“Edizioni in Contropiede” compie un anno, festeggia con un viaggio in Brasile grazie al libro “Scusa se lo chiamo futebòl” di Enzo Palladini, giornalista di Mediaset Premium.

futebol copertina

L’autore Enzo Palladini è nato a Milano nel 1965, lavora dal 2002 a Mediaset Premium Sport, dopo tredici anni al Corriere dello Sport. Nel 2010 ha scritto “Paura del buio – Biografia non autorizzata di Ronaldo”. 

 

Il progetto Edizioni in Contropiede nasce in Riviera del Brenta (provincia di Venezia) nei primi giorni del 2014. Piccola realtà editoriale, pubblica una decina di volumi l’anno di letteratura sportiva (romanzi, saggi, biografie, antologie di articoli, raccolte di racconti). Sempre con lo sport (il calcio soprattutto) come protagonista o come sfondo in cui ambientare una storia. La vendita dei libri avviene principalmente online, attraverso il sito internet ufficiale www.incontropiede.it e tutti i principali store online. In catalogo anche “Campo per destinazione – 70 storie dell’altro calcio” di Carlo Martinelli (prefazione di Stefano Bizzotto), “Il Romanzo di Julio Libonatti” di Alberto Facchinetti (con una nota di Gian Paolo Ormezzano), “Il calciatore stanco” di Gino Franchetti, “Arrigo. La storia, l’idea, il consenso, la fiamma” di Jvan Sica, “Gol mondiali” del collettivo di scrittori “Sport in Punta di penna”, “Memorie dell’Europa calcistica – L’Erasmus del pallone” di Federico Mastrolilli.

Sergio e Lucio sono due giornalisti italiani, personaggi immaginari ma fino a un certo punto, innamorati del Brasile e del calcio, perfettamente padroni della lingua portoghese che si parla nel Paìs do futebòl e perfettamente integrati in quella realtà. Ogni trasferta in terra brasiliana è per la coppia di amici una buona occasione per andare a scoprire il futebòl. Non quello di Pelè, Garrincha, Zico, Ronaldo, Ronaldinho che nel libro vengono citati senza essere mai i veri protagonisti. Ma il futebòl povero, quello che non viene visto da nessuno.

A Enzo Palladini piace raccontare gli eroi dimenticati. Perivaldo, che doveva essere in campo al Sarrià nel 1982 e invece oggi fa l’ambulante a Lisbona. Jaguarè Bezerra de Vasconcelos, uno spazio in tutte le storie del calcio brasiliano, senza avere una data di nascita e una data di morte. Il campioncino con una gamba sola. Il nottambulo Paulo Cesar. Il Pelè del Sergipe. Carlos Henrique Raposo, l’amico dei calciatori. Biro-Biro, la zazzera bionda del Corinthians. Dadà Maravilha, il centravanti implacabile che sostiene di aver segnato 499 gol di testa.

In “Scusa se lo chiamo futebòl” il lettore non troverà la storia dei Campionati del mondo, ma piuttosto della Taca das favelas. Dove al campo l’odore del churrasco serve a camuffare quello del fumo delle canne.

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