La giornata mondiale della radio, il libro presentato a Milano. I 100 anni ora della radio in Italia: Rai e le private. In ribasso, in varie province

Con Giovanni Scaramuzzino, prima voce di radio Rai, sport, Tutto il Calcio, la domenica

Vanni Zagnoli

Martedì, è stata la giornata mondiale della radio e noi abbiamo contribuito a tante, in carriera. Sempre, naturalmente, con servizi giornalistici.

Prima esperienza su radio Reggio, con qualche radiocronaca, in particolare di basket, su Cavriago, serie B2. Primi anni 90, fra i dirigenti c’era Fausto Bellocchio, scomparso di recente, di una famiglia vicina a dove sono cresciuto. In campo l’ala grande era Alessandro Pellegrini, bella mano. L’ho ritrovato nello scorso decennio allo stadio Mirabello, a seguire partite di calcio con uno dei suoi tre figli. Il più talentuoso si chiama Jacopo, era l’attaccante del ritorno in serie B della Reggiana, l’allenatore Aimo Diana se l’è portato al Vicenza, prima di essere esonerato. Pellegrini è avvocato, civilista e penalista, ha rinunciato a difendermi per le vicende di sfratto perchè intricate, fortunatamente poi ho trovato Maria Carmen Consolini, 68 anni, la più esperta.

Metà anni ’90, vado con radio Musichiere Scandiano. E’ storica, in val Secchia, Silvano Lucenti è proprietario e conduttore, realizzo qualche servizio per i gr, Reggiana e basket. Soprattutto, quando al Parma calcio – da freelance, per varie testate, compreso il Gazzettino – o al Bologna o al Piacenza mi collego per aggiornare la situazione. Peccato il compenso, 10mila lire a situazione. E’ un classico del giornalismo, compensi risibili.

Maggio 99 mi presento a radio Bruno, colosso di Carpi, un milione di ascoltatori, ora. Collaborazione di 14 anni e mezzo, 5 da Reggio, a tutto tondo, poi solo sport, escluse eccezioni. Quasi soltanto “voci”, in gergo, cioè tagli con la voce di interlocutori, di ospiti, di Reggio e provincia, per 20 o 40 secondi. Un milione e mezzo di lire al mese, pià di 150mila lire di rimborso spese. Collaboro con tante testate scritte, sport e cronaca, Gazzettino, ma con qualche puntata assieme a mia moglie persino su Il Piccolo, di Trieste, e su L’Arena, di Verona.

In redazione, a radio Bruno, non a contratto, c’è Federica Cocchi, firma del tennis, del golf e della ginnastica su La Gazzetta dello sport. E’ di Carpi, è seducente, legge i radiogiornali.

E poi fa radio Capital, dall’Emilia Romagna. Anch’io. Sì, fu il primo network per vannizagnoli.it – che ancora non era testata. Non ricordo bene la lunghezza degli interventi, dalla primavera del ’99 parlavo di croanca e spettacolo, sport, da Reggio Emilia e dintorni. Stesso copione. Sono a Cesena per la Juventus, oltre agli articoli scritti aggiorno il punteggio nei gr. In redazione, a Roma, il capo è Rossana Giorgetti, il gruppo è di prestigio, come editoriale, Repubblica. Lei viene da lì. Nella Juventus c’è Oliseh, nigeriano, mi sfugge un nigeriano di colore, superfluo, non sbagliato. Mi chiama, rimango male. “Più attenzione, Vanni, sui testi”.

Ha ragione. Passa qualche mese e la signora Giorgetti mi telefona: “Scusa, Vanni, devo interrompere la collaborazione”. Semplicemente, chiedevo che venissero pagato anche i servizi concordati e non pubblicati. Rossana aveva scelto di puntare su Federica, Cocchi, dall’Emilia, per la cronaca, la voce femminile ha un fascino, è un cambio voce, rispetto ai corrispondenti abituali, in ogni regione aveva forfettizzato collaborazioni a un miliione e mezzo di lire e io, nonostante non fossi la prima scelta, arrivavo a fatturare analoga cifra, troppo.

