Enordest.it. Il fenomeno Bagnaia e della “rossa” Ducati mondiale

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Vanni Zagnoli

La straordinaria normalità di Francesco Bagnaia, rispetto ai personaggi Valentino Rossi Rossi e Max Biaggi, che peraltro mai riuscì a vincere il mondiale nella motogp. 

Il nuovo campione del mondo ha qualcosa in comune con Franco Uncini, che fra l’altro uscirà con questa stagione dal circus, in parte con Giacomo Agostini, è diversissimo anche da Marco Lucchinelli, che nei primi anni ’80 era guascone come sarebbe stato poi Valentino e come uno dei rivali, Graziano Rossi, il padre di Valentino.

Pecco ha grande fairplay, è stato bello osservarlo su Skysport, nel racconto dell’ansia del giorno prima, controllata nella clinica mobile: “Abbiamo riso insieme a Fabio Quartararo”. 

La Ducati a Valencia faceva proprio fatica: “Solo nel warmup della mattina ho ritrovato la moto abituale, c’era davvero il rischio di arrivare 15°. Ho scelto proprio di attaccare Quartararo all’inizio, perchè i primi se ne andassero”.

L’unico altro titolo della Ducati arrivò nel 2007, anche grazie all’ingegnere paraplegico Filippo Preziosi, che progettò la moto che avrebbe trionfato con l’australiano Casey Stoner. Si dimise nel 2013, ufficialmente per questioni di salute, in realtà pagò gli scarsi risultati del biennio con Valentino Rossi. Quattro anni fa si dedicava a immersioni subacquee, a Reggio Emilia, è fra i volontari all’ospedale di Montecatone, nel Bolognese, e aiuta i mielolesi. Comunque non parla più di motociclismo.

Il pluridecorato Giacomo Agostini è stato l’ultimo italiano a conquistare un titolo iridato nella classe regina a bordo di una moto italiana, era il 1972, in sella a una MV Agusta. “Bagnaia – racconta – ha gareggiato con intelligenza, perché doveva soprattutto arrivare in fondo e contemporaneamente controllare Quartararo, che era obbligato a vincere. Ha corso con la testa, accontentandosi del titolo mondiale, con il 9° posto. Ha iniziato la stagione con qualche difficoltà, da metà ha guidato con la testa.  Quartararo aveva una moto forse inferiore alla Ducati, ha guidato pure alla grande”.

Agostini trova similitudini con Bagnaia. 

“E’ un po’ come me nelle messe a punto delle moto, ha qualcosa che mi somiglia: lui quando prova, prova, studia, prepara la gara. Portare una moto al 100% in gara è un grande pregio. E’ un pilota sobrio, ha una vita davanti, è sulla strada giusta e sicuramente potrà ripetersi”.

A Valencia, Bagnaia è campione 13 anni dopo l’ultimo italiano, il fuoriclasse e

suo mentore Valentino Rossi. Quartararo ha chiuso quarto, mai dando l’impressione di poter cambiare una storia gia’ scritta e

lasciando quindi il testimone al giovane torinese. Che avrebbe potuto permettersi un 13° posto, in caso di vittoria del francese di origine siciliana, con i bisnonni di Calatafimi, Trapani.

Il futuro della MotoGp lascia intravedere

un dominio della Ducati, che solo nel team ufficiale del 2023 potrà contare su Bagnaia ed Enea Bastianini, bravo a prendersi

il terzo posto nella classifica.

Bagnaia era scivolato a 91 punti dalla vetta della classifica, ha centrato quattro vittorie consecutive tra Assen e Misano Adriano, raggiungendo le 7 in stagione.

Anche la Desmosedici, finalmente, dopo tante

rincorse, ha portato al team di Borgo Panigale un titolo piloti che neanche Andrea Dovizioso era riuscito a conquistare.

Il Gp di Valencia e’ stata vissuto nei box della Rossa con un altissimo livello di emotività, acuita dalla presenza in forze della famiglia Bagnaia, nonni compresi. La

fidanzata del pilota, Domizia Castagnini, ha sofferto più in silenzio del solito, in atteggiamento quasi di preghiera,

accanto alla ‘cognata’ Carola, media manager del team. 

La festa sul circuito si è allargata presto a Chivasso, cittadina natale del campione, dove una folla ha seguito la gara su un

maxi schermo in piazza d’Armi, e a Borgo Panigale, storica sede della Ducati, la Maranello del motociclismo. 

Dov’è arrivata qualche decina di persone anche dalla provincia di Rovigo, fra le oltre mille persone radunate. Un fiume di magliette e cappellini rossi composto dai dipendenti, dagli invitati e dai tanti ducatisti dei club. “Si tratta di una vittoria – ha esultato il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini – della ricerca e dell’innovazione, dell’altissima capacità industriale e manifatturiera che la Ducati e la Motor valley esprimono da anni, grazie a tecnici, professionalità, lavoratori e lavoratrici eccezionali”. 

Riempie d’orgoglio i ducatisti, soprattutto se si confronta la dimensione dell’azienda felsinea con i giganti giapponesi Honda, Yamaha e Suzuki. Nata nel 1926 per lavorare nel mondo delle trasmissioni radio, la Ducati ha cominciato a fabbricare moto nel dopoguerra, la prima fu il mitico Cucciolo. Oggi è un’azienda con duemila dipendenti, che esporta, produce utili e fa un vanto delle relazioni sindacali e del trattamento dei lavoratori. Pur essendo uno dei simboli di un made in Italy epico e quasi artigianale, come la vicina Lamborghini oggi fa parte del gruppo tedesco Audi.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceverà Bagnaia e il team Ducati al Quirinale martedì a mezzogiorno, assieme al presidente del Coni, Giovanni Malagò, e al presidente della federazione motociclistica Giovanni Copioli. Per celebrare una Rossa che vince, a dispetto della Ferrari, ferma al mondiale di Kimi Raikkonen, nel 2007, negli ultimi 17 anni.

Da “Enordest.it”

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