Il potere di catturare l’attenzione: comici, iperboli, dialetto, provocazioni

Un amico mi chiede: “Come si diventa personaggi televisivi?”.

Beh, il segreto è semplice. La faccia tosta, come mi scrive per mail il direttore di una grande tv.

Ecco, la tv è la sublimazione delle grandi facce toste. Tutti contro tutti, spesso però è fumo negli occhi, nel senso che non si criticano i potenti di turno o di riferimento.

Poi la comicità, il gusto della battuta, anche in dialetto. Penso ad Alberto Michelotti su TvParma e a Gianni Gibellini sui canali modenesi.

Ma poi gli stessi hanno successo anche di persona, nel senso che all’uscita dallo stadio, magari al bar, hanno il potere di catalizzare l’attenzione degli astanti. Senti uno che parla in maniera colorita e lo stai ad ascoltare.

Io preferisco razionalità, con il rischio di banalità.

Quindi le iperboli, proprio. Un diverso modo di pensare. Io mi documento, cerco di essere preciso con un dato, il personaggio apposta spara un numero a caso, appunto l’iperbole.

Le provocazioni. Spesso, appunto, sono nei confronti degli altri ospiti, ne deriva il famoso teatrino.

Dice bene un collega oggi addetto stampa: “Il calcio è un mezzo per portare attenzione su di sè”.

Confermato da un dirigente calcistico fra i migliori d’Italia.

Io, per esempio, ho il vezzo delle giacche colorate.

Ho partecipato, mah, a 150 dibattiti televisivi, per me è un piacere ma preferirei un altro tipo di giornalismo tv. Ovvero l’intervista intima, a chiunque. Intima e magari con dati, precedenti.

Torno a Gianni Gibellini e a chi non fa il giornalista. Può dire quel che vuole perchè la società o il personaggio in questione non hanno da farsi intervistare da lui, da costruire un rapporto.

Così Gianni, affermato imprenditore di pompe funebre, spara, colora, manca di riguardo. Un anno fa si vantava di dire verità, gliel’ho scritto in privato, ne parlò con il conduttore di una trasmissione, apriti cielo. Scrissi che in tv per me prima di tutto devono starci i giornalisti, poi i protagonisti. Tutto era nato dal fatto che sostenesse che è inutile portare in tv i tesserati, visto che dicono banalità.

Meglio prevedibilità che teatralità.

Disse che un ex allenatore poteva aprire un banco di frutta e verdura al mercato.

L’opinionista non sbaglia mai. Basta spararla grossa. Un caro collega parmigiano dice la stessa cosa su Parma. Spararla grossa paga, fa discutere, poi si rettifica, poi tanto la gente non si ricorda.

L’opionionista ha sempre ragione, non ammette mai di avere sbagliato giudizio. L’opinionista vanta di essere libero perchè ha solo da alimentare il suo personaggio.

A Parma, da anni, si è fatto largo Enrico Boni, ex assicuratore, è stato anche mio assicuratore. Un venditore formidabile, mi rifilò due polizze vita lunghissime, facendo leva sul fatto che eravamo amici. Un flop. Fra l’altro lui ha lasciato quell’organizzazione sindacale.

Facemmo la radiocronaca di un derby Reggiana-Brescello assieme, a un certo punto partì con i suoi commenti. La Reggiana era da rifare, faceva tutto schifo. Era infervorato, allora io intervistai la speaker-tifosa del Brescello, mi criticò in diretta.

Maggio 2000, la Juve perse lo scudetto sotto la pioggia, Enrico era in diretta sul Brescello e continuava il suo show, io ero alla Reggiana e raccontavo la Reggiana ma anche aggiornavo sulla Juve. Stoppato in diretta da lui e dal conduttore.

La faccia tosta, pubblica, di alcuni colleghi, e i miei sentimenti.

Per carità, ho criticato tanti e tanto, nel tempo magari rivaluto, rifletto,

Quanto ho criticato Franco Dal Cin, quanto ho sbagliato.

gibellini

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