Resto male, ovviamente. La redazione non mi difende. Avevo un grande rapporto con Edoardo Buffoni, poi caporedattore, allo sport Giuseppe Antonio Perrelli, adesso spesso a firmare su Repubblica, Riccardo Quadrano, bel radiocronista, anche di formula uno, Roberto Ciuti, Valentina Vecellio e Silvia Scotti, altra collaboratrice del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Mi trovavo molto bene con Alessandro Capponi, passato a Il Corriere della Sera, a Roma, sulla cronaca nera.

Avviso radio Bruno dello stop, inizio a rincandidarmi, il giochino delle redazioni è spesso subdolo. “Non possiamo chiederti l’esclusiva – dice Gianni Prandi -, ma ti concediamo al massimo un network e una tv o un giornale locale”. Pierluigi Senatore, poi re dei dibattiti di mafia, in Emilia Romagna, di presentazione di libri: “Candidati per radio Maria”.

Memorabile quando mi disse che non gli interessava il terzo mandato del cardinale Camillo Ruini a capo della Cei, la confederazione episcopale italiana, dunque anche dei vescovi, del quotidiano Avvenire, dove scrivevo. Senatore era di rifondazione comunista: “Hai la voce, del cardinale?”. No, ma la famiglia è di Reggio, lui ha parenti anche a Sassuolo e la sua popolarità è favorita anche da Luciana Littizetto, l’imitatrice nel programma Rai condotto da Fabio Fazio. Senatore era anticlericale, ciascun caporedattore nel proprio gr dà spazio a ciò che preferisce, lui per anni ha annunciato gli appuntamenti al Fuori Orario, a Taneto di Gattatico, tra le province di Reggio e Parma, dove ha condotto alcuni dibattiti fra le centinaia organizzati.

“La radio – diceva Senatore – è frivola, diamo spessore ai notiziari, non parliamo tanto di temi leggeri, li trattano già i conduttori. E consumiamo la suola delle scarpe”. Certo, per 20-40″ di onda. Io preparavo di ogni conferenza stampa 3-4 tagli, in gergo, cioè brani diversi con le parole dell’intervenuto, preparavo 3-4 lanci, differenti, introduzioni che venivano lette da lui, alle 15 da Clarissa Martinelli, la Pamela Anderson de noantri, da Sara Gelli, da Chiara Tassi, per anni anche da Flavio Isernia, poi firma dall’Emilia Romagna per Skytg24.

Con Senatore, non ci siamo mai sopportati. “Ho trovato un servizio chiuso su Rimini, cosa c’entri tu?”. Me ne sono occupato per Il Giornale, magari per Libero, per Il Secolo Xix di Genova, per Il Mattino di Napoli, per il Tempo di Roma, avrebbero dovuto ringraziarmi perchè il compenso mio era forfettario. E invece no, le classiche gelosie, la battaglia per andare in voce il più a lungo possibile, i giornalisti in redazione, per i notiziari, la stroncatura di idee comunque interessanti. La distanza fra caporedattore. “Tu sei il corrispondente”. Ma vai al diavolo, avrei dovuto dirgli, dai.

Dopo radio Capital, dunque, viro su radio 24, Il Sole 24 ore, dal 2000 è la voce degli industriali italiani, da anni nota per Giuseppe Cruciani, La Zanzara, strepiti, provocazioni e sesso, con David Parenzo, volto da La7.

Collaborazione su sport e cronaca, da Emilia Romagna. I capifascia, equivalenti di capiservizio, capi di fascia oraria, dunque, sono 6, fra questi il bisbetico Daniele Biacchessi, studioso di stragi, labbro rovinato da non so cosa. “Ho capito che sei Zagnoli ma io non ti conosco”. Un giorno mi telefona per farmi perdere tempo, per farmi capire che stava chiamando con insistenza eccessiva.

