Il Giornale. Una prima stesura della chiacchierata con Giuseppe Gibilisco, alle ultime gare della carriera

Campionati Mondiali di Atletica LeggeraSono molto affezionato a Giuseppe Gibilisco. Ci siamo sentiti un anno fa per Libero, per il Giornale di Sicilia e per il Gazzettino del nordest. A inizio anno per Avvenire.

Oggi l’ho sentito per Il Giornale, questa è una prima stesura della chiacchierata con l’astista aretuseo. Amo questi termini arcaici.
Vanni Zagnoli

Giuseppe Gibilisco imbucherà l’asta per l’ultima volta, magari sabato, in finale. Poi volerà unicamente con il deltaplano a motore, perchè questa passione ha soppiantato la sua abitudine alle immersioni. Il siciliano di 35 anni resta l’ultimo italiano campione del mondo, nel 2003 a Parigi.
Giuseppe, stamane c’è la qualificazione…
“Vengo da un buon 5,70 a Rieti, 7^ misura stagionale, con l’obiettivo di disputare una buona gara, perchè ho intenzione di chiudere qui, inseguendo la prima medaglia europea, o al più tardi fra qualche settimana. Lo dicevo anche un anno fa, stavolta non cambio idea”.
Gareggia alle 10,30, a che ora mette la sveglia?
“Alle 6,30, con molta tranquillità. Se Messi vomita in campo, fortunatamente io non ho mai somatizzato”.
Vincerà Renaud Lavillenie, primatista indoor con 6,16?
“Probabile. Il francese mi pare un acrobata, sfrutta al massimo l’asta per farsi catapultare. Se interpretiamo bene il gesto atletico, voliamo. Bubka era un atleta più vero, valeva i 6,40, altrochè il record all’aperto di 6,14. Feci in tempo ad affrontare l’ucraino in piazza a Torino e poi nelle qualificazioni, a Sydney 2000: allora fece 3 nulli, io con 5,70 arrivai 10°”.
Per il sud resta un simbolo?
“Assieme al messinese Nibali. E’ distante 150 dalla mia Siracusa, anche per questo non lo conosco. Complimenti perchè ha vinto Vuelta, Giro e Tour, gli mancano solo il mondiale e il mio bronzo olimpico, di Atene 2004. E’ esploso tardi, rispetto a me, ma anche Pantani vinse Giro e Tour non giovanissimo. E poi ricordo Mennea e Abbagnale, Campagna e alcuni ragazzi della pallanuoto”.
La nazionale ha fallito i mondiali, gli sport vari risolleveranno l’Italia?
“Qualche medaglia arriva sempre, anche senza un Balotelli. Viene decantato a destra e sinistra, ma cosa ha vinto? Di chi stiamo parlando? Dietro ha un procuratore e un’agenzia di comunicazione che lo fanno apparire personaggio. Twitta sempre, io neanche sono su facebook, non ho tempo per i social”.
Da lunedì tocca ad altri due vip, Magnini e Pellegrini…
“Filippo è un bravo ragazzo, ci conosciamo. Dal punto di vista economico siamo sulla stessa barca, noi e il nuoto. Escluso fuoriclasse come Bolt e magari Federica, si guadagna poco”.
Altro mondo, rispetto al calcio…
“Però al pallone lascio volentieri Jenny a’carogna, comandante degli ultrà. Imiterei l’Inghilterra, dove gli spettatori sono tutti seduti e ordinati, da noi siamo passati dai fumogeni alle bombe carta: tutto per seguire 22 calciatori di pallone. Non riesco a entrare nel cervello di quella gente, cosa gli va in tasca a scannarsi per strada? La guerriglia deriva anche dall’ignoranza sportiva”.
Potesse rinascere, che farebbe?
“Volerei, con ultraleggeri. Mi sono costruito da solo un deltaplano a motore, a Formia: alla fine della prossima settimana lo prendo e in 5-6 ore torno a Siracusa. E’ una passione condivisa dal superbiker Melandri, dal parmigiano Michele Rinaldi, 30 anni fa campione del mondo di motocross, dall’ex ct del ciclismo Paolo Bettini e pure l’astista tedesco Bjorn Otto, ora infortunato. Ecco, sceglierei tra pilota di aerei e il chirurgo”.
Viene in mente Carlo Santuccione. Frequentando il medico abruzzese, venne fermato per un anno, nell’estate 2007…
“Mica era sospetto, quando ci andavo. Venni poi assolto con formula piena”.
Come sarebbe evoluta la carriera, s enza l’errore del procuratore Torri?
“Non avrei perso anni di vita e forse mi sarei issato a 6 metri, anzichè fermarmi a 5,90. Magari avrei vinto l’Olimpiade di Pechino. Fu un colpo basso, accusato pesantemente. Tutta colpa di quel titolo iridato. Tornassi indietro, abbatterei l’asticella, evitando così le indagini. In Italia chi si distingue viene perseguitato, soprattutto quando risponde male negli interrogatori fiume”.
In pedana si è mai preso del dopato?
“La gente e i colleghi non sono stupidi, sono sempre stati dalla mia. Papà Carmelo l’ho perso da giovane, mamma Francesca ha 74 anni e mai dubitò di me: neanche serviva che mi guardasse negli occhi”.
E perchè non vuole citare l’ucraino Vitaly Petrov?
“Sino all’89, era stato tecnico di Bubka, sino ai suoi 26 anni. Ancora lo incrocio, a Formia, però non mi era piaciuto il suo giochetto: quando lo contattò Yelena Isimbayeva, mi abbandonò. E poi due stagioni fu la russa a piantarlo in asso. Io sono contento dell’allenatore Maurilio Mariani”.
Le vittime dei voli privati sono ricorrenti. Non ha paura di cadere?
“No, anche se tocco i 130 orari. Lassù fa freddo, basta coprirsi come per andare in moto, tantopiù quando si passano le montagne. Viaggio quasi tutte le settimane, 2-300 km verso Roma e ritorno, per raggiungere la mia isola bastano 60 litri di benzina. A Siracusa c’è l’aviosuperficie, per atterrare sono sufficienti piste di 300 metri, sino a miniaeroporti da 800. E il dpr 106 recita: nei giorni feriali non si può possono oltrepassare i 150 metri dal suolo, nel weekend si sale sino a 300. Io rispetto le regole, sempre…”.

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