L’integralità del racconto di Tuttosport, su Professionereporter.eu
Vanni Zagnoli
Oggi compie 64 anni Gianni de Pace, caporedattore di Tuttosport. Torinese, ex Gazzetta del Popolo, come tanti della redazione piemontese, è il classico culo di pietra, come Angelo Ceppone, suo capo agli sport vari, nei primi anni ’90, e poi promosso in parallelo vicedirettore, a termine, nella prima direzione di Xavier Jacobelli.
De Pace è un grande sottovalutato della stampa italiana, un brevilineo molto tosto, da oltre 30 anni, nel desk del terzo quotidiano sportivo nazionale. Strameritava la direzione, per intensità e attenzione, l’ho visto dialogare con il secondo Jacobelli nell’ufficio del direttore, durante i mondiali di pallavolo.
“Gianni de Pace momentaneamente assente, si prega di lasciare un messaggio”, era la sua segreteria telefonica nel Tuttosport di Franco Mirone editore, con Piero Dardanello al comando e poi Franco Colombo, morto a 52 anni di tumore allo stomaco, dopo il ritorno a fare l’inviato.
De Pace è torinista, sferza il presidente Urbano Cairo, assieme ad Alberto Manassero, uno dei capiservizio della redazione calcio, assieme a Vanni Tosco e ad Elvira Erbì. Fra i centrali, invece, dietro De Pace, a occuparsi della prima pagina, sono anche Andrea Pavan, dagli iconici capelli bianchissimi, e Claudio Casagrande, già firma dell’almanacco a cura di Salvatore Lo Presti, statistico de La Gazzetta dello sport, da Torino.
E poi c’è il gruppo Juve, di cui era capo Guido Vaciago. Ed eccoci, da una settimana è il direttore di Tuttosport. Cinquantanni, “brillante” l’ha definito Jacobelli, che gli ha dato il testimone. A ben guardare, l’investitura gli è arrivato su Skysport24, in questi mesi, lui parlava di Juve e nazionale, Vaciago presentava le pagine in anteprima, mostrava come si lavora, sempre Vaciago e si sa quanto incida oggi la tv.
Xavier è volto di Tiki Taka, di Pierino Chiambretti, torinista, lui atalantino, di Bergamo, Ivan Zazzaroni è il direttore del Corriere dello sport, l’ammiraglia del gruppo Amodei, da Ballando con le stelle, come giudice, a radio Deejay, a presentatore, a showman, a editorialista colloquiale, vicino alla pensione. Anzi, magari c’è già, perchè da un amico della redazione del Tutto ho scoperto che Jacobelli era già in pensione, nella sua direzione bis. Mi fa ricordare la mia maxichiacchierata video con Paolo de Paola, appunto in quiescienza, dopo la seconda direzione, nel dopo Vittorio Oreggia, e poi Darwin Pastorin, già vicedirettore di Tuttosport, assieme a Ludovico Perricone, a fine anni ’90. Della pensione di Pastorin, classe ’55, seppe da Giancarlo Padovan, uno dei direttori più longevi, di cui ottenne la testa Massimo Moratti, da presidente dell’Inter, seppi a una cena con mia moglie, in Albania, ad Agon Channel, dove fummo ospitati da Giancarlo, io in studio.
Dunque, Xavier, classe ’59, pensionato, veniva da anni da editorialista del Corsport, da passanti da inviato, da narratore, accanto alle passanti di un altro ex direttore del Corriere, Alessandro Vocalelli, ora editorialista de La Gazzetta dello sport.
Xavier fu un primatista di precocità, assunto a La Notte a 19 anni, e poi carriera ovunque, con la sua verve e lo sciorinare numeri e successi personali, la bellezza, anche di una figlia, procace protagonista di un calendario con Men’s Health e anche esperta di calciomercato e già personaggio da reality. Xavier e le sue donne, un gentleman, sempre impeccabile, giacca e cravatta e pochette.
Ho incrociato Guido Vaciago decine di volte sui campi dell’Emilia Romagna e non solo, inviato appunto sulla Juve, capo del gruppo Juve, con, magari, Elvira Erbì, cuneese, e Sandro Bocchio, ora, con Antonino Milone e spesso con il ravennate Filippo Cornacchia. Vaciago disteso, sempre, negli ultimi mesi, appunto, ambasciatore de La Marrone, come la chiamava Teo Teocoli in versione Gianduia Vettorello, con la Gialappa’s banda.
