La malattia di Vanni Puzzolo. Un vademecum utile a chi non sta bene. Occhio alla depressione.

vanni puzzolo con la moglie     Vanni Puzzolo, in una vacanza, con la moglie Sabina.

Di solito parlo di calcio, quasi mai del mio privato, questa volta faccio un’eccezione, perché penso possa aiutare qualcuno.

La fase di una malattia importante ha sempre due fasi: up o down, una salita e una discesa .

Un grave errore, a mio avviso, è quello di chiudersi se stessi , con la scusa di reclamare un presunto diritto alla propria privacy, che nell’epoca dei social non potrai mai avere, tutti,  prima o poi, vengono a conoscenza di tutto, o quasi tutto.

Meglio , molto meglio, non ripararsi solo fra gli affetti dei cari, i quali ovviamente ti danno un conforto  morale importante, ma tendono a coccolarti e a ripararti dal mondo esterno, viziandoti e così finisce che tu ti siedi, e ti adegui alla tuo nuovo status: quello di ammalato.

Errore grave.

Ritengo importante, invece, parlarne tranquillamente con tutti, con gli amici, veri o presunti, ma parlarne, perché buttando fuori quelle tue emozioni, condividendole con altri, anche se apparentemente gli altri potrebbero essere poco interessati, ti aiuta, ti solleva, magari ascolti anche le altrui vicissitudini e capisci che in fondo… uno  che sta peggio di te si trova sempre.

Una volta metabolizzata, realizzata la situazione,  parlatene, senza pudore, senza vergogna, confidatevi,  troverete tanta gente che vi trasmetterà energie positive, e che neanche immaginavate potesse accadere.

La prima volta nel lontano 1997, avevo 40 anni, ero all’apice del successo professionale, credo fra i primi 10 procuratori italiani, mia moglie stava per partorire  il mio secondo figlio , un maschio.

La notizia che mi diedero, a seguito di un normale controllo dall’otorino, fu terribile: ” Linfoma n.h ad alto grado di malignità,”  molto aggressivo , probabilità di cavarsela 50%.. Mi sembrava di stare ” su scherzi a parte”.

Ero un personaggio pubblico, volevo evitare speculazioni, illazioni che nel mondo dove lavoravo io potevano essere molto deleterie.

Convocai una conferenza stampa, annunciai  la mia malattia, mi fece bene, ricevetti affetto e vicinanza da tante persone, ma non solo le più care, ma anche da quelle che meno  me lo aspettavo,  e già una cosa l’avevo capita : si, ci sono le persone cattive, ma quelle buone sono di gran lunga superiori.

Il secondo passo molto importante: scegliere un medico, avere con lui un rapporto di grande schiettezza,  e fargli sentire la tua completa fiducia, tu in quel momento sei il suo allenatore, lui renderà molto di più sentendo la tua completa fiducia.

Mi curai a Cesena, forse il posto meno famoso, meno da vip, ma mi piacque subito l’ematologo dott. Guardigni e decisi di fare il percorso con lui.

Fu un trionfo, guarii e in un paio di anni il linfoma fu dimenticato.

Le terapie che si fanno in quei momenti sono pesanti, si sa, a volte devastanti, gli effetti collaterali sono tanti e dannosi : ma affrontai la chemioterapia e la radioterapia con spirito battagliero, se non lo fai , guarisci da un male, ma te ne vengono altri, uno in particolare, la depressione.

La depressione è un arma di ricambio che ha ” quel soggetto subdolo”che ti entra dentro con l’unico intento di ammazzarti, tu lo combatti con terapie che spesso, non gli lasciano scampo, ma “lui” combatte fino alla fine e cerca di trasmetterti la depressione, l’ultima possibilità che ha di vincere, una malattia grave, perché tu non capisci di averla, ma se lei ti entra dentro ti cambia la vita, in peggio. Molto in peggio.

