Il Giornale. Forlì, il professore di fisica, 40 anni, bacia l’allieva prediletta di 15: “Mi appartavo per tranquillizzarla, era consenziente”. Arrestato, confessa, è pugliese e vive con un universitario a Bologna

 

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Vanni Zagnoli
Un bacio poco innocente e arriva il carcere. Sembra di sentire la canzone di Ivano Fossati, Notturno delle tre: “Il passo poco innocente di chi innocente non è”. A.R. insegna fisica e materie tecniche, ha 40 anni, età della quasi maturità per la didattica, arriva a baciare più volte una studentessa quindicenne. Lei ha i capelli castani, lui è incensurato.
Quel professore dell’Itis Guglielmo Marconi di Forlì era controllato a vista da due settimane, è pugliese, di un paesino di Foggia e da un anno vive a Bologna con un universitario, giusto per dimezzare le spese.
Per incastrarlo avevano nascosto le telecamere, più che educare le ragazzine le adora. Ora non staremo qui a interrogarci se e che cosa abbia fatto la piccola per suscitare quell’istinto malato, ma risulta un’alunna qualsiasi, gracile quanto carina, timida e con buoni voti. Quindi, non ha alcun tipo di corresponsabilità.
La storia romagnola è esemplare, mai fidarsi neanche dei professori. E’ un caso limite, il bacio sulla bocca basta per prefigurare il reato di violenza sessuale aggravata e l’arresto. Chissà, magari il prof pensava di essere in discoteca, si sarà semplicemente invaghito di quella. Capita, ma non dovrebbe. Ogni mattina le città sono piene di ragazzine più o meno grandi che aspettano l’autobus, gira gente a osservarle e magari offrire passaggi.

Gente pericolosa, potenzialmente. Ma in aula è diverso, altro che trasgressione. Il bacio avviene in una stanza in cui il prof svolge attività didattica con gli studenti, con discrezione Claudio Cagnini e gli agenti della squadra mobile lo portano via, coordinati dal sostituto procuratore Laura Brunelli. A.R. è colto in flagranza, i 23 alunni (non più solo maschi) se l’aspettavano, A fine aprile, genitori della 15enne in prima superiore vanno in questura per segnalarne il disagio psicologico durante le ore di fisica.

Il procuratore capo Sergio Sottani raccoglie le segnalazioni di altre famiglie, si cercano prove di episodi su ulteriori allieve. Alla voce aggravanti spiccano il ruolo ricoperto (l’abuso di autorità) e l’età della ragazzina, evidenziate nell’ora di interrogatorio, davanti al difensore, Francesco Roppo. A.R. conferma quanto solennizzato dalle immagini: “Sì, c’era stato un altro bacio tra noi. Ero innamorato, era consenziente. Per me era l’unica”. Insomma l’amore della sua vita, trovato sui banchi di scuola, a un’età da papà. Quegli incontri avvenivano a tu per tu, in quello sgabuzzino con sedie, personal computer e scrivania, usata per colloqui e le indicazioni didattiche.

Quando però la ragazzina entrava, si creavano curiosità e brusio, morbosità da parte dei compagni: “Resta dentro molto più a lungo degli altri”. Doveva cedere al fascino dell’educatore, ma non esiste. Il 40enne era in buona fede, cioè in fibrillazione per quell’amore impossibile che sperava di concretare. In fondo se nel Trevigiano un bimbo di 13 anni aveva dato un figlio a una compagna di 14, lui non si sentiva in peccato o ancor meno in reato, con quella secchiona di prima superiore.

“Volevo solo che si rilassasse, di fronte a me era sempre tesa”. E’ grassoccio, un po’ goffo, stempiato, aria da morboso. “Con le femmine la porta resta chiusa per più minuti”, osservavano gli altri studenti. Non concluderà il primo anno didattivo nel tecnico forlivese di viale della Libertà, in zona stazione. Stamane l’arresto sarà validato, rischia 5 anni. Quando uscirà dal carcere della Rocca dovrà probabilmente cambiare lavoro. Conta che la bambina sia molto tranquilla e oggi come sempre vada a scuola. La famiglia ringrazia la procura di Forlì per la rapidità. Fine storia, senza traumi.

 

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