Da anni funziona la posta elettronica, faccio proposte scritte, a varie testate, ccn, con destinatori coperti, aspettando l’autorizzazione a preparare il contributo. Tramite radio Bruno, mi ero comprato un attrezzatura per realizzare interviste telefoniche, l’ho usata raramente, comunque mi consentiva, appunto, di realizzare interviste con i personaggi che sentivo per approfondire cronaca e sport per le testate cartacee regionali, nazionali o provinciali. Al desk, dunque, c’erano Dario Ceccarelli, una prima vita al ciclismo, a L’Unità, dunque allo sport, con cui avevo grande feeling. “La Tedesco”, rispondeva così con voce acuta questa collega un po’ isterica, di cui non ricordo il nome, conduttrice poi di un programma sui libri. Anna Migliorati, Maria Piera Ceci. In redazione anche Carlo Genta, di Pavia, allo sport, grande mio estimatore, e Fabio Tavelli, presto passato a Skysport24. Firma di sport era Gigi Garanzini, ex La Notte, commentatore da un decennio per La Stampa, sul calcio. Alessandro Milan è diventato uno dei radiofonici più popolari, con varia umanità, assieme al comico Leonardo Manera, ex Zelig.

Roberta Pellegatta e Roberta Giordano, la sera, Maurizio Esposito è, ancora, solo, una bella voce, ovvero un lettore, di radiogiornale, appunto. Simone Spetia – pronuncia spezia. Gran radio, insomma

Autunno 2001, inizio con radio Monte Carlo e radio 105. Mi sente una zelantissima di radio 24, Raffaella Calandra, poi premiata. “Ti ho sentito su Rmc, non ci dici nulla?”. Mica sono un vostro dipendente. No, però, torniamo lì. Parlo con Luigi Donelli, uno dei capiredattori. “Vai pure tranquillo, collaborare come sempre, secondo le regole dei freelance”.

Bene. In realtà il rapporto con radio 24 si chiuse per inerzia, tipo nel 2006, perchè la mia attenzione era già per sport e cronaca per i quotidiani di cui sopra, per radio Bruno e radio Monte Carlo, la radio italiana del principato di Monaco, editata dai fratelli Hazan, di origine libanese. Alberto era la mente, il direttore Paolo Delforno, un gentiluomo. “Vanni, dove sei? In novimento, sempre? Devo pregarti di curare di più la voce, sai siamo nazionali”.

Lo so, Paolo, ci provo. Apprezzato a Capital, ma la voce non è mai stata granchè, troppo acuta, poco ritmo, brio, energia. Trenta secondi a servizio, sport, cronaca, spettacoli, spesso ne mandavo 38, di secondi, accelleravo ad arte la mia voce. Ovvero sintetizzavo in radio il testo nazionale che pubblicavo su quante più testate possibili, con particolari, con dettagli, difficili anche da seguire, all’ascolto magari frettoloso, in radio.

Detestavo, su radio 105, il pressapochismo nei testi di Riccardo Este, già volto del Processo del lunedì, di Aldo Biscardi. “La Sampdoria di Novellino”. Io ero metodico nei testi, marcatori e magari assistman, espulsi e autori di pali e traverse. Avrei scritto la squadra di Novellino, come sinonimo, cioè mi sarei scritto quello.

Este lavora tuttora in tv, ha verve, ironia, all’epoca ero serio, nel tempo mi faccio deridere, nei videoracconti.

