Il Messaggero, Il Gazzettino, Il Mattino. Volley, Italia triturata dal Brasile in semifinale, 1-3. Egonu sbaglia tanto, come in troppe partite chiave. Sylla non basta a evitare lo 0-8 del quarto set. Finale Serbia-Brasile, sarà complicata anche per il bronzo, con gli Usa

(Galbiati/Fipav, today.it)

Dal velodromo di Apeldoorn, Olanda, partì l’ultimo grande giro conquistato da Vincenzo Nibali, nel 2016, il Giro d’Italia, appunto, e qui si ferma la corsa dell’Italia, sconfitta 3-1. Domani sera la finale alle 20, su Rai e Skysport arena, sarà fra Brasile e Serbia, che aveva battuto 3-1 gli Usa. L’Italia se la vedrà con le americane per il bronzo, dalle 16, è una enorme delusione, considerato il 3-0 nella finale di Nations. Trionfano le verdeoro come nella seconda fase, in cui le azzurre erano arrivate almeno al tiebreak. Non è la tensione, dissimulata dall’euforia di Sylla, nel prepartita, è la forza del Brasile, che non era favorito, sono anche gli errori gratuiti di Egonu, come in passato, nelle occasioni chiave, colpisce troppo lungo o esterno. 
Mazzanti conferma le 7 dei due successi sulla Cina, con un solo set lasciato. Al palleggio Orro, opposta Egonu, quasi commossa nel prepartita nel vedere Francesca Piccinini, titolare in 4 olimpiadi, al centro Danesi e Lubian, non Chirichella, che ha perso il posto per problemi agli addominali, dopo l’Argentina. In banda Bosetti e Sylla, non Pietrini, non più titolare dopo l’avvio della seconda fase, e libero la migliore al mondo, De Gennaro, surclassata a distanza dalle difese brasiliane.
L’Italia se ne va sul 14-11, contrattacco di Sylla ed ace di Caterina Bosetti. Mazzanti chiede di picchiare forte, di non avere paura, e Paola Egonu lo accontenta. L’errore dell’opposto significa però 15 pari. Paola firma un altro break, in un attimo tuttavia il set vira, con 3 punti di fila carioca. Si affaccia Malinov in regia, paga un muro della più fisica sul taraflex, Caroline Gattaz, affascinante centrale di 41 anni. Svetta anche Carol da Silva, su Egonu, e conduce a due palleset. Sylla piazza un pallonetto, Egonu manda fuori, è il 23-25. Quattro muri in più per le sudamericane e 6 errori delle azzurre. 
Rosamaria è imperante, a muro e negli scambi lunghi, nel secondo parziale, Mazzanti leva Bosetti per Pietrini. “Un bel respiro – chiede nel timeout, sul 5-8 -. Stiamo correndo dietro a loro, siamo totalmente aperte, in zona 4 e in 2”. Cambia l’inerzia del set, Egonu svetta, anche a muro, Gaby e la ricezione imprecisa di Sylla vanificano comunque il vantaggio azzurro. La musica sparata, anche carioca, caratterizza ogni fine punto, il pallonetto di Miriam Sylla e un salvataggio di Lubian danno il 17-16. Egonu sbaglia un’altra palla facile, Carol da Silva mura Sylla, ma si resta lì, fra +1 e parità. Gaby sbaglia il diagonale, è 24-22, chiude Sylla, la più scatenata, quando serve, si era risparmiata un po’, nei mesi scorsi.
Le sudamericane ripartono di slancio nel terzo, 4-7, Mazzanti: “Andiamo fuori giri. Cambiate zona dove battere, se non funziona”.
Rosamaria autografa il rally più bello, cioè il punto più lungo. Mazzanti: “Aggressive in attacco, pallonate, non si vince gestendo”. Il match è di alta intensità, come la difesa brasilera. La sparacchiata di Egonu è il suo 7° errore punto della serata, Sylla reagisce con il 13-15 ma non riesce a scuoterla, sbaglia ancora. Lorenne mura Pietrini, sul 14-18 il set sfugge via. L’errore di Macris ridà speranza, Zè Roberto ferma il gioco, forte dei suoi 68 anni e l’oro olimpico del ’92 con i maschi e i due con le donne. Sylla dà il -1, una difesa di Bosetti vale il 21 pari. Danesi su Carol da Silva centra il muro del sorpasso. Egonu ha il contrattacco per chiudere, sbaglia ancora. Lubian è murata da Carol Gattaz e Lorenne fa esultare i sudamericani. La ricezione azzurra faticherà anche nel quarto. “Più aspettiamo più arrivano”, dice Mazzanti. Il 3-6 arriva con uno scambio infinito, è un altro segnale negativo. Restiamo lì per un attimo, con la crescita di Egonu. Dal 7-9, con Carol Gattaz al servizio il Brasile raggiunge il +9, è finita. 19-25 e niente doppietta iridata, fra maschi e femmine, passano le vicecampionesse olimpiche, grazie a 20 muri. Serviva l’oro iridato, in attesa della prima semifinale a cinque cerchi. Manca sempre l’ultimo step.
Vanni Zagnoli

Da “Il Messaggero”, “Il Gazzettino”

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