Libero. La prima stesura dell’intervista a Giorgio Lamberti, 25 anni fa, domani, primo italiano primatista mondiale, a parte Novella Calligaris. “Mi sono ritirato a 25 anni per problemi a una spalla e alla schiena, Rosolino a 36 è ancora in acqua. Sono schivo come Fioravanti. Mio figlio giocava anche a tennis”.

42c6d79f6edc8b9da12739115e34004fdbNell’89 cadeva il muro di Berlino, vado a memoria. Io ero in tenda con gli amici Ludovico Berruti, Cristian Bonacini e Andrea Fochi, liceali, in campeggio. A Bonn ci furono gli Europei di nuoto, con l’esplosione di Giorgio Lamberti.

Tenevo tanto a intervistarlo, l’occasione sono stati i 25 anni dal suo record del mondo, il primo maschile nella storia del nuoto italiano. Questa è la stesura integrale, prima del taglio per arrivare all’invio e alla messa in pagina su Libero.

Esiste un nuoto prima e dopo Cristo, se mi passate la licenza, ovvero prima e dopo Lamberti.

Senza Giorgio Lamberti, non sarebbe stato lo stesso nuoto. A Ferragosto del 1989 il bresciano stabilì il primo record del mondo maschile nella storia nazionale degli sport acquatici: agli Europei di Bonn, 1’46”69 sui 200 stile; venne battuto solo un decennio più tardi, primato di longevità. In questo quarto di secolo è stato un fiorire di campioni e primati, prima di lui c’era stata una sola fuoriclasse, la civettuola Novella Calligaris. Lei ancora alimenta il proprio personaggio, mentre Lamberti si è eclissato.