A radio Montecarlo, dunque, notiziari orari, dalle 6 alle 21, con 3-4 servizi a edizione, fra redazione, Roma e corrispondenti. Fabrizio Ratiglia era il vice di Delforno, al contrario mio ha vinto il concorso Rai e oggi è spesso in voce sulla politica, su radio1, è tornato alla sua passione. Elisabetta Carbone è catanese, nel 2002 ha lasciato, mal sopportava che Delforno le preferisse Daniela Ducoli, già sua fidanzata. Jerry Romano è campano, Gennaro all’anagrafe, credo sia ancora in redazione. Lucia Dolce. Adele Costantini è su Mediaset, oggi. “Ciao Vanni, sono Ade”. Sanbenedettese. Due capiservizio erano di Pavia, Claudio Micalizio e Diego Bianchi, che iniziò da collaboratore, in voce dalla Lombardia. Alessandro Calderoni era un fuoriclasse. Quando ci fu lo scoppio al Pirellone, a Milano, scese dalla redazione di via Moskova e arrivo, telefonino alla bocca, al luogo della grande paura. Era un giornalista di inchiesta, un giorno mi telefonò: “Devo venire a Modena, mi travestirò in piazza, Vanni. Dove mi consigli di mettermi, per chiedere l’elemosina?”.

Era, Alessandro, un giornalista. Da un decennio, con la vendita da radio News a Mediaset, appunto, ha preferito fare solo lo psicoterapeuta, è un fuoriclasse anche lì, con tecniche uniche. 100 euro a seduta, nel 2017 noi di vannizagnoli.it affrontammo mesi terribili, per una stupidaggine, con il senno di poi, di seguì da remoto, per 5 volte.

Dal Veneto su Monte Carlo c’era Antonella Prigioni, da Torino Eraldo Enrietti, 73 anni, ora, da Genova portai io Emmanuele Gerboni, da Cagliari, idem, Fausto Orrù, poi sindaco, in un paese sardo. Da Napoli Boris Mantova, energico giovane che riuscì a farsi assumere.

A Roma, in redazione, Pierpaolo La Rosa, cosentino, dal Parlamento, Emanuele Iacusso, voce molto tosta, Emmanuel Milano per lo sport. A Milano, parttime, Nicola Zanarini, altro vincitore di concorso Rai, a Trento, dove io ho fallito, e ora tornato a Bologna, da figlio di Romano, già capo della redazione Emilia Romagna.

La domenica, 105 più calcio, con Fabiana (Paolini, da Ancona) e Riccardo Este. Io mi collegavo dall’Emilia, autista e tecnico era Silvia Gilioli, giornalista, mia moglie. Abbiamo annunciato il primo scudetto di Antonio Conte, allenatore, fu anche l’ultima notte nostra, nel 2012, per radio Monte Carlo. La direzione si risentì per i rimborsi spese, troppo pesanti. Peccato. Resta la ferita. Nel tempo mi ero adeguato al taglio, cazzeggio puro, con lo sport sullo sfondo.

Gian Marco Pozzecco, con Fabiana, mi chiese in onda che rumori emettevamo con Silvia durante il sesso, curioso, no? L’altro coconduttore della domenica era Antonio Rossi, il campione olimpico di canoa, più normale del Poz.

Tanto era serio Delfo, Paolo Delforno, tanto era spaccante radio 105, con lo Zoo.

Finiamo nel 2012, non ho mai trovato un editore così munifico, per 5 anni un milione e 500mila al mese, a parte, forse, le partite, 200 euro ciascuna e rimborso spese pieno. Dal 2006, via il contrattino, restano 20 euro a servizio, direi, e il compenso a partita scende a 100, le spese fortunatamente restano. Dati a memoria.

Con radio Bruno ero sceso a 600 euro al mese, con sport e qualche altro contributo, con l’editore Gianni Prandi ci fermiamo nel settembre del 2013.

Preparo le cause con entrambe le testate, creo vannizagnoli.it, mi illudo sempre di poter riprendere con entrambe, non ho mai il coraggio di depositare i ricorsi e diventa tardi. Pagai in anticipo la legale, Maria Grazia Pinardi, di Bologna, che avrebbe seguito lo sfratto di Antonio Rizzo e famiglia.

Sono ormai 11 anni senza radio e mi spiace parecchio, adesso è difficilissimo riavere opportunità. Tantopiù che, sapete, con l’abitudine a raccontare quanto più possibile in video mi vengono rifiutati accrediti stampa o comunque resto un osservato speciale.