Vaciago è direttore a 50 anni, è nella generazione dei giovani rampanti, capeggiati da Giuseppe De Bellis, barese, vicedirettore de Il Giornale e poi di Gq e poi di Skysport e ora di Skytg24. Un altro ex Tuttosport, Federico Ferri, che seguì pure la Juve, da contrattista, guida Skysport. Vaciago è figlio di un personaggio, è una designazione a sorpresa o meglio non mi aspettavo l’avvicendamento di Jacobelli che dà sempre la sua impronta, dal mercato in Gazzetta dello sport, a Il Corriere dello Sport, da Il Giornale alla direzione di Tuttosport, passando per il posto di caporedattore centrale, da Il Corriere dello sport, con l’ostilità del palazzo che fa cambiare idea ad Amodei, che si affidò a Vocalelli,
da il Qs al Qn, da Calciomercato.com al ritorno al Corriere dello Sport a Tuttosport. Detto X, Xavier resta nel gruppo, immagino al digitale, da editorialista, adesso Vaciago è nella sua stanza ma il giornale resta frutto del lavoro di un bel gruppo, di Paolo Bramardo ex capo varie, adesso al calcio, di Walter Vaira della varie e con un rene trapiantato, di giornalisti dietro le quinte, Debora Vaglio, lady de Pace, e di Anselmo Gramigni, di Valter Perosino e di Alberto Pastorella, redazione di Milano, di Fabio Riva e di Piero Guerrini, la firma del basket, di Ottavio Daviddi dei motori e di Diego Deponti. Della segreteria e del marketing, da corso Svizzera alla nuova sede.
Tuttosport è religione, in Piemonte, Liguria, al sud, in Romagna, dove domina il tifo juventino, Tuttosport è magia, sopravvissuta alla fusione con il Corriere dello sport, che compie 25 anni, con sinergie minime, solo su internet.
Tuttosport è Andrea Schiavon, atletica e scrittore, che ha scritto un libro sulla testata, è padovano, e poi Giorgio Pasini al nuoto e talvolta moto, Marco Bo passato dal motogp al calcio e alla serie B, è un gran bel sodalizio, coordinato in segreteria da Barbara Cornacchini, da quasi 20 anni.
Tuttosport è la religione dei torinisti, con firme nuove fra i collaboratori, come Alberto Gervasi, da Catania a Bologna a premio giovani Ussi, ed editorialisti di prestigio. Chissà se Vaciago manterrà Vittorio Feltri, che una volta dedicò una pagina a Dagospia. E poi Matteo Marani.
Tuttosport non è solo Juve e Torino, è nazionale, è scrittura, è cultura, con le pagine di libri di Giovanni Tosco, con gli approfondimenti, una foliazione che dà spazio anche gli sport vari, con storie e intervistone, più che commenti agli eventi.
Xavier è passato dalle critiche alla Figc di 20 anni fa, al Corriere dello sport, appunto, agli elogi a Giovanni Malagò, che al quotidiano ha conferito la stella al merito del Coni, caso unico.
Tuttosport è inviati in provincia, a raccontare le storie, per esempio di Pasini, proprietario della Feralpi Salò, in serie C, con partenza dalla prima pagina.
La sfida di Guido Vaciago è provare a farne il secondo, di superare il fratello maggiore, impresa impossibile. Tuttosport è stato galleria di fuoriclasse, da Raro Radice, nel ciclismo, a Gian Paolo Ormezzano, direttore e poi editorialista, di Piercesare Baretti, già presidente della Fiorentina e direttore, morto in incidente in elicottero, al figlio Ale, Alessandro, nel gruppo Toro capeggiato da Marco Bonetto. Tuttosport aveva Vladimiro Caminiti, siciliano ardente, che racconta la calzamaglia dei portieri, ma anche chi lo correggeva, Paola Alopari, regina dei dimafonisti. “Guarda che correggevo Caminiti”, mi ammoniva quando dettavo a braccio.
