Stadiotardini.it, il Gian Bellé di Gabriele Majo. “Lo conobbi 40 anni fa, a 12. Il 5 agosto aveva appeso Stadiotardini al chiodo. Squarcia mosse i primi passi nella redazione sportiva con Attilio Fregoso e Bellè

Squarcia è il vice di Majo, all’ufficio stampa del Parma

Gabriele Majo è direttore di Stadiotardini.it
Gabriele Majo è direttore di Stadiotardini.it

http://www.stadiotardini.it/2016/09/il-funerale-di-belle-il-ricordo-di-gabriele-majo-esattezza-esattezza-esattezza.html

(v.zagn.) Ringrazio Majo per avere ospitato il mio racconto torrenziale su Sandro Bellè. Mai saputo che si chiamasse Sandro. Sandro per me è Piovani, che Bellè chiamava pancione. Non l’ho mai capito. Gian era un po’ brusco. Io lo ricordo come Gian Bellè, perchè quando Ernesto Foglia venne alla Reggiana lo chiamò così.

Non sapevo che Stadiotardini.it fosse appeso al chiodo, da Majo. Che meritava una chance nel gruppo Segea, ma ha sempre trovato fortuna altrove. Da fuoriclasse, controcorrente.

(gmajo) – Esattezza, esattezza, esattezza… Il motto delNonno quante volte è risuonato nella redazione dellaGazzetta di Parma, che fosse in Via Emilio Casa o in tempi più recenti in Via Mantova. Per tutti noi, leggermente più giovani cronisti – anche per chi come me non è mai stato in forza al quotidiano locale – Gianfranco Bellè era semplicemente il Nonno. E con delicatezza estrema uno dei suoi allievi prediletti, e che non a caso ho visto particolarmente affranto sia al Rosario che durante le esequie odierne nella chiesa di Via Picedi Benedettini, Paolo Grossi (che pochi mesi prima aveva già dovuto piangere un’altra delle pietre miliari della sua vita, Guido Sani) l’altra mattina mi aveva informato della ferale notizia con un SMS: “E’ morto il Nonno”. Anche altri colleghi della Gazzetta come Sandro Piovani e Gian Luca Zurlini, che proprio il giorno prima mi aveva cerziorato dell’aggravamento delle sue condizioni, quella brutta mattina, a propria volta, mi avevan cercato per dirmi che la missione terrena di Bellè era terminata. Eppure ancora aveva da rivoluzionare il mondo, anche se gli erano venute a mancare le forze, come ha detto, durante uno dei momenti più toccanti della odierna cerimonia funebre una delle tre dilette e adorate nipoti. Se Gian Franco non potrà più capovolgere il mondo direttamente, avendolo dovuto lasciare, resta a noi che ancora siamo in questa Valle di lacrime cercare di dare il nostro meglio per far sì che la sua missione – ovvero il Giornalismo, con la G maiuscola, come una volta – non resti vana, cercando di far sì che “esattezza, esattezza, esattezza” non finisca sotto due metri di terreno, di questi tempi in cui di “esattezza, esattezza, esattezza” c’è ancor più bisogno, vista la fretta e la sommarietà della decadente informazione di oggi, lontana anni luce da quella della sua scuola.

Conobbi Gianfranco Bellè esattamente 40 anni fa: io di anni ne avevo 12, lui una ventina in più: daenfant prodige grazie a Carlo Drapkind, il Direttore che giovanissimo mi scritturò per Radio Parma, nel pieno della adolescenza cercavo di apprendere quello che sarebbe divenuto il mio mestiere futuro: quella mattina, correva l’anno 1976, assieme a Pino Colombi, seguimmo, una corsa podistica in giro per la provincia di Parma, partendo dalla Cittadella e lambendo alcuni comuni del territorio: l’auto era condotta da Gianfranco, davanti Pino cercava di dialogare con lui e, io, dietro, li seguivo con attenzione e ammirazione. In quei tempi “gfb” era il vice del severo Attilio Fregoso alla redazione sportiva della Gazzetta: “E’ stato il mio vice per 20 anni, sono davvero distrutto per la notizia che mi ha dato”, così Fregoso al telefono quando gli ho riferito della sua scomparsa. Anche a lui, come a Tonino Raffa (ex radiocronista di Tutto il Calcio Minuto per Minuto) e a Giorgio Gandolfi, il suo partner nei libri storici del Parma, una bibbia per tutti noi (l’amico Alessandro Dondi è arrivato a pagare uno sproposito su Ebay pur di accaparrarsi il rarissimo pezzo della collezione che gli mancava) avevo messo volentieri uno spazio virtuale per tracciarne un ricordo su StadioTardini.it.