A fine anno sono stato a Milano alla presentazione sul libro della storia della radio. Ho raccontato un po’ di gente, nota o meno, e anche un editore, Monti, per la verità mai sentito.

Conduceva Claudio Micalizio, che oggi lavora a radio Roma e a Rmc veniva detto il patata, da Jerry Romano. “Mentre tu, Vanni, sei il tortello”. Già, non sono mai stato filiforme, escluso per qualche mese adesso con il diabete, ma da 75 chili ero risalito a 84. Ora scendo a 80, spero, grazie a una brutta influenza.

Sono spesso in macchina, a seguire eventi di cultura e spettacolo, di politica ed economia, a Reggio Emilia e provincia, e allora ascolto la radio, i notiziari, le radiocronache. Ho intevistato quanti più radiocronisti, persino tecnici, Andrea Neri, di Bologna. In auto, è improbabile che azioni Sky o Dazn per vedere partite, anche da fermo, mi basta la radio.

Le private. In 200 hanno votato a Sanremo, al festival, peccato che siano In ribasso, in varie province.

A Reggio, ad esempio, anni ’80, ero bambino, era pieno, oggi c’è nulla che conti davvero. radio Reggio fa di carino solo la Reggiana e solo la partita, nè pre nè post. Radio Erre non fa informazione, Stella a Modena e Modena 90 pochissimo, Gamma trasmette il Modena, calcio, ma rinuncia al volley. In Emilia è quasi tutto di radio Bruno, di Gianni Prandi, con Multiradio concessionaria di pubblicità, vanta anche radio Nettuno Bologna1, con dirette di basket, Virtus e Fortitudo.

Radio Parma è legata a tv Parma, che a propria volta è con Gazzetta di Reggio, ha lo stesso manager e analogo direttore, Claudio Rinaldi: resta tra le più vive, come programmazione. Certo radio Bruno è super, ma di giornalismo ha pochissimo. Il format è nazionale anche in regione.

Le radio romane sono seguitissime parlando per ore di Roma e Lazio, da San Lazzaro di Savena, Bologna, c’è radio basket Italia, dove intervengo spesso.

Le voci di ieri e di oggi. Sulla nazionale, Francesco Repice vale più di Alberto Rimedio, della Rai, Enrico Ameri surclassava Nando Martellini. “Ma in generale – osserva Riccardo Este – è tramite la radio che rendono le emozioni, quello scatenamento”. Egli lavora anche a radio Nostalgia, a Bergamo. “Quando gioca il Genoa, ci colleghiamo mezz’ora prima con Pinuccio Brenzini, da 30 anni voce ufficiale del grifo, anche in trasferta. In casa è supportato da Lino Marmorato. Nel dopopartita proseguiamo per un’ora e gli ascolti sono eccellenti. Parliamo di 35mila spettatori a Marassi e di 7-8mila spettatori in trasferta”.

Capitolo situazione occupazionale, nelle radio nazionali, il covid ha azzerato le collaborazioni quasi ovunque. Su professionereporter.eu rivelammo che erano congelate tutte le collaborazioni esterne, appunto. “Vanni, è impossibile collaborare anche gratuitamente, fidati – mi disse Paolo Pacchioni, la voce dello sport di Rtl 102,5 -. Tanti dei nostri storici sarebbero stati disposti a proseguire anche senza compenso, pur di mantenere la vetrina, l’editore non autorizza”. Direttore di Rtl non è più Gigi Tornari, è stata promossa Ivana Faccioli.

In radio regionali, come Kiss Kiss, a Napoli, tira il calcio ma non gli altri sport. Per decenni la diretta della Reggiana basket è stata in radio, da una decina d’anni nessuno la fa più. Si guarda oggi Dazn, Teletricolore invece irradia in diretta tv la cronaca radio.

La radio in tv è un must, ormai, a vari livelli. Anche radio Birikina da Castelfranco, Treviso, è sul digitale terrestre. Di Bella e Monella vediamo il cubo, ovvero il logo sul microfono persino da Roma. Ecco, mostrare il cubo, il marchio anche per fini pubblicitari è il primo compito del bravo collaboratore e corrispondente.

