Il Gazzettino, gli Europei di atletica. Yadis Pedroso quinta nei 400 ostacoli, Alessia Trost ottava nell’alto. Il miglioramento di 16″ della Mattuzzi

Alessai Trost (Colombo/fidal.it)

Da Berlino, ieri niente medaglie, restiamo fermi ai bronzi di Joghi Chiappinelli e Yeman Crippa, africani adottati da famiglie italiane.

Arrivano il 5° posto di Yadisledy Pedroso, sui 400 ostacoli, e l’8° di Alessia Trost nel salto in alto.

Cubana, Yadi ha sposato l’allenatore salernitano Massimo Matrone. A metà rettilineo è quarta, dà la sensazione di passare, invece si pianta e finisce in 55”80, vale un secondo in meno. «Ho sbagliato sull’ultimo ostacolo – chiarisce -, e poi ho sentito le gambe pesantucce».

Oro alla svizzera Sprunger (54”33), seconda l’ucraina Ryhykova, poi l’inglese Beesley, con mezzo secondo sulla nostra.

Alessia Trost è ottava, con 1,91. Lo passa alla terza prova, con i tempi giusti, eguagliando il primato stagionale. L’allenatore Marco Tamberi sorride per il pericolo scampato, almeno è tra le finaliste. Calzino destro nero (nessuno al piede sinistro), la pordenonese avvicina l’1,94 al terzo tentativo, lo stacco però è imperfetto.

«Credevo nella misura – racconta -, passarla al terzo tentativo non sarebbe cambiato molto, come classifica. Non mi serve entrare così veloce, perchè mi scontro con l’asticella. Ero in equilibrio fra il vecchio e il nuovo salto, mettendo in pedana quanto provo in allenamento».

Due anni dopo, è ancora penalizzata dalla rivoluzione tecnica, da Gianfranco Chessa, poi scomparso, al padre di Gianmarco Tamberi. 

«Pensavo di metterci meno, ad apprendere il cambiamento. Dopo Londra, è la prima volta che metto davvero in pratica quanto proviamo. Comunque, il processo di apprendimento va».

Il titolo è scontato, alla russa Mariya Lasistkene, 2 metri al secondo tentativo, mentre la bulgara Demireva li passa al 3°; bronzo alla tedesca Jungfleisch (1,96). Se Elena Vallortigara non fosse stata eliminata, valeva almeno il podio.

Sui 1500, 10° Abdikadar, davanti a Bussotti, l’oro al 17enne Jacob Ingebrigtsen, mentre gli altri due fratelli mancano la tripletta. 

Piacciono le 4×400 azzurre. La staffetta femminile interamente di colore si qualifica con il miglior tempo, Benedicta Chigbolu parte piano però dà il cambio per prima, ad Ayomide Folorunso. Che mantiene la posizione, mentre Raphaela Lukudo amplia il margine e lancia Libania Grenot, bicampionessa dei 400, eliminata in semifinale. La chiusura è in 3’27”63, primato stagionale. Passano per secondi Scotti, Tricca, Aceti e Re, preceduti solo dal Belgio.

Sui 3mila siepi, sorprende Isabel Mattuzzi, si qualifica in 9’34”02, migliorandosi di 16 secondi (solo Elena Romagnolo fece meglio). Fuori Elena Merlo, 16., e Francesca Bertoni.

Sui 110 ostacoli, niente finale per i tre italiani. Lorenzo Perini è 10° in 13”50, davanti a Fofana per due centesimi. Paolo Dal Molin solo 18°: «In batteria – spiega – avevo fatto il personale, 13”40 e con quello sarei passato, ma nel riscaldamento ho sentito tirare il quadricipite».

Troppo difficili anche le semifinali dei 200, Irene Siragusa è comunque felice del 23”30 (15.), mentre Gloria Hooper, veronese, è 18. Stasera la sfida per l’oro sarà fra la britannica Asher-Smith e l’olandese Schippers. Nel triplo, Simone Forte è il primo degli esclusi dalla finale con 16.35, mentre Fabrizio Donato a 42 anni si ferma 20 centimetri dietro.

L’epthatlon va alla belga Thiam davanti alla britannica Johnson-Thompson e alla tedesca Schafer. I 400 al britannico Hudson-Smith, davanti ai fratelli belgi, Borlée. Ucraina prima e terza negli 800 donne, con Pryshchepa Lyakhova. Nel triplo, la greca Papahristou (14,60), il giavellotto alla tedesca Hussong (67,90). I 110 ostacoli sono del francese Martinot-Lagarde, al photofinish. 

Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

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