funerale-belleHo riflettuto a lungo e poi, anche consigliato da Beppe Squarcia (che nella redazione sportiva di Fregoso e Bellè aveva mosso i primi passi), ho superato le remore personali che mi frenavano, visto che il 5 agosto scorso avevo appeso StadioTardini.it al chiodo, dall’esprimere personalmente un estremo saluto al Nonno su questo spazio virtuale che a breve avrà una nuova vita, non più sotto la cura del suo fondatore, ma di un’altra gestione che, pur nella continuità, auspico possa tornare ad essere una libera fucina di pensiero. Spero più propositiva rispetto all’attuale foresta nera dello spazio commenti che stento a riconoscere e che mi fa alle volte pensare che i miei sei anni di predicazione siano stati vani, così come alle volte temo che a nulla siano servite le recenti vicissitudini del Parma visto il clima velenoso e di sospetto che si respira attorno al club e a talune delle sue individualità. Quanto sono lontani i tempi della Festa di Squalificazione! O forse semplicemente i webeti dei social alterano la percezione della realtà…

carra-gabbi-majo-belle-a-lisbonaHo scartabellato l’album dei ricordi e ho trovato una vecchia foto, scattata dal compianto fotografo Claudio Piola, che ritrae il sottoscritto e Gianfranco Bellè, assieme all’altro ghignèr Claudio Carra e all’allora editore di Radio Elle e Radio Emilia Marco Gabbi dinnanzi all’Hotel Meridien a Lisbona. Allo Estadio Da Luz il 29 marzo 1994 si giocava Parma-Benfica, semifinale di Coppa delle Coppe, finì 2-1 Proprio nelle trasferte europee, Gianfranco che per timidezza sembrava burbero e scontroso, mollava i freni inibitori e si lasciava andare a un sano spirito di compagnia che lo rendevano simpatico. Così come con piacere ricordo un pranzo sull’Isola di Sant’Elena a Venezia (lui era nato lì) con fritto e qualche caraffa che spesso aiuta a vedere meglio una partita, o per lo meno a spiegarla con maggiore disinvoltura…

Dei vari ricordi letti in questi giorni su Bellè ho molto apprezzato quello dell’ex direttore dellaGazzetta di Parma Giuliano Molossi, il quale, con genuinità, non ha avuto remore nel ricordare come fosse stato assai burrascoso il giorno della pensione del Nonno con un mega litigio tra i due. Ed è stato bello apprendere come poi i due si fossero rappacificati, per intercessione di Alberto Michelotti, con i piedi sotto la tavola. Altrettanto onestamente anch’io ricordo di non essere sempre stato allineato con Bellè: ad esempio penso che lui, non apprezzando molto la mia esuberanza giovanile, diciamo così, in certe occasioni agli inizi non mi abbia agevolato; viceversa, però, una volta maturato, e diventato “professionista” (su questa qualifica lui era molto sciovinista) fu lui a caldeggiare la mia partecipazione a Bar Sport a Tv Parma, quando facevo l’Ape Majo (persino il Sacerdote celebrante si è ricordato di quelle mie performance di allora) e anche ad esprimere parere favorevole alla Società quando venni chiamato dal Parma F.C. a svolgere il ruolo di capo ufficio stampa e comunicazione, preannunziandomi la chiamata del club. Del resto era un generoso e anche un vero capitano: pur non avendo mai fatto parte della sua squadra trovo azzeccatissima questa definizione di Billy Balestrazzi. Il suo modo di organizzare il lavoro, valorizzando le forze a disposizione, spesso mi è stato d’esempio, così come la sua instancabile voglia di essere d’esempio, il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire. Valori che spero possano esser tramandati non solo dai cinquantenni odierni, ma pure da chi si è affacciato all’attività giornalistica in questi tempi certamente meno felici per questo lavoro. Il rigore di Bellè è l’eredità che dobbiamo raccogliere.Esattezza, esattezza, esattezzaGabriele Majo

A cura di Giangabriele Perre

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