I registri linguistici dipendono molto dal canale. Radio3 fa cultura, per 24 ore, la narrazione è serafica. Su radio1, da alcune notti si parla di scrittori, di Pierpaolo Pasolini e di Piervittorio Tondelli. Lo zoo, di radio 105, ha portato le parolacce gratuite sull’etere ogni pomeriggio, da anni anche in tv. Quella radio basket Italia ha Massimo Guerrieri in studio che è proprio felice di usare parole volgari, assieme al notaio, misteriosa voce fuori campo.

Gli smartphone hanno cambiato il modo di seguire la radio.

Se apriamo raiplaysound, possiamo ascoltare i canali di radio Rai anche se siamo a passeggio, non serve restare in vettura. E poi si possono sentire quando si vogliono programmi della settimana e persino del passato.

RadioRai ha giornali molto seguiti, anche lunghi, sull’1, l’edizione della mezzanotte dura quasi mezz’ora, come l’emissione delle 18.

Dicevamo di Alberto ed Edoardo Hazan che hanno venduto 105, 105 classic e Monte Carlo a Mediaset. Che le ha un po’ snaturate, peccato. Non ha avuto la stessa incidenza rispetto alla tv.

La radio ha fatto la storia degli eventi sportivi, olimpiadi, mondiali, Europei. Ora si tende a ridurre il budget, ovunque, per le trasferte, dunque, chessò, a Doha di sicuro radio Rai non ha inviati, ai mondiali degli sport acquatici. Ora anche la radio diminuisce gli inviati, gli sport olimpici non vengono coperti sul campo, ai Mondiali, tantomeno agli Europei, escluso ovviamente il calcio. Per Il Giornale di Sicilia, Riccardo Cucchi raccontava dei 13 inviati a Rio de Janeiro 2016, la sua ultima olimpiadi.

Gli artisti e la radio, gli artisti conduttori come Enrico Ruggeri, voce di radio 24, il sole 24 ore, con un programma di storie, per anni di successo. Per non parlare di qualche guru come il figlio di Bruno Pesaola, il petisso, scudetto alla Fiorentina e panchina del Napoli. Lo ascoltavamo quando eravamo con radio 24, si chiama Zap mangusta. “Ciao Zap, come stai?”, era il jingle di avvio trasmissione. Zap mangusta, che nome.

Tanti in radio si cambiano nome, su radio Bruno, che vanta una redazione anche a Verona, dalle 10 in Bruno mattina c’è Antonio Valli, 64 anni, in realtà sarebbe Antonio di Crosta, da Benevento.

La differenza di resa fra radio e tv, Riccardo Cucchi in tv era più normale, Sandro Ciotti è stato mito anche in tv, alla guida della Domenica Sportiva.

Il dibattito in radio generalmente più tranquillo rispetto al biscardismo. I processi sono più da tv che da radio.

Su Rai radio1 ogni pomeriggio dalle 18 alle 19 furoreggia Emanuela Falcetti, “L’Italia sotto inchiesta”. “Siamo tutti sotto inchiesta”, strepita la paladina della legge, dei diritti di tutti. Era in tv a Italia 90 con Claudio Ferretti, romano fra i miti di Tutto il calcio minuto per minuto, dagli anni ’60. Anch’egli passò alla tv. “Falcetti, Ferretti”, si salutavano su Rai3, a fine serata, quasi a rispondere all’esuberanza, al fascino di Alba Parietti, che in quegli anni si rivelava.

Ecco, alla radio oggi ci sono molto Gino Castaldo, di Repubblica, ed Ema Stockholma, 40enne francese, con una voce unica.

Quanto conta il fascino anche in radio, soprattutto agli eventi, organizzati dai gruppi editoriali ce lo spiega la giunonica Vanessa Grey, in realtà Pugliese

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