Il Giornale di Sicilia. Clemente J. Mimun (Tg5) commenta i blogger e azzarda: “Preferisco un giornale con informazioni e senza editoriali”.

Clemente J. Mimun è stato anche direttore del Tg1
Clemente J. Mimun è stato anche direttore del Tg1

L’integralità dell’intervista al direttore del tg5, uscita su Il Giornale di Sicilia, nei giorni di Ferragosto. Con il grazie a Toto Ferro e a Totò Rizzo.

Vanni Zagnoli

A Ferragosto, non è facile coinvolgere i grandi blogger, nè i grandi opinionisti. Selvaggia Lucarelli, regina del web, è in vacanza in Giappone, mentre Andrea Scanzi è in stacco totale, in Italia, e allora declina la richiesta del Giornale di Sicilia. L’inseguimento delle migliori firme di costume e società e soprattutto di mass media è vorticoso, visto che l’intervista sarebbe anche molto articolata. Interviene volentieri il direttore del tg5 Clemente J. Mimun, fra un bagno e l’altro, in vacanza.

Direttore, da giornalista era partito da fattorino, all’agenzia Asca. Forse oggi anche lei potrebbe farsi largo, sui blog…

“Giudico il fenomeno a volte interesssante, altre lo vedo come uno sfogatoio. Si parla di un argomento e si scatena la polemica in maniera voluta, così la rete finisce per essere lo specchio della vanità”.

E’ lo strumento del futuro, per tutti?

“Se un grande giornalista fa in pensione – a parte che magari non va quasi mai in pensione, nella nostra professione -, può essere un modo per mantenere un dialogo con i lettori o con chi l’ha sempre seguito. Per i giovani, invece, è un modo per essere sempre al centro del confronto: si suscita il dibattito per avere un ritorno di visibilità, di immagine”.

Qual è il suo blogger preferito?

“Onestamente non l’ho”.

La sovrana degli ultimi anni è Selvaggia Lucarelli. La convince?

“Non posso dire che mi piaccia. Ovvero, trovo gli argomenti non sempre di mio interesse, peraltro scrive bene, indubbiamente”.

L’appaga di più la lettura di

Andrea Scanzi, tuttologo al maschile?

“Neanche”.

Altri nomi?

“Seguo di più Marco Travaglio e poi le firme del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.

Proprio qui, magari, sotto l’ombrellone”.

Lei hai mai pensato a scatenarsi, per spirito di emulazione?

“Personalmente scrivo solo su twitter”.

Come blogger vede una prevalenza femminile?

“Le donne sono abbastanza protagoniste, in questo settore. Peraltro fra twitter, facebook e altri social networks, tutto diventa fonte di informazione, compresi i siti internet normali”.

Quali star del web sono legate al suo tg5?

“Paolo Liguori scrive parecchio e da anni”.

Anche perchè per 8 anni è stato direttore di Tgcom e da 4 dei newmedia.

“E poi uno dei nostri uomini dell’ufficio stampa, Angelo Santoro”.

Quali altri fenomeni mediatici della rete predilige?

“A me catturano i blog sportivi, perchè mostrano magari scazzi dialettici fra tifosi, in base a uno spirito leggero. Rispecchiano il mio atteggiamento rispetto agli editoriali. Come disse anche Carlo Freccero, quando era alla Rai, “adoro i giornali light, solo di notizie, senza editoriali. Anche telegiornali light. Occorre offrire al lettore tutti gli elementi utili per formarsi un’opinione”.

Allora quali blogger sportivi vuole citare?

“Sono tutti legati alla Lazio, la squadra del mio cuore. Di cui sono editorialista da anni, per Il Messaggero, e per due stagioni ero stato anche azionista di minoranza”.

Delle fashion blogger, invece, che opinione ha?

“Ormai vedo che agli eventi invitano le donne quasi con più attenzione rispetto a noi giornalisti. Sono satto all’inaugurazione di un negozio di Diego Della Valle, in America, e c’era una valanga di blogger da tutto il mondo. Su tutte campeggiava una coreana con 600mila follower. E anche un altro imprenditore aveva coinvolto altri blogger”.

La rete costruirà sempre più personaggi dal nulla, pronti a giudicare qualsiasi fatto?

“E’ sempre il pubblico a decretare il successo, a costruire il soggetto mediatico. E non da oggi. Su internet magari l’affermazione è più repentina”.

vzagn

Related Posts

Leave a reply