e ancora oggi sono vice presidente. Lì erano cresciuti Salvatore Morale, primatista europeo sui 400 ostacoli, nel 1962, e Giovanni Evangelisti, bronzo a Los Angeles ’84, nel lungo. E poi due padovani: il canottiere Rossano Galtarossa, sul podio in 4 olimpiadi, e la schermitrice Francesca Bortolozzi, due ori olimpici a squadre nel fioretto”.

Il Cus fra l’altro ha dato allo sport italiano due presidenti di federazione: Sergio Melai (hockey su prato, anche membro di giunta Coni) e Antonio Di Blasi, e due dt dell’atletica.
“L’altro è Dino Ponchio, oggi commentatore Rai, già mio allenatore”.
Nel frattempo lei proseguiva gli studi…
“Oggi lo chiamerebbero master, erano due anni, all’epoca era un corso di specializzazione che organizzava il Coni con l’Isef dell’Aquila, in atletica leggera. Quando è stata istituita, ho ottenuto anche la laurea in scienze motorie”.

Nel contempo fu eletto per un quadriennio nel comitato regionale veneto della federazione, poi ne divenne il responsabile tecnico.
“Nell’86 fondai con Piero Rosa Salva, all’epoca presidente del comitato veneto, la maratona di Venezia, lasciata dopo 5 anni. Anche perchè fui nominato responsabile tecnico del nordest”.

Nel 1997 il distaccamento in federazione, come capo settore della velocità.
“Undici anni fa arrivò la responsabilità dell’attività giovanile, nel 2009 la direzione tecnica”.

Era stato velocista, ma non di grande valore…
“Facevo i 100 piano… Il meglio l’ho dato da tecnico, in particolare sugli ostacoli, senza disdegnare i salti. In nazionale ho seguito le donne che hanno ottenuto record italiani nelle staffette, la 4×100 e la 4×400, partecipando a mondiali e olimpiadi, di Sydney 2000: ovvero Pistone, Graglia, Grillo e Levorato; De Angeli, Spuri, Carbone e Perpoli”.

Di cosa va più orgoglioso?
“Al di la delle medaglie vinte e dei piazzamenti ottenuti con la mia conduzione tecnica, resta il lavoro fatto sui giovani: con la saltatrice in alto Alessia Trost e la marciatrice Antonella Palmisano, con il triplista Daniele Greco e con Gianmarco Tamberi, che purtroppo non saranno a Rio. Ecco, mi viene da dire che in Fidal siano riusciti a far infortunare l¹unico atleta che poteva vincere una medaglia… Tantissimi altri sono cresciuti, abbiamo lavorato per coinvolgere, stimolare, a volte anche criticare i tecnici, ma in modo costruttivo”.

Formidabili, insomma, quei suoi 8 anni…
“L’obiettivo era creare nuova linfa per l’attività assoluta, perché “gli atleti passano ma i tecnici rimangono”. C’eravamo riusciti, purtroppo la nuova conduzione federale ha mandato tutto in malora.
Avevo terminato la conduzione tecnica con il miglior risultato di sempre agli Europei di cross nel 2012, con la rivelazione Daniele Meucci. Da quel momento è stato un continuo regresso, culminato nei disastrosi risultati degli ultimi campionati del mondo”.

Critica il presidente Alfio Giomi e il suo erede come dt, Massimo Magnani, però anche lei a Berlino 2009 tornò senza medaglie…
“Ma con 22 punti, considerati i piazzamenti nelle finali, mentre un anno fa a Pechino furono 10,5. Chiudemmo al 19° posto, contro il 29° dell’ultimo mondiale”.

Dagli Europei in Olanda, però, sono arrivate 7 medaglie…
“Si sono messi in mostra giovani e questo è positivo. E’ solo la seconda volta che si fanno prima delle Olimpiadi, considerata l’assenza stavolta della Russia sono andati peggio rispetto a Helsinki: tre quarti delle medaglie vengono dalla mezza maratona, che prima non c’era. In Finlandia, nelle prime 10 dei 400 c’erano 5-6 russe…”.

Ma anche lei lavorava con i giovani….
“Già. Greco era stato 4°, a Londra, senza dimenticare l’Europeo di Barcellona 2010, con il trionfo della 4×100, al record italiano: Collio, Donati, Di Gregorio e Checchucci cancellarono Pavoni, Tilli, Simionato e Mennea. E poi tante altre medaglie: molte più che in questo quadriennio”.

Quale cruccio le resta?
“Non aver potuto allenare integri sul piano fisico Manuela Levorato, di Dolo, e Luca Simoni, di Padova: entrambi ebbero problemi ai tendini d’Achille, operati più volte. Da un anno però hanno messo al mondo due gemelli e quello è più importante delle gare”.

Della vicenda Schwazer che idea si è fatto?
“Non amo parlarne. La magistratura farà il suo corso, come la giustizia sportiva. Mi auguro che Alex sappia trovare la giusta strada per la vita, qualsiasi essa sia, e anche guardarsi dentro per rimediare a quanto fatto verso Londra, non solo verso sè. E mi pare ci fosse riuscito, prima di questa nuova positività inattesa”.

A quali atleti è più legato?
“Tra i “vecchi”, Ruggero Pertile e Fabrizio Donato, esempi per i giovani. Pertile a 42 anni è da primi 8, dopo il quarto posto di un anno fa a Pechino, è di Villanova di Camposampiero. Mi spiace che manchi Chiara Rosa, di Borgoricco: abita a 4-5 chilometri da Ruggero, stimo tantissimo entrambi”.

Padova e il Veneto sono sempre stati una grande fucina di atleti?
“Anche oggi tantissimi giovani padovani si esprimono a buoni livelli in varie specialità. Esistono società storiche con un grande curriculum di maglie azzurre: il Cus ha festeggiato a maggio i 70 anni, le Fiamme Oro hanno vari atleti a Rio e poi Assindustria. Servirebbe solo un dialogo migliore fra le società, i tecnici e i dirigenti. Sarebbe bello creare unità di intenti, ognuno con il proprio ruolo, la propria storia e la identità, facendo convergere le migliori risorse”.

Uguagliati, oggi cosa fa?
“Seguo nella preparazione il pilota Luca Ghiotto, di Montecchio Maggiore, nel mondiale di GP2, sabato scorso è arrivato secondo. Collaboro con uno studio di mindroom, ovvero mental coach, per atleti di alto livello”.

E nel tempo libero?
“Amo la montagna, d’estate vado a passeggiare. Anche mentre parlo al telefono con lei…”.

A cura di Francesco Delendati

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