Avvenire, aprile 2013, Francesco Guidolin il provinciale felice, all’Udinese: “Il modello Germania, dopo l’eliminazione al primo turno all’Europeo 2000 si è messa a lavorare sui vivai”

 

Francesco Guidolin meriterebbe di allenare una grande, adesso è senza panchina

Da Avvenire del 18 aprile 2013

https://www.avvenire.it/agora/pagine/guidolin-il-provinciale-felice

Vanni Zagnoli
Andrea Stramaccioni a 36 anni subentrava all’Inter, ha speranze di arrivare alla terza stagione con i nerazzurri, Francesco Guidolin ha 57 anni, allena da un quarto di secolo esatto eppure non avrà mai la grande squadra che stramerita. Misteri del calcio. A Udine aveva centrato due qualificazioni al preliminare di Champions League, adesso è a tre punti dall’Europa e sabato ospita proprio la Lazio, sesta con la Roma.
Mister, risultati alla mano meriterebbe Milan o Boca Juniors, ovvero i club più titolati al mondo…
“Sono contento di guidare l’Udinese – racconta il tecnico di Castelfranco Veneto, primatista di panchine nell’attuale serie A, davanti a Delio Rossi -, nelle ultime stagioni ho rinunciato io a mettermi nella condizione di provare a raggiungere un club metropolitano. Non ho nessuna invidia, nè rimpianti, sono contento così: quando la mia squadra gioca come domenica, nel 3-0 al Tardini, mi sento l’uomo più felice della terra”. L’estero non l’attrae più?
“Mi prende molto, per l’atmosfera simile a Udine e forse un po’ anche a Parma. Per l’Italia ho compiuto una scelta precisa, mi lego al Friuli”.
Ha il contratto sino al 2015, batterà il quadriennio di fedeltà al Vicenza (’94-’98) e al Bologna (’99-’03).
“Se resto sino al termine dell’accordo, supererò il mio record di permanenza. Considerata anche la stagione ’98-’99, vissuta qui, ho già battuto il mio primato di panchine in un club. Di misura perchè ero andato oltre le 100 anche a Palermo, oltrechè in Emilia e Veneto. Amo molto anche questo lungo legame”.
La scorsa settimana il calcio italiano è uscito da entrambe le coppe. Nelle prossime stagioni come può rientrare fra le 8 semifinaliste, tra Europa e Champions League?
“Se il Paese deve riformarsi e cambiare rotta, perchè il mondo va a una velocità nettamente superiore, noi dobbiamo prendere i treni che passano e pensare a un modello migliore. Lo fece la Germania 13 anni fa, quando uscì con le ossa rotte dall’Europeo del 2000, al primo turno”.
Come ha fatto?
“Si era messa a lavorare sui vivai, gli allenatori e i preparatori, sulle altre possibilità di risorse economiche e sulla modernizzazione degli stadi. Già da alcuni anni si vedono le squadre tedesche esibirsi in impianti belli e pieni. La Germania resta proprio il futuro”.
Allora cosa suggerisce?
“Bisogna aprire un bel tavolo, con tutte le componenti, e focalizzare gli obiettivi, a cominciare proprio dagli stadi e da strutture per preparare i giovani”.
La sua ultima scoperta è il polacco Piotr Zielinski, eccellente alla prima da titolare in serie A, a 18 anni.
“Mi baso su quanto vedo in allenamento, da due mesi è in grandissima forma, a Parma non ha risentito del peso di uno stadio importante. L’ho preferito al brasiliano Maicosuel e al tedesco Merkel, ispirandomi proprio al calcio straniero: se non faccio debuttare i giovani ora che la classifica è tranquilla, cosa aspetto?”.
Rispetto alle scorse stagioni, l’Udinese migliora anche in trasferta.
“Ci alleniamo per essere convincenti pure lontano dal Friuli, quest’anno non sempre è stato così, fuori casa abbiamo espresso solo il 70% delle nostre potenzialità”.
In campo peraltro tutti i giocatori seguono le sue indicazioni, si comportano veramente da squadra.
“Come a Catania, dove avevamo perso 3-1, domenica ho schierato 7 under 21, assistiti da 4 più esperti: Domizzi e il brasiliano Danilo in difesa, Lazzari e il serbo Basta a centrocampo. Il tecnico li deve proprio guidare dalla panchina, loro si fidano e in settimana hanno entusiasmo”.
Il centrocampista argentino Pereyra è richiesto dal Napoli. I tre migliori partiranno anche nella prossima estate?
“E’ il nostro destino, il progetto è preciso, con tanti giocatori in rampa di lancio. Se Muriel disputerà le ultime 6 gare al livello di domenica sarà difficile trattenerlo, la sfida intanto è farlo coesistere con Di Natale, al rientro sabato da squalifica, mentre ora è il colombiano a essere fermato per un turno. Il traguardo dello scorso biennio è quasi irripetibile, essere in lotta per l’Europa per il terzo anno di fila è motivo di grande soddisfazione. Andiamo avanti a fari spenti”.
Qual è il segreto?
“Il lavoro dello staff. Si adopera perchè questi ragazzi migliorino presto e capiscano il campionato italiano. A Udine ci sono insegnanti, tutor, addirittura scienzati che studiano la fisiologia dei giocatori e ci consigliano. Al pari dei tecnici della primavera e dei fisioterapisti”.
Nei quadri ufficiali compaiono persino il podologo (spagnolo, di Malaga) e una nutrizionista.
“Abbiamo professori di altissimo livello, a volte mi sento io inopportuno, fra quelle 25 persone che ci seguono. In Italia nessuno ha questo entourage, credo ci venga invidiato. E il merito principale rimane della famiglia Pozzo”.

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