Puzzolo, dall’intervista di Zagnoli. La vera storia di Comandini, 2 gol nel derby milanese, poi l’oblio. Venne pagato 28 miliardi dall’Atalanta: “E al Genoa ho fallito per colpa della Gea”, ma non fu proprio così. Parola di suo procuratore.

È' stato il primo e unico procuratore di Comandini

Gianni Comandini,  cesenate,  classe 1977, soprannominato il  “bomber delle Vigne”,  dal nome del quartiere di Cesena dove e’

nato e risiede tuttora,  è stato uno dei miei primi giocatori, ed ho avuto il privilegio di essere stato il suo primo e unico procuratore.

Ragazzo di intelligenza sopra la media,  perbene, di  ottima famiglia.

Padre  bancario e giocatore di calcio dilettante e poi di calcetto. Gianni è stato  uno dei giocatori, in realtà nel mio caso,  dei tanti giocatori  , che e’ stato veramente un piacere gestire.

Lo presi dalla primavera del Cesena,  faceva sempre gol,  presto approdo’ alla prima squadra e continuo’ a segnare,  era il pupillo del compianto Edmeo Lugaresi,  che considerava Gianni come un figlio,  però era restio a farlo guadagnare,  diceva che poi si sarebbe montato la testa.

Ricordo l’anno dopo l’esordio che partì con lo stipendio minimo per la categoria di serie B , ma avevamo un accordo con il presidente che se il suo rendimento e i suoi gol fossero lievitati,  anche lo stipendio avrebbe dovuto lievitare.

In quell’annata il bomber esplose, ed io, facendo il mio mestiere , riuscì a cambiare il suo compenso ben tre volte in una stagione, prendendomi tutte le ire di Lugaresi: nel suo ufficio  per l’ultimo ritocco,  mi chiese di portare anche Gianni, che di solito era restio a partecipare a trattative:  Lugaresi aveva in mente il colpo da ko,  disse chiaramente davanti a Comandini che per lui era come un figlio: “Il tuo procurator l’è un deficent e ti sta  rovinando chiedendo soldi di continuo”. Gianni fu bravissimo e disse: “Se lei dà del deficente al mio procuratore lo sta dando pure a me, perché io gli ho affidato la mia gestione”. E se ne andò.

Inutile dire che al povero Lugaresi non rimase altro che aumentare di nuovo lo stipendio.

Il guadagno arriva con gli interessi per Lugaresi perché a fine stagione fu venduto al Vicenza per 3 miliardi e nella squadra veneta Comandini esplode:  conquista la serie A, vince il titolo di capocannoniere della B e vince anche  gli Europei Under 21 con la nazionale di categoria.

A fine anno fu acquistato dal Milan e sembrava proprio che la sua carriera non si fermasse li.

Guadagnava una cifra, se non ricordo male sui 500 milioni di lire,  bassa, per i canoni di allora al Milan, e io mi lamentavo con il mio amico Braida, dicendo che doveva alzargli lo stipendio: il ds mi ripeteva che il Milan sapeva da sè cosa fare,  e per aumentare lo stipendio, avrebbe dovuto fare un “qualcosa ” da Milan,  dopodiché il Milan avrebbe provveduto.

L’occasione avvenne proprio nel derby,  fini 6-0, e lui fece una doppietta,  il secondo e il terzo.

La mattina seguente suona il mio cellulare, era Braida e mi dice: “Dai, vieni a Milano che il Milan sa sempre come comportarsi”. Io mi precipitai in sede milanista e Galliani, mi disse: “Abbiamo pensato di raddoppiare lo stipendio di Comandini,  ieri sera ha fatto una cosa da Milan”.

Pensare che io mi ero preparato per strada tutto il mio bel discorso per chiedere di portare lo stipendio da 500 a 700 milioni,  i due gol, mi sembrava potessero valere 200 milioni, arrivo invece ad un miliardo.

L’anno seguente Galliani ci promise che sarebbe stato il suo anno,  e che il Milan avrebbe puntato senza dubbio su Comandini,  ma i rumors dicevano che, invece, stava trattando segretamente Inzaghi con la Juve, e i rumors nel calcio, difficilmente sbagliano.

Cosi avvenne e Comandini fu venduto per 28 miliardi all’Atalanta,  erano gli anni della prima cascata di soldi delle tv e le società erano impazzite. L’Atalanta quell’anno aveva venduto il portiere Pelizzoli alla Roma per 30 miliardi e altri giovani a cifre enormi.

Quando mi chiamò il povero Ruggeri per parlare del contratto fu li,  temo, che ebbe i primi problemi di salute. Ovviamente scherzo e non dovrei farlo, perchè il compianto Ivan Ruggeri ebbe un ictus qualche anno dopo e morì dopo una lunga agonia.

Gianni era arrabbiato ed io pure,  ci sentivano traditi dal Milan e scaricati,  così decidemmo di puntare forte: chiesi a Ruggeri 2 miliardi all’anno per 5 anni.

L’ Atalanta credeva in Gianni e ci accontento’  quasi del tutto,  seppur con delle scalette nei cinque anni.

Comandini, purtroppo, soffriva  di mal di schiena, aveva un ‘ernia che non gli dava pace, neppure l’operazione risolse il problema,  io stesso lo portai in Croazia,  da un super specialista manipolatore che in passato aveva guarito diversi atleti , ma neppure quelle cure furono efficaci e Gianni,  convivendo  con quel dolore, non era più lui .

Un prestito alla Ternana,  poi l’anno dopo al Genoa. Lui ha dichiarato che è stato danneggiato dalla Gea,  beh, certo, De Canio era un uomo Gea,  e l’operazione che condussi io personalmente, fu fatta sotto l’egida di Alessandro Moggi, che era il consulente personale di Preziosi ma, in sincerità,  non credo che Gianni giocò poco per quello. Non riusciva a guarire,  alternava buone prestazioni a gare  scadenti,  causa il forte dolore.

La Gea ha fatto danni in quegli anni,  ma non mi sento di affermare che abbia avuto un ruolo sulla carriera del bomber delle vigne.

Al ritorno all’Atalanta Gianni decise a soli 28 anni di mettere fine ai suoi dolori, si sentiva in difficolta’ verso la società,  pesavano i soldi che guadagnava e quelli spesi per il suo acquisto,  e mi chiese di andare a parlare per risolvere il contratto.

Fu una decisione da uomo onesto, qual è sempre stato Comandini,  io ovviamente cercai di convincerlo a tenere duro,  ma non ci fu verso,  quella era la sua decisione definita. Riuscii a ottenere una buona uscita onorevole, che permetteva a Gianni di non regalare quel ben di Dio e alla società di essere contenta di essersi tolta quel costo,  ormai insopportabile.

Il resto è storia recente,  partitelle con gli amatori, grandi e lunghi viaggi, surf, un locale prestigioso a Cesena,  il teatro Verdi. Ecco questa è la vera storia del ” bomber delle vigne”, un giocatore forte,  che non ha raggiunto i livelli cui poteva ambire,  ma è anche la storia di un ragazzo che è sempre stato e si è sempre comportato da grande uomo.

A cura di Vanni Puzzolo, da una traccia di Vanni Zagnoli

 

 

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