Il Gazzettino, la morte di Paolo Casarin. Alberto Michelotti: “Per me resta un fratello minore”

Paolo Casarin (Claudio Villa/Getty Images)

Paolo Casarin, ai vostri tempi eravate come Francesco Moser e Beppe Saronni nel ciclismo? Ovvero grandi arbitri ma pure rivali?

«No. Non c’è mai stato nessun problema, fra di noi, nel modo più assoluto».

Vi è capitato di dirigere assieme?

«Gli feci da guardalinee, una volta, in Israele-Australia».

La vostra personalità era schiacciante in campo ma anche fuori. Eravate simili?

«Ma diversi, nella lettura della vita, non solo nell’arbitraggio. E c’era grande rispetto reciproco, sicuramente mio nei suoi confronti».

Tre anni di differenza, all’anagrafe: classe ’40 lei, 43 Luigi.

«E perciò io arrivai in serie A un po’ prima, ritirandomi nell’88. Gigi lasciò nel ’90, dopo il mondiale. Condividemmo quasi 15 stagioni di fischi, in A, qualcosa di meno in campo internazionale».

Gigi era bassanese, lei mestrino. All’epoca l’arbitraggio era quasi un’arte…

«Ci separavano, però, 250 chilometri di distanza. Siamo stati molti vicini sul campo, fra l’altro ci siamo anche sfiorati come designatori, dopo essere stati arbitri di riferimento».

Da Parma, invece, Alberto Michelotti ricorda l’amicizia, con Gigi. «Ci sentivamo – rivela l’87enne altro ex internazionale -. Nel dopo carriera ebbe un pizzico di fortuna in meno: un negozio, la dirigenza di una società. Per me resta un fratello minore».

Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

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