Il Giornale di Sicilia, Brio: “Nel ’79 feci perdere la coppa Italia al Palermo. Entrai nel secondo tempo e a 6′ dalla fine pareggiai: Causio evitò i rigori. Oggi i cambi di allenatore inguaiano il Palermo, comunque favorito per la salvezza perchè superiore a Carpi e Frosinone”

Sergio Brio, a destra, marcava Roberto Pruzzo, nelle sfide fra Juve e Roma
Sergio Brio, a destra, marcava Roberto Pruzzo, nelle sfide fra Juve e Roma

Vanni Zagnoli

Sergio Brio levò al Palermo l’unico trofeo della storia, ai massimi livelli, la coppa Italia del 1979. Era uno stopper arcigno e falloso, a 6’ dalla fine segnò il pareggio che valse i supplementari, nella finale di Napoli, adesso fa la punta per radio Rai, la domenica sera e per le partite della nazionale e della Champions. In studio su radio1, con Paolo Zauli, Emanuele Dotto e Massimo Ruggeri, Brio segna spesso: voce impostata e giudizi non banali, nel dialogo con gli ascoltatori, anche tramite i social.

“Tutti quei cambi di allenatori – racconta – influiscono negativamente sulla stagione del Palermo. La situazione non è stabile, manca chiarezza societaria. Iachini è un ottimo allenatore, non molla un centimetro, è stato preso a pesci in faccia: l’aveva anche richiamato, andava rispettato. Ora ha ripreso Davide Ballardini che aveva rotto con lo spogliatoio e ha una querela aperta con il capitano Sorrentino. Se il Palermo è terzultimo, lo deve al suo presidente”.

Juve-Palermo è il classico testacoda, i 31 volte scudettati (più 2 revocati) nelle ultime 22 gare sono stati fermati solo a Bologna, sullo 0-0. Sovviene quando la Roma perse lo il titolo dopo una rimonta simil bianconera. “Era la penultima giornata, nell’85-’86, e venne sconfitta dal Lecce già retrocesso matematicamente. Questo dimostra che nel calcio può sempre succedere di tutto e i rosanero non sono certo spacciati, nella corsa alla permanenza. Sulla carta comunque a Torino partono battuti, sul piano del morale e tecnico non c’è partita”.

La stagione del Palermo somiglia tanto al 2012-13, quando retrocedette. “C’è poco e ci sono pochi da salvare. Mi aspettavo di più da Vasquez, è altalenante, il resto onestamente è poca roba, ma è sbagliato il turnover degli allenatori”.

Zamparini si arroga il merito di avere scelto Schelotto, al quale è affidato il Boca Juniors. “Allora non avrebbe dovuto sceglierlo, se non si poteva tesserare, doveva informarsi prima di chiamarlo dall’Argentina”.

La difesa di mister Emmezeta ha almeno una ragione: “Come budget e monte stipendi il Palermo è da metà classifica”. Qui la riflessione di Brio è ampia. “In serie A non si lanciano i giovani, si ha paura che possano dare cattivi risultati, mancano la cultura e la programmazione di Empoli e Sassuolo. Servono idee chiare, tantopiù in una società emblema della Sicilia. Nonostante le difficoltà, credo abbia chance di raggiungere il quart’ultimo posto, perchè tecnicamente è superiore a Carpi e Frosinone, mentre il Verona ha incocciato l’annata sbagliata. Sul piano psicologico però sta peggio delle antagoniste e lo stesso Gilardino non è stato all’altezza”.

La Sicilia di Brio ha un ricordo unico. “Quando arrivo in zona, gli sportivi mi gridano dietro, ricordando che a Napoli segnai il pareggio, 37 anni fa. Il vantaggio era stato di Chimenti, ero infortunato, entrai nel secondo tempo e portai la finale di coppa Italia ai supplementari. Risolse Causio, mortificando Magherini e compagni, che erano in B. E 5 anni prima persero la finale a Roma, con il Bologna, ai rigori”.

Brio aveva iniziato alla Juve, venne prestato al Lecce, rientrò e si rivelò alla Pistoiese. Per 12 stagioni è stato primattore bianconero, con Trapattoni, Marchesi e Zoff e il debutto anche nell’Olimpica. E’ stato vice del Trap alla Juve e al Cagliari, mentre l’unica panchina fu in Belgio, al Mons. Da un decennio preferisce commentare, anche in tv.

vzagn

 

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