La parte della salita è dura: incameri tutta una serie di notizie su di te e sulla  tua malattia, e non sono mai positive, ti sottoponi ad una lunga serie di accertamenti ed esami, ti stanchi, le notizie che ti danno ti demoralizzano,  le giornate che passi sono pesanti, angosciose, di solito piove sempre…

In quel momento nessuno può darti l’aiuto giusto, tu lo devi trovare da solo, perché c’e,  e’ dentro di te, e non diciamo, per favore, dipende dal carattere, sono cazzate, tutti noi abbiamo nel nostro bagaglio personale delle risorse di scorta, che servono appunto in questi momenti, dobbiamo solo tirarle fuori, certo magari c’è chi impiega più tempo, ma vanno tirate fuori: perché sono loro che ti indirizzano e ti fanno vedere il percorso giusto che devi fare per venirne fuori.

Bisogna non piangersi addosso, è importantissimo, continuare a fare la stessa vita, le stesse cose, il tuo solito lavoro, non dovete assolutamente fermarvi, il  bar, gli amici, gli hobby, gli interessi, vanno e devono essere coltivati come prima, più di prima, perché così facendo vi convincete che non siete ammalati, dovete solo fare una delle tante battaglie che solitamente si fanno Nel percorso della vita, combattere e convincervi che il vostro status non è quello di ammalato.

Marco Pantani direbbe: alzatevi sui pedali e pedalate, la vetta e’ li, vicina, va conquistata.

La discesa arriva sempre, a volte ritarda un po’ , ma arriva, e voi dovete essere pronti, in discesa si va forte, e se non si è ben  preparati ci si fa male.

La discesa prima di vederla, la senti, è un po come quando tira Higuain, lui la porta la “sente” non gli serve vederla per fare goal, se sei bene preparato, se nella salita hai fatto le cose giuste, la discesa la percorri bene, e arrivi in scioltezza al traguardo, dove c’è sempre il sole.

Quando mi è stato diagnosticato questo secondo tumore, a distanza di 18 anni, ero ovviamente impreparato e quindi un po’ male ci sono rimasto, non pensavo che una volgare crosta sopra il naso nascondesse un tumore cutaneo.

Una  volta realizzato il tutto  e capito  che tanto toccava ancora a me, sono andato in “cantina” ho tirato fuori quelle energie nervose che conservo sempre per i casi più gravi e le ho subito utilizzate.

Il tumore cutaneo in fondo non è così grave come il tumore normale, anche se in realtà il mio apparteneva a quel misero 5% di tumori della  pelle che  fanno pure metastasi, quindi,  ovviamente, un po’  di preoccupazione  c’e stata.

Si trattava di ricominciare un percorso, che io conoscevo già, quindi la salita con sempre brutte notizie, vedere i tuoi cari preoccupati , i genitori anziani soffrire, i figli, ormai grandi, ansiosi, mia moglie che mi ssono a sempre vicino nervosissima, anche se tende a non fartelo vedere, anche in questo caso ho scelto di parlare con la gente, renderli partecipi, non per avere la loro comprensione, non per una forma di pietismo, ma per incamerare altre energie positive che le persone, o almeno, alcune di loro, ti trasmettono.

Scelgo Cesena pure questa volta, reparto maxillo -facciale, non solo per scaramanzia, anche pura  convinzione, sono veramente delle eccellenze nel loro campo,  il dott Lombardi,  poi, un fuoriclasse.

La salita è  terminata ieri, con l’intervento, è andato tutto bene, certo ci sarà ancora da pedalare, ma è discesa, e fuori, anche se la giornata sembra  brutta e grigia, io vedo il sole.

a  cura  di vanni puzzolo

 

 

 

 

 

 

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1 comment

Bravo Vanni, leggendo il tuo accorato e fiero articolo, mi sono commosso.
Non so andare oltre, so solo che farai altri gol!
Un grande abbraccio
Gianni

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