Tuttosport è corrispondenti in tutta Italia, è l’agenzia Tuttocalcio per la serie C e D, da Montecatini, che di recente ha perso il fondatore, Alfio Tofanelli, è il connubio con Datasport e poi con Opta, è il sito coordinato da Roma, dal Corriere, e Guido Vaciago è stato capo del sito, appunto, l’uomo che deve lanciare la perfetta armonia fra cartaceo e online.
Ah, per tanti quotidiani spariti dalle edicole, anche nella mia Reggio Emilia, Tuttosport è sempre presente, dal 1946. Xavier ha festeggiato i 75 anni, assieme a Vaciago. Che di sicuro inizierà senza i personalismi di Xavier, inteso come immagine. “Jacobelli è come un fiume in piena – dice Paolo de Paola -, quando sa o ha una notizia la scrive subito. Il contrario di Stefano Barigelli, direttore della Gazzetta, che si chiede, sempre “siamo sicuri?”.
Con Vaciago, Tuttosport ritorna ai torinesi, come direzioni, o meglio al prodotto interno, com’è stato Vittorio Oreggia, già capo della redazione Juve, come Guido, e della nazionale.
Tuttosport magari non ha tanti inviati sui campi, fra i propri, ma dà spazio a molti collaboratori e corrispondenti. “E’ una bella palestra”, diceva Roberto Baruffaldi, segretario di redazione, torinista, che quotidianamente si sentiva con Gigi Simoni, ex granata.
Tuttosport ha fatto la storia, anche al Processo di Biscardi, era gialloblù, nel primo Jacobelli o forse con Beppe Smorto, pensionato di Repubblica, con Gianni Minà condirettore. E’ una grande storia. Che adesso ha il sottile Guido Vaciago al comando. Di sicuro non è un direttore che incute timore, a battere il ritmo, a richiamare tutti con ardore penserà sempre Gianni de Pace. Ah, dimenticavo altri nomi, Stefano Lanzo, già Toro, e la nazionale femminile, Sergio Baldini, toscano, già under 21, e poi Claudio Chiarini, al calcio. E’ un bel sodalizio, in un’unica stanzona, a parte c’è solo l’ufficio del direttore. “Dir”, veniva chiamato Jacobelli, adesso tocca a Guido, al timone di una redazione da sempre sotto numerica, rispetto alle corazzate di Milano e Roma. Ma il bello del Tutto è questo, è come bere la cedrata o il chinotto rispetto alla coca e alla fanta.
E poi chissà se Roberto Amodei realizzerà l’idea di Paolo de Paola, di costruire un ristorante brandizzato, Tuttosport, appunto. Ci vorrebbe un museo, tipo alla redazione de La Stampa. Scrittura e tecnica, tattica e approfondimento, con de Paola Tuttosport era strumento per gli addetti del calcio, con trattazioni di allenamenti e studi sui calciatori. Tuttosport, la terza strada del giornalismo sportivo, con Jacobelli quarto direttore più longevo. Chissà se Urbano Cairo lo vorrà riportare in Gazzetta, dove stette per 100 giorni, con Candido Cannavò. Un gigante. Che non va mai in pensione. “Gli artisti non vanno in pensione”. E neanche i direttori trascinatori e bandiera.
Ma la bandiera di Tuttosport resta de Pace. E poi c’è il vercellese Stefano Salandin, con la nazionale. In pochi da Torino cambiano maglia, il Tutto resta punto d’arrivo, anche per i giornalisti liguri, nonostante le redazioni di Genova, appunto, e Roma, di Napoli e Milano di fatto non esistano più. C’è Stefano Pasquino, a Milano, ma anche prima del covid si andava bene, come mi ha spiegato Andrea Ramazzotti, del Corriere dello sport.
Ah, quando si insediò la prima volta, Xavier, 39enne, nel ’98, volle smentire Gianni Mura, sfavorevole al passaggio al Corriere dello sport, che già aveva fagocitato Stadio. Scrisse di prefiche aggettivando sul sovrappeso, vado a memoria. Tuttosport è rimasto se stesso, a differenza delle grandi sinergie di tanti gruppi.
Da “Professionereporter.eu”