Assocalciatori.it. IL PALLONE RACCONTA: THOMAS HAESSLER. L’ex trottolino di Juve e Roma allenerà il Club Italia di Berlino, fondato da un prete veronese

 

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Thomas Haessler

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Quel trottolino di Tommasino Haessler farà l’allenatore. Le sue corse sulle fascia destra piacevano tanto ai tifosi di Juve e Roma, adesso non ha più i capelli biondi, si sono scuriti, come il dopo calcio. Con la Germania fu campione del mondo nel 1990 e poi d’Europa, nel ’96, grazie al golden gol di Bierhoff, all’epoca all’Udinese. A 50 anni, dalla prossima stagione allenerà una squadra di Berlino, il Club Italia.

La scelta fa ripensare a quando lui era nel nostro Paese, pagato 11 miliardi di lire. La prima stagione fu il ’90-’91, alla Juve, con un gol in 32 partite: c’erano grandi attese con Gigi Maifredi in panchina e il tandem dei piedi buoni con Roberto Baggio, ci furono anche buone partite, soprattutto nell’avventura in Coppa delle Coppe, alla fine però la Juve restò fuori dalle coppe, come solo altre 4 volte, nella storia.
Il valore di Thomas era tutt’altro che diminuito, passò alla Roma per 12 miliardi. Tre stagioni senza trofei ma di buon rendimento, come le 6 in avvio di carriera al Colonia.

Thomas nacque nella parte ovest di Berlino, nel quartiere Wedding. A 10 anni venne ingaggiato dal Reinickendorfer Fuchse, dove rimase tre stagioni. Perse un fratello giovanissimo, per una leucemia fulminea, nel 1983 passò al Colonia ma la lontananza da casa lo tormentava. Era più attratto dalla vita notturna che dal campo, fu il mitico allenatore Udo Lattek, scomparso un anno fa, a scuoterlo nell’animo. “Se non ti dai una mossa, ti rimando a Berlino, a fare il taxista”.
Iniziò così la sua scalata, che lo portò a essere protagonista anche in Serie A e poi al rientro in Germania, a 28 anni: un quadriennio al Karlsruhe, poi una stagione al Borussia Dortmund, 4 al Monaco 1860 e l’ultima in Austria, al Salisburgo, a 37 anni.
Con la Germania chiuse a 34, con gli Europei del 2000, il punto più basso nella storia tedesca, con eliminazione al primo turno. Disputò 101 gare e 5 grandi manifestazioni, saltando solo i mondiali del ’98, dunque è stato fra i tedeschi più longevi, con la nazionale. E vinse anche il bronzo ai giochi olimpici di Seul ’88, aggiudicandosi la finale per il terzo posto contro l’Italia, per 3-0.

Da allenatore non è stato altrettanto popolare, solo giovanili o ruoli di vice, anche con la nazionale nigeriana.
Al Club Italia, Thomas farà intanto il consulente, di questa società in ottava serie, nel torneo cittadino di Berlino.
Le origini del sodalizio affondano nella squadra Gioventù Italiana Berlino, fondata nel 1963 da don Luigi Fraccari, della missione cattolica. Era veronese, missionario d’emigrazione nella capitale tedesca dal 1944 al 1979, morì a 91 anni, nel 2000. È sepolto a Sant’Ambrogio in Volpicella, dove aveva proseguito la  pastorale dopo il rientro dalla Germania. Apparteneva alla schiera dei cappellani degli operai italiani, durante la Seconda Guerra Mondiale visitò il primo campo di concentramento, lo “Stammlager XVII A” di Kaisersteinbruck. Era il momento più critico della guerra, quando gli oltre 600mila italiani che lavoravano in Germania, dopo l’8 settembre 1943, dovettero scegliere tra la fuga o l’internamento nei lager.
Monsignor Fraccari ebbe anche il sostegno di Papa Pio XII, che lo ricevette in udienza privata il 2 novembre 1948, costruì l’opera “Casa Pio XII”, per accogliere vecchi e bambini colpiti dalla guerra. La sua azione si allargò a corsi di lingua italiana e tedesca, alle colonie estive al mare e anche appunto alla pratica sportiva.
Fu nell’80 che la Gioventù Italiana Berlino si trasformò in Club Italia, da sempre è il punto di riferimento calcistico della nostra immigrazione nella capitale tedesca.
“Hassler ha giocato in Italia e dunque esiste un legame” – spiega il presidente Giovanni Bruno. “Adesso ho un bel compito” – aggiunge l’ex calciatore – “sviluppare il club”.
La squadra è 13esima, con 15 punti in altrettante partite, ma ha speranze di risalire.
La sede è in Spandauer Damm 150, nei pressi della stazione di Westend, nel quartiere di Charlottenburg. Fra gli attivisti c’è Filippo Sabato, a Berlino da oltre 50 anni. “Originariamente” – racconta – “siamo nati come ritrovo dopolavoristico, l’ingresso nelle serie dilettantistiche berlinesi risale al 1982”.
E poi ci sono Lorenzo Gagliardi, responsabile delle squadre giovanili, e Leonardo Gambatesa. In squadra compaiono italiani, turchi, tedeschi, arabi e greci.
Leonardo Gambatesa sottolinea una bella verità: “L’ingresso a una partita della nostra squadra costa 6 euro, per andare a vedere l’Hertha Berlino all’Olympiastadion si pagano appena 10 euro in più: è ovvio che per noi sia complicato competere”.
Con Thomas Haessler magari andrà un po’ meglio. Il suo metro e 66 può dare qualcosa anche in panchina e a livello organizzativo.

Vanni Zagnoli

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