Giorgio, che fine ha fatto?
“All’epoca avevo 20 anni, adesso 45. Dal ’98 sono sposato con la fiorentina Tania Vannini, stile liberista degli anni ’80. Aveva il record nazionale dei 400, ha resistito 19 anni, finchè una certa Federica Pellegrini… All’epoca le azzurre erano sovrastate dalle dopate dall’Est: tedesche, romene, bulgare e così restavano ai piedi del podio”.
Avete tre figli: Matteo, 15 anni, Michele 14 e Noemi 10.
“Nuotano, ovvio. Matteo giocava anche a tennis, si era classificato, a livello giovanile, da un anno opta per l’agonismo in piscina, il doppio sport era incompatibile. I due maschi
erano ai campionati italiani giovanili, Matteo è arrivato terzo sui 200 dorso: ha buona attitidine, fa il suo percorso adolescenziale, senza stress perchè sarebbe assurdo avere pretese di risultati”.
Lei che fa, invece?
“Da 20 anni mi occupo di impiantistica sportiva, gestisco strutture in provincia di Brescia con il Gamteam e dal 2011 alleno, con anche mia moglie: al pomeriggio seguo gli esordienti, ai campionati giovanili di Roma abbiamo portato 18 ragazzi. Insegnamo sport sano e quanto di bello in acqua ci hanno insegnato il compianto ct Alberto Castagnetti e prim’ancora Pietro Santi. Abbiamo 180 tesserati, tanti per Brescia”.
E’ stato anche politico?
“Assessore allo sport, dal 2003 al 2008. E tre mesi fa il sindaco Del Bono mi ha chiesto di dare una mano alla Sanfilippo spa, nel controllo del patrimonio immobiliare sportivo”.
Sembra così diverso da Massimiliano Rosolino…
“Questione di carattere. Gli voglio come se fossi suo fratello maggiore. Dal ’95 al ’98 seguivo le nazionali giovanili, scoprii anche Emiliano Brambilla e il ranista Domenico Fioravanti: ragazzi in gamba e talentuosi. Max talmente l’acqua che a 36 anni gareggia ancora: aveva una forza fisica unica, mentre io smisi a 25 per problemi a una spalla e alla schiena”.
Come si arrivò al fenomeno Lamberti?
“I primi exploit risalgono agli Europei dell’83, a Roma, con Giovanni Franceschi, nei misti e nello stile. Le Olimpiadi di Los Angeles furono un flop, a Madrid 1986 arrivò invece la prima medaglia mondiale, con Stefano Battistelli. Idem a Seul. Rispetto all’èra di Marcello Guarducci e compagni fu un boom”.
Soprattutto in quel 1989.
“Direi uno tsunami, con 12 medaglie agli europei: feci doppietta, stabilendo il primato continentale sui 100. Salirono sul podio anche la 4×200, Battistelli, il ranista Minervini, la Dalla Valle”.
E così superaste l’epoca dell’autoemotrasfusione, che nell’84 fece grande Moser nel ciclismo, ma non Franceschi.
“Allora a pratica era lecita, in vasca però non diede risultati e anzi portò guai fisici. Iniziò l’èra di Paolo Barelli, da vicepresidente federale, mentre con i medici azzurri iniziò a collaborare Marco Bonifazi, oggi capodelegazione. Il nostro nuoto è sempre stato pulito, così siamo arrivati ad Alessia Filippi e alla Pellegrini, a Magnini e a Scozzoli”.
Tanti ex fanno la corsa al video, lei nel ’98 ha lasciato la Rai per concentrarsi sull’impiantistica e recuperare i soldi non guadagnati in piscina?
“Beh, non ero ai livelli di Federica Pellegrini. Lei ha stabilito 12 record mondiali e merita successi anche economici, di milioni di euro, per gli sforzi in acqua. Forse anche Rosolino si è arricchito perchè buca il buca il video. Io sono riservato quanto Fioravanti, non amo la mondanità e dunque contratti e visibilità non mi arrivano. Non sono però invidioso, il mio motto è “Vivi e lascia vivere”, senza però schiacciarmi i piedi, altrimenti emerge la mia indole agonistica”.
Adesso i nuotatori guadagnano di più, in proporzione?
“Di meno, a parte i toplevel, per la crisi. Mi mantenevo con le borse di studio federali, sponsor e ingaggi ai meeting, oggi sono buoni i compensi di Federica, del fidanzato Magnini, anche grazie al gossip. Sono abili a cogliere le opportunità di quel mondo. Spero che Scozzoli si riprenda dall’infortunio per i mondiali di Kazan 2015”.
Intanto lunedì iniziano anche gli europei in vasca, a Berlino.
“Molti big disertano la manifestazione, non Federica, autrice di ottimi crono nonostante i carichi di lavoro. Mi aspetto acuti di Mitchell d’Arrigo, talento coltivato negli Usa, dalle staffette e poi nelle nuove leve. Abbiamo talenti non indifferenti, emersi a 16 anni nella coppa Comen, in Israele”.
Chi sarà il personaggio?
“In mancanza della ranista Meilutyte, il francese Agnel”.
Ieri è arrivata la medaglia di Aurora Ponselè nella 10 km, poi sarà anche in piscina, sugli 800.
“In acque libere si guadagna di meno e si fatica di più. E penso a Martina Grimaldi. Bisogna essere bravi a trovare sponsor e arrivano solo se si raggiunge il podio”.
Il suo nuoto si ricorda per i record dell’americano Matt Biondi e del tedesco Michael Gross.
“Anch’io, però, sono finito nella Hall of fame, assieme ad altri 12 azzurri. Fra i personaggi dello sport prediligo Valentino Rossi, si è imposto con simpatia, senza le cavolate di Balotelli”.
Ha mai perso il controllo?
“No. Una volta con Michelotti abbandonai il mese di ritiro in val Senales con 2 giorni d’anticipo, ma Castagnetti ci convinse a tornare. Al massimo mi sono concesso qualche bevuta con amici, ma a fine carriera. Da ragazzo andavo forte in macchina, adesso guido da cumenda